LA COSCIENZA NELLA CONVERSIONE DI SAULO - PERCHE’ IN MOLTI DI NOI C’E’ OSTACOLO ALLE RIVELAZIONI DIVINE? N.3 di Renzo Ronca - 10-11-15- agg 26-6-21

 

 

 

 

(segue)

 

Vediamo adesso un esempio della Scrittura continuando la linea di quanto detto la volta precedente.

  

Atti 9:1-9

 1 Saulo intanto, spirando ancora minacce e strage contro i discepoli del Signore, si recò dal sommo sacerdote, 2 e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato alcun seguace della Via, uomini o donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme. 3 Or avvenne che, mentre era in cammino e si avvicinava a Damasco, all'improvviso una luce dal cielo gli folgorò d'intorno. 4 E, caduto a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». 5 Ed egli disse: «Chi sei, Signore?». E il Signore disse: «Io sono Gesù, che tu perseguiti; ti è duro recalcitrare contro i pungoli». 6 Allora egli, tutto tremante e spaventato, disse: «Signore, che vuoi ch'io faccia?». E il Signore: «Alzati ed entra nella città, e ti sarà detto ciò che devi fare». 7 Or gli uomini che viaggiavano con lui si fermarono attoniti, perché udivano il suono della voce, ma non vedevano alcuno. 8 Poi Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva alcuno; allora prendendolo per mano, lo condussero in Damasco. 9 E rimase tre giorni senza vedere, nei quali né mangiò né bevve.”

 

Per un giudeo come Saulo ovviamente la “coscienza religiosa” non era come quella di un cristiano. Tale coscienza infatti era basata sull’osservanza o meno della legge. I primi due versetti (1 Saulo intanto, spirando ancora minacce e strage contro i discepoli del Signore, si recò dal sommo sacerdote, 2 e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato alcun seguace della Via, uomini o donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme)  mostrano infatti un giudeo convinto di agire bene religiosamente e socialmente. Coscienza sociale e coscienza religiosa. Nel caso dei giudei (come del resto dei musulmani) queste due coscienze coincidono. Politica sociale e religione sono un tutt’uno (per noi occidentali le cose sono diverse).

 

Dunque la coscienza religiosa di Saulo era fondata sulla legge e quella sociale sull’approvazione della maggioranza dei giudei, soprattutto di chi deteneva il potere religioso-politico, cioè sacerdoti e scribi. Egli insomma era convinto di essere nel giusto per due motivi: primo perché la legge, letta nella Scrittura, diceva che era giusto; secondo perché il popolo condivideva questa legge applicata in modo così tradizionale; per cui si sentiva doppiamente giusto.

 

Potremmo dire che agiva secondo la sua coscienza, nella convinzione di essere nel giusto. Noi occidentali  lo definiremmo oggi un fondamentalista, un fanatico, perché in base alla legge faceva strage dei cristiani, ma per molti giudei di quel tempo  agiva normalmente, “giustamente”.

 

Secondo quel tipo di coscienza sociale-religiosa che aveva Saulo, le idee di un gruppetto di strane persone che parlavano di un uomo chiamato Gesù che era risorto dalla morte e che si faceva chiamare “figlio di Dio” erano inaccettabili; anzi ci si doveva difendere da loro, estirpandoli dalla società. Erano un attentato contro la loro stabilità morale sociale religiosa. Il comandamento puniva questa devianza con la morte; e dunque Saulo, dal suo punto di vista, applicava il “giusto” comportamento.

 

 

Fig.1

  

Volendo schematizzare quanto detto, immaginiamo la parte esterna di questa circonferenza, quella turchese, come la coscienza religiosa-sociale di Saulo.

 

Si trattava di una specie di corazza dove il concetto di “giusto” coincideva con “osservanza della legge”.

 

Tuttavia come vedremo, il concetto di “giusto” del giudeo, cioè l’osservanza della legge in modo letterale, non andava bene secondo Dio (altrimenti non avrebbe mandato il Cristo), per cui agì in modo sorprendente.

 

Vediamo la parte centrale della circonferenza, quella gialla e cerchiamo di capire cosa rappresenta.

Secondo il nostro ragionamento –di cui in passato abbiamo già accennato- vi è all’interno dell’uomo, nella profondità dell’inconscio, una “memoria di Dio”, latente, dormiente, che la coscienza psicologica esterna non conosce. Questa memoria di Dio risiede in un ambiente misterioso e oscuro, sotto chissà quali forze primordiali creative-distruttive, pulsioni che si agitano inquiete ed esplosioni di fuochi che agitano le nostre emozioni.  E’ un seme accessibile solo allo Spirito di Dio, che ha la chiave per riaccendere e proseguire la creazione e l’edificazione dell’uomo interrotta dal peccato.

 

Fig.2

 

Ecco dunque quanto accadde a Saulo: come un fulmine Gesù stesso, il Vivente, saltando ogni ragionamento ed ogni raziocinio ed ogni legge, irruppe nella sua coscienza più nascosta, nel cuore della sua profondità, dove Dio lasciò la Sua impronta, e gli si rivelò.

 

Questa potente irruzione del Divino nell’umano non viene contrastata dalla coscienza psicologica razionale esterna, che all’inizio nemmeno si rende conto di cosa sta accadendo; ma viene riconosciuta ed accolta dalla nostra anima, al centro del nostro essere.

 

Lo spirito nostro infatti, creato da Dio, una volta risvegliato, riconosce immediatamente la sostanza di Dio-Padre-Madre-Creatore ed in Lui trova appagamento nutrimento e forza per nascere. Questo seme toccato da Dio si apre alla vita come una cellula che si schiude, come un uovo da cui esce un pulcino.

 

Questa nuova nascita sorprende la nostra coscienza psicologica esterna (ovvero la ragione che difende la mente da ogni attacco irrazionale). Tale corteccia razionale esterna viene scombussolata, messa in crisi dall’interno, ed è costretta a rivedere i suoi orientamenti i suoi punti fermi.

 

Fig. 3

 

Nella fig.3 vediamo nella parte gialla come la “coscienza di Dio”, ormai attivata, si espande in un attimo anche nella corteccia della coscienza psicologica razionale esterna.  E’ a questo punto che Saulo cade a terra e domanda: “Chi sei Signore?”. Tra coscienza esterna ed interna sta avvenendo un travaso di una energia spaventosa, una lotta tra vita e morte, una manifestazione che se durasse più del necessario probabilmente distruggerebbe la mente di Saulo. Sta venendo alla luce della nostra consapevolezza nientemeno che la rivelazione di Dio! “Chi sei Signore?” “Sono Gesù che tu perseguiti”. Una rivelazione a dir poco traumatica! L’esistenza di un Dio vivo che ci parla e del nostro peccato presente contro di Lui. Potremmo facilmente morire per questa esplosione. Ma il Signore, avendoci Lui creati, sa bene i limiti della nostra mente e sa fino a che punto può “illuminarla” senza “bruciarla”. Ciò nonostante Saulo cadde a terra, fu sconvolto e rimase cieco per tre giorni.

 

Facciamo una pausa per riflettere.

Dio aveva mandato già dei segnali, degli input, dei “pungoli” a Saulo. Probabilmente uno dei primi fu quando, ancora giovinetto, teneva i vestiti di Stefano mentre veniva lapidato (Atti 7:58). Certo quel fatto e quelle parole l’avranno colpito in qualche modo; e quasi certamente vi saranno stati altri segnali che il Signore avrà mandato a Saulo, altrimenti non avrebbe detto “ti è duro recalcitrare contro i pungoli” (Atti 9:5), tuttavia l’educazione rigida della scuola di Gamaliele l’avrà portato a soffocare questi segnali.

La coscienza psico-sociale-religiosa di Saulo dunque (la parte turchese esterna della fig. 1), si era comportata come era una corazza impenetrabile, resistendo e combattendo gli impulsi dello Spirito Santo.

 

A questo punto l’Eterno poteva lasciar perdere Saulo al suo destino perché si era indurito troppo, oppure valutando nella profondità del suo cuore intenzioni e buona fede, poteva fare quanto ha fatto: cioè passare oltre la coscienza esterna del suo “io”, basata sulla testardaggine dell’osservanza letterale della legge, e saltando ogni ragionamento, mostrarsi DIRETTAMENTE al suo cuore, formando una nuova coscienza al centro del suo essere, una “coscienza di Dio” vivo e vero, che con lui scambiava incredibilmente parole e sentimenti.

 

Rapportiamo questo fondamentale atto divino a tutti noi.

Certo l’esempio di Saulo è piuttosto “estremo”, ma esistono infinite possibilità meno drammatiche e più tenui con cui il Signore può toccare i nostri cuori. I cuori di TUTTI noi. Probabilmente quando questo accade, causerà sempre uno scombussolamento, ma sarà una crisi esistenziale benefica perché ci permetterà di rivedere le nostre verità.

 

Quando veniamo “toccati” nel cuore da Dio sentiamo come “ardere” qualcosa dentro di noi, sentiamo fame e sete di sapere di conoscere questo qualcosa che una parte di noi ha percepito ma che ancora non è affiorato alla coscienza.

E’ bene seguire questo impulso pure se ci causa un certo disorientamento; ma facciamolo senza stringerlo di nuovo nella morsa del controllo logico e razionale.

 

Per la nostra mentalità di occidentali razionali "intelligenti" è quasi un’offesa accettare l’idea di un uomo risorto che magari viene ancora a farsi sentire, che ci parla di demoni, di angeli di resurrezione e di rapimento…. Però se lasciamo spazio di esprimersi a questo qualcosa che comunque in noi sta avvenendo, forse scopriamo che non c’è nulla di pericoloso da cui difenderci.

 

Quello che è più strabiliante infatti, per un uomo non cristiano, è scoprire che la sua ricerca della felicità e della giustizia coincide proprio con quella che gli presenta la coscienza di Dio, se la vorrà ascoltare.

Non solo, ma scopre anche che tale felicità assume un senso pieno superiore, una compattezza un orientamento nell’infinito ed una qualità che nemmeno si sognava. Come sentire due o tre note e poi scoprire che quelle due o tre note sono la parte fondamentale di una sinfonia di mille strumenti e voci che conferiscono tempo, armonia, colore, elevazione.

 

Una cosa è certa: senza un’azione diretta da parte dell’Eterno che in qualche modo riesce a far nascere la “coscienza di Dio”, penso sia impossibile ogni tentativo di evangelizzazione basato sul ragionamento.

 

La coscienza di Dio è un’azione reale che parte prima di tutto da Dio “toccandoci”, poi dall’accoglienza della mente dell’uomo. Non perché questa decisione di accoglienza sia superiore alla potenza di Dio, ma perché il nostro Signore ha stabilito di lasciare ad ogni creatura la possibilità di scelta; anche quella di rifiutarlo.

 

Infatti anche la presenza viva e vera del Cristo in noi possiamo rifiutarla, come dice nella parabola dei cattivi vignaiuoli (Matt 21:33-46), e Dio può anche permetterlo, come permise la crocifissione di Gesù, ma ricordiamoci che esiste sempre alla fine una sola Verità non dieci o due verità e che Dio comunque porrà fine a questo sistema di cose presente, per realizzare una nuova terra e nuovi cieli. Lui ci chiama ADESSO a convertirci, non tra dieci anni o alla fine dei tempi.

 

L’dea poi che il nostro continuo rifiutare Dio possa essere alla fine sempre perdonato, pure se rimane sempre rifiuto, non è corretta. Dio ci manda molti richiami, lo Spirito Santo agisce molte volte per ammorbidire la durezza del nostro cuore, ma se noi superiamo un certo punto di orgoglio (che solo Dio conosce), è come se superassimo un “punto di non ritorno”, ed in quel caso non avremmo più né grazia né perdono, secondo come dice: “ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno, ma è reo di un peccato eterno» (Marco 3:29)

 

Preghiamo allora affinché Dio ammorbidisca i cuori di chi ancora non Lo consce.

(continua)

 

 

 

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