LA MENTE E LA COSCIENZA introduzione - PERCHE’ IN MOLTI DI NOI C’E’ OSTACOLO ALLE RIVELAZIONI DIVINE? N.2di Renzo Ronca - 7-11-15- agg 25-6-21 

 

 

 

 

 

 

 

La volta scorsa abbiamo parlato dell’umiltà del “fare”, dell’obbedire, anche quando il nostro “Io” così “intelligente” potrebbe rimanerci un pochino mortificato.

 

Oggi proviamo ad introdurre i meccanismi di difesa mentale quando questi “pensando” di fare bene, potrebbero invece impedire l’assimilazione delle rivelazioni divine.

 

Ovviamente ne parleremo alla buona, come tra persone semplici che cercano di avvicinarsi al Signore e capire con parole d’uso comune, pur esplorando spazi complessi. Magari userò esempi con termini non del tutto esatti, non essendo né psicologo né sociologo, tuttavia spero che potrete seguire lo stesso il filo del discorso in merito alla spiritualità cristiana.

 

Parliamo allora della nostra coscienza. O dei "tipi di coscienza" che potremmo avere....  So bene che ci sono definizioni specifiche e molto difficili di questi termini a seconda del campo scientifico medico filosofico o letterario in cui vengono inserite, tuttavia, ripeto, proviamo a parlarne solo nella prospettiva di chi si protende a cercare le cose di Dio.

 

Semplificando al massimo proporrei tre tipi di coscienza:  religiosa, sociale,  psicologica.

 

Coscienza religiosa cristiana: la penso come la risultante tra lo Spirito di Dio e la nostra anima. Questa è frutto tra l’altro di una elaborazione interiore basata sul continuo espandersi di tre elementi che, uniti, cercano l’armonia: l’evolversi del nostro “io”, l’approfondimento degli insegnamenti biblici ed il rapporto personale col Divino. E'questo il "punto di pace del conflitto interiore", quello che permette un nuovo sviluppo dell'"io" rinnovato. Da qui inizia il cammino cristiano vero e proprio.

 

Coscienza “sociale”: la penso come la pressione delle opinioni comuni che tendono a farci restare nelle scelte della maggioranza; luogo in cui non si rischia mai di andare contro corrente e quindi non si rischia di venire giudicati. Si è sempre come “parte del gruppo”, quasi benvoluti dagli altri. Su questa “coscienza sociale” edificano quelle religioni “di maggioranza” che sovrappongono alla legge di Dio, la tradizione del “si è sempre fatto così..” e il populismo fatto di luoghi comuni. Il senso del dovere scatta insomma quando si è troppo diversi da quello che fanno tutti.

 

Coscienza “psicologica” (mi perdonino gli psicologi se non so trovare termini più adatti): E’ quando un meccanismo logico razionale si erge come unico controllore e giudice dei pensieri delle idee o dei fatti  che ci possano fare bene o possano farci male. Questo principio filtrante e autogiudicante agisce in buona fede per proteggere il nostro star bene, il nostro equilibrio morale e pratico. La fede in Dio quindi è vista come una specie di attentato alla stabilità della persona, una ipotesi fantasiosa in contrasto con ogni sano realismo, una strada inesistente e poco intelligente che potrebbe portare la mente a stati di alterazione; come una specie di scompenso visionario di chi si inventa amici inesistenti o “sente le voci”. Questa “coscienza psicologica” è propria delle persone che governano ogni aspetto della loro vita (e di quella degli altri) col loro buon senso e la loro forza di volontà. Sono spesso molto in gamba, solide, equilibrate, positive, ma quando sentono parlare di Dio, del diavolo, degli angeli, scatta in loro un meccanismo di difesa tale che deve tradurre subito il Dio biblico (inteso come Essere), con un dio concettuale, non più “Persona” che crea pensa agisce e si relaziona con l’uomo,  ma come una filosofia, un insieme di idee buone personificate in modo letterario, forse un  “Bene” nel  senso più nobile del termine. Stessa cosa per Satana o gli spiriti maligni ecc. tradotti da loro con “Male”.

Quando diventano “credenti” (raramente) sono più del genere “coscienza sociale”, dove  “dio” è per loro l’insieme della chiesa (organizzazione degli uomini) + “Bene” (insieme di concezioni positive per lo sviluppo dell’uomo).

 Parlare di fede vera e di spiritualità cristiana con queste persone è molto difficile perché tendono sempre a gestire quanto vedono e toccano o a confinarlo in blocchi schematici. L’aspetto religioso, se proprio esistente in loro, è quasi sempre legalista, basato cioè sulle opere, proprio per poterle controllare e gestire. E' una mente corazzata, super-difesa, che davanti alle rivelazioni divine si chiude impenetrabile e sospettosa. Tuttavia anche tra loro esiste una minoranza di persone credenti illuminate che, seppure a fatica, trovano giorno per giorno la loro risultante tra la psicanalisi e la fede.

 

E come fa allora il Signore a farsi conoscere da chi istintivamente Lo vede come un potenziale nemico della sua stabilità psicologica?

(continua)

 

 

 

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