Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

SOFFERENZA NOSTRA E CONSOLAZIONI DEL SIGNORE - Qualche meditazione su 2 Corinzi - n.1 di Renzo Ronca – 21-10-15- h. 11,45 - (Livello 3 su 5)

 

 

 

“Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Perciò se siamo afflitti, è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, è per la vostra consolazione, la quale opera efficacemente nel farvi capaci di sopportare le stesse sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione.” (2 Cor 1:3-7)

 

Quando due persone si amano, si cercano, si incontrano nei desideri, confessano tutto di sé all’altro,  si capiscono nelle intenzioni e sono così unite da provare spesso le stesse sensazioni. Amare è fare tutto lo spazio possibile affinché l’altro possa esistere bene dentro noi nei nostri pensieri nella nostra vita, ed allo stesso tempo è entrare in tutto ciò che è e fa l’altro facendolo proprio. Come dice la Scrittura i due saranno una sola persona, un essere solo (Mar 10:8).

 

L’amore per il prossimo è molto simile. Questo senso di perfetta unità fraterna si sperimenta a volte nelle comunità cristiane soprattutto quando si è preghiera, in adorazione. E’ l’amore di Cristo che circonda e forma la nostra capacità di amare; in Lui noi esistiamo come individui e come Famiglia-Chiesa.

 

Vi è poi un amore del genitore che tutto farebbe per il proprio figlio, anche dare se stesso.

 

Per amare veramente non si pensa a se stessi ma si pensa prima all’altro, anche a costo di soffrire molto nella carne.

 

Gesù è l’esempio fatto uomo di questo Amore completo di Dio per la Sua creatura, l’uomo. Se ho un figlio che ha un male incurabile, io come genitore prenderei volentieri quel male su di me se questo potesse salvare mio figlio. E’ così che ha agito il nostro Dio: ha preso su di sé la nostra “malattia” dovuta al peccato, cioè la morte. In questo modo ha pagato il Suo tributo alla legge, secondo la quale chi peccava doveva morire, e Lui l’ha adempiuta morendo; noi siamo liberi dalla legge avendo Lui pagato per noi.

Lui per poterci amare così profondamente ha dovuto soffrire in maniera indicibile, fino alla morte; questo Suo atto d’amore suscita in noi un sentimento doloroso ma anche una grande consolazione. Non saremmo altro che creature destinate alla morte senza questo Sacrificio di Cristo.

 

Ebbene qui sta il punto su cui stiamo ragionando: per poterci consolare il Signore si è fatto come noi attirando su di Sé i nostri peccati. E allora noi che abbiamo Cristo in noi, nel nostro cuore, abbiamo anche le tendenze d’amore che Lui ebbe, cioè andare vicino a chi sta male, a chi è nel peccato, prendere su di noi se possibile le sue sofferenze per dargli sollievo (per poi a nostra volta abbandonarle immediatamente sulla croce di Cristo affinché non ci schiaccino).

 

Consolare qualcuno non è facile perché devi provare quello che lui prova e se quel qualcuno è nella sofferenza significa che per amarlo soffrirai un poco anche tu, perché dovrai entrare nel suo cuore colmo di pianto.

 

Ecco il motivo di certa nostra sofferenza.

 

A volte non la capiamo perché l’accettiamo solo per le persone molto care che ci stanno vicino, ma il Signore avendo accolto la nostra offerta di noi stessi a Lui (Romani 12:1-2) accettandoci nel cammino della grazia, è un poco come se dividesse con noi parte del Suo amore per l’umanità e ci permettesse di seguirLo come fece con gli apostoli che andavano con Lui giorno per giorno condividendo la Sua vita.

In questo camminare insieme a Gesù  Egli produce così un assurdo in noi (cioè un assurdo per l’uomo carnale): vale a dire ci permette di soffrire anche per gli altri che non conosciamo. Una sofferenza non chiesta che l’uomo carnale rifiuta, ma che l’uomo spirituale vive in un altro modo, arrivando persino a lodare Dio per questo. E’ solo partecipando alla sofferenza che noi possiamo consolare chi soffre. Il senso della sofferenza dunque è l’amore col quale Dio ci ama.

Noi siamo imbevuti dell’amore di Dio e per questo motivo il nostro cuore diventa più grande, più capace d’amare e di accogliere, e più accoglie e più dolore assorbe, e più Dio ci accoglie in Lui ed il nostro dolore è assorbito in Lui.

Un circolo d’amore sublime: amare il prossimo è vero che significa accogliere anche il suo carico ed il suo dolore, ma più ti “offri” in questo e più ti ama Dio “riempiendoti", del Suo amore infinito, elevandoti, santificandoti sulla terra in vista della glorificazione che tutti attendiamo quando Lui tornerà. Lode al nostro Signore.

 

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