LE DUE REALTA’  

I NOSTRI ACCOMODAMENTI  -  parte 2 

di Renzo Ronca 22-5-09

(segue)

L’uomo ha il dono e la capacità di adattarsi in ogni circostanza e questo è un bene per la sua sopravvivenza, tuttavia certe volte questo adattamento diviene fattore di comodo, “camaleontismo”, cioè come il camaleonte cambiamo la nostra figura in base a ciò abbiamo intorno. Un opportunismo non sempre cristianamente motivato; un modo di “farci tornare i conti” e metterci in pace con la coscienza pure se non siamo tanto “spirituali”. Una volta parlammo scherzosamente del “cristiano fai da te”[1], ed è a questo che espressamente mi riferisco, molto diffuso in ambiente cattolico, ma non solo; sono persone di due tendenze completamente diverse: quelli “fai-da-te-seri” e quelli “fai-da-te-ipocriti”:

quelli “fai-da-te-seri”:  Magari rimangono dentro una chiesa che non è proprio il massimo del buon esempio, tuttavia dicono: “beh, io tanto anche se la chiesa sbaglia  seguo gli insegnamenti del Signore a modo mio. Loro fanno un pastrocchio di cose sacre e profane, ma io sono più serio e seguo gli insegnamenti giusti. Del resto le chiese giuste no ci sono e dunque se frequento e seguo questa qua che importa? A Dio non dispiacerà di certo se dico un’avemaria o se faccio cresimare la figlia. Le cose importanti sono altre…”

Sono numerosissime queste brave persone che seriamente amano Gesù e vorrebbero seguirlo…. però…. per tantissimi motivi a volte anche seri, di fatto, non fanno come Lui dice:  “Perché mi chiamate Signore, Signore, e non fate quel che dico?”[2]

Attenuanti ne troviamo quanti ne vogliamo:

1) “Sono un pastore di questa denominazione, se non facessi questa cosa, che capisco essere sbagliata, poi i dirigenti mi metterebbero fuori dalla chiesa e che farei da solo? Adesso posso parlare ad un sacco di gente e fare tante cose buone, dopo che farei? Il Signore capisce queste cose e mi perdonerà” 

2) “Sono un prete è vero, ma non condivido la gerarchia e non insegno troppi dogmi. si può lavorare per la verità anche da dentro la chiesa per migliorarla. Sono sicuro che anche il Signore è d’accordo con me”

3) Sono uno sposato con una donna di un’altra chiesa. Lei educa i miei figli secondo la dottrina di quella chiesa che io non condivido, ma che posso fare rovinare un matrimonio per un po’ d’acqua sulla fronte? Tanto i miei figli quando saranno grandi decideranno da soli… penso che il Signore sia contento lo stesso di me, altrimenti non mi avrebbe messo in questa situazione.”

4) “Sono una persona evangelica ma non intendo frequentare nessuna chiesa perché sbagliano tutti. Vado avanti da solo tanto è lo stesso. Il Signore mi ama così come sono”.

Tutti motivi razionalmente logici e magari umanamente giusti. Appunto: “umanamente” giusti. Noi non dovremmo cercare una giustezza completamente “spirituale”?

Quelli “fai-da-te-ipocriti”:  

Mi dispiace dirlo. Ma secondo me sono gli stessi di prima.

Quando Dio dice una cosa all’uomo, non aggiunge: “.. comunque vabbé anche se non è proprio così è lo stesso… tanto alla fine perdono tutti“. Dio non è mai stato ambiguo, e noi se vogliamo crescere nello Spirito dovremmo evitare tanti aggiustamenti “comodi”.

Inutile dunque fare tanti discorsi: il Signore ci insegna delle cose: quando le capiamo le dobbiamo mettere in pratica. A che servirebbe capire allora? Che differenza ci sarebbe tra chi capisce (per rivelazione dello Spirito) gli insegnamenti evangelici con chi non li capisce? Non si possono comportare allo stesso modo! Un prete cattolico ad esempio che esercita la sua professione di fede nella chiesa cattolica,  che però ha idee evangeliche, come sarà giudicato da Dio come un cattolico o come un evangelico? (o viceversa per un pastore).  Rispondete voi.

(continua)