QUANDO UN’ANIMA PIACE A DIO E’ SOLO DA ACCOGLIERE TRA NOI, SENZA FARE I DIFFICILI - 4 -

 NOSTRA MATURAZIONE SUL CONCETTO E SULLA MODALITA’ DEL BATTESIMO, IN VISTA DEL RAPIMENTO DELLA CHIESA  - di Renzo Ronca - 16-4-15- agg. 22-5-21

 

 

 

 

Quando un’anima piace a Dio, e Dio stesso è amato da quell’anima, non c’è nulla più da fare: tutto si compie con o senza di noi; a poco serve il giudizio umano esterno se non ad allinearsi in ciò che già esiste, secondo l’amore del Padre.

 

Abbiamo già incontrato l’episodio di Cornelio e Pietro (Atti 10). Mentre Pietro, giudeo rinnovato in Cristo ma ancora molto legato a certi aspetti della legge, si dibatteva nei suoi pensieri, lo Spirito Santo aveva già scelto amato ed elevato Cornelio. Cosa restò da fare a Pietro se non allinearsi con la volontà d’amore (e dunque d’accoglienza) di Dio? Il battesimo d’acqua che lui dovette approvare arrivò dopo l’approvazione dello Spirito Santo. Una bella lezione anche per noi.

 

Quando qualcuno chiede il battesimo, gli anziani e i pastori stiano attenti a dire di no; devono esserci motivi davvero gravi per poter negare l’acqua a chi quasi certamente è stato già approvato da Dio. L’anelito di quell’anima già toccata dal Signore potrà non esprimersi in maniera perfetta davanti alla dottrina, ma Dio è “Signore anche del sabato” (Mar 2:28), cioè Dio è sopra ogni legge, ed espande i suoi pensieri di sapienza ben oltre i nostri pensieri.

 

Ma allora, in conclusione, cosa dobbiamo vedere? Cosa davvero è importante?

 

Credo che possiamo trovare una risposta anche approfondendo questo versetto:

“Infatti, tanto la circoncisione che l'incirconcisione non sono nulla; quello che importa è l'essere una nuova creatura”. (Gal 6:15)

 

Infatti noi ancora oggi guardiamo la forma esteriore, la modalità, la correttezza o meno delle regole, ma hanno davvero senso le regole quando ci troviamo davanti a un’anima che mostra i frutti dello Spirito Santo?

Quando Gesù si rivela, con Lui si rivela non solo il Gesù storico che visse duemila anni fa; si rivela Dio, in un modo ed in una profondità che varia a seconda delle nostre possibilità mentali e spirituali. Queste possibilità vengono provate, “testate”, migliorate, accresciute in modo da conoscere sempre più Chi ci ha già “conosciuto pienamente” (1 Cor 13:12). Infatti prima è Dio che conosce noi, e poi noi, che per mezzo di Dio in Spirito che agisce in noi, possiamo avvicinarci sempre più alla Sua percezione.

 

Ora il Signore si rivela a chi vuole. Non spetta a noi sindacare sulle Sue scelte, ma spetta a noi accoglierle, accettarle, fare festa per un fratello in più che entra nella casa del Padre.

 

Riconoscere una persona “nata di nuovo” è possibile ma non facile per chi come noi rimane fin troppo spesso dietro la sicurezza della “dottrina acquisita” di una chiesa, dove è quasi automatico  stabilire chi è dentro e chi è fuori.

Pietro ebbe bisogno di una rivelazione, di una visione, per poter comprendere ed accettare Cornelio.

Noi di fronte a dei casi che ci sembrano dubbi non è che ci dobbiamo aspettare per forza una rivelazione come l’ebbe Pietro, però certamente possiamo pregare per poter discernere. Pregare molto ed aspettare. Aspettare fino a che una risposta da Dio non ci salga nel cuore. Che sarà una risposta proprio di Dio lo capiremo perché ce lo attesterà la coscienza in molti modi.

 

Noi dobbiamo uscire dal nostro limitato modo di avvicinarci alle cose di Dio. Entriamo spesso nella sensibilità degli altri come in una partita di rugby, in maniera decisa e dura; mentre dovremmo entrare in punta di piedi, con il massimo rispetto. Perché il rispetto? Non solo per quell’anima delicatissima che si sta aprendo per la prima volta, ma rispetto per tutta l’opera di Dio, perché Egli chissà da quanto sta operando in quel cuore!

“E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù”. (Filippesi 1:6)

Lo Spirito Santo ci avvolge fin dalla nascita e forse anche da prima, poi in maniera misteriosa e meravigliosa ci conduce fino a quel confine, quel bordo sottile, in cui ciò che è inconscio diventa conscio. Anni ed anni di “sospiri ineffabili” da parte dello Spirito di Dio che ci ha protetti ed avvicinati al Padre per i meriti di Cristo. Chissà da quali strade arriva un’anima così… chissà con quali ferite nel cuore...  e poi arriviamo noi, pronti a giudicare a dire: “no il battesimo adesso no, vediamo forse un domani.. intanto vieni frequenta la chiesa.. vieni ti faccio vedere.. ecco qui le donne… no tu no, ecco qui gli uomini…. si esatto ti devi sedere qui… no, non troppo avanti.. avanti ci sono quelli già battezzati coi carismi… tu per un po’ starai qui dietro… Parlare in preghiera? Beh… aspettiamo un poco.. prima stai qui qualche mese poi vediamo.. intanto ti do questo libro di studi… imparalo bene poi ne parleremo alla riunione del mercoledì, va bene? Benvenuto nella chiesa giusta… sono contento… “

 

Cari fratelli anziani, forse dobbiamo rivedere parecchi comportamenti nostri e migliorarli adattandoli alla nuova situazione degli ultimi tempi. Forse non ci son tutti questi anni di tempo per preparare in maniera classica le persone al battesimo. Forse il Signore tornerà presto, quando non ce lo aspettiamo e forse… chissà… quel possibile fratello che era venuto a chiederci di essere battezzato se ne sarà già andato perché non avrà compreso la liturgia della nostra chiesa. Attenti a non perdere nessuno di quelli che il Signore ci manda! Il rapimento dei credenti è prossimo e più persone possiamo accogliere - senza fare troppo i difficili -  e meglio è.

 

Credo che non solo non dobbiamo allontanare nessuno, ma addirittura dobbiamo sospingere ad entrare chi, agli occhi dei benpensanti, ha persino dei difetti.

Allora abbandoniamo del tutto il nostro vestito di “controllori” e indossiamo quello dell’accoglienza e dell’apertura completa al battesimo di chi ce lo chiede.

Lasciamo che sia il Signore, se mai, ad allontanare dal Suo banchetto per le nozze chi non ha l’abito adatto. (Matt 22:1-14)

 

 

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