"E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Giov. 14:3)

 

 

"QUANTO ALL'ONORE, FATE A GARA A RENDERVELO RECIPROCAMENTE"  - Rom 12:10b - (di Stefania) -  RIFLESSIONI DETTAGLIATE SULLE ESORTAZIONI DELL’APOSTOLO PAOLO IN ROMANI 12:9-21 . N.6 - 19-2-15-
 

 

 

 

Rendere onore non significa semplicemente fare un complimento, né adulare, e nemmeno idolatrare.

 

Ciò che è onorevole è degno di lode, ma non tutto ciò che noi lodiamo è onorevole.

 

Mentre la Bibbia espone molto chiaramente ciò che merita lode, il mondo in cui viviamo ci rimanda un'immagine un po' confusa in cui il senso della parola onore si perde, si tinge di colori incerti.

 

Provando a decifrare il senso in cui utilizziamo la parola “onore”: noi chiamiamo onorevoli persone che occupano determinate posizioni sociali e politiche, a prescindere dalle loro azioni; conosciamo - e a volte giustifichiamo perfino - i delitti d'onore, in cui praticamente un attentato alla stima di sé può motivare un attacco alla vita del presunto offensore;

Questioni d'onore ci portano ad ingaggiare battaglie obiettivamente inutili che possono durare tutta la vita, diatribe tra fratelli e amici che sono capaci di non rivolgersi la parola e farsi del male a vicenda senza più nemmeno ricordarne il motivo.

Noi diamo la nostra parola d'onore, abbiamo debiti e prestiti d'onore, anche codici d'onore in cui la fedeltà alle istituzioni che emanano tali codici conta di più della loro moralità.

 

Che cos'è allora per noi l'onore, e chi reputiamo degno di lode?

I potenti? I violenti? Noi stessi?

 

Nella Bibbia capiamo che merita onore chi si comporta da cristiano, ovvero chi agisce con rettitudine, chi fa del bene al suo prossimo, chi agisce per amore del suo prossimo. Allora non è degno di lode chi semplicemente detiene il potere, né chi ha forza e mezzi a sufficienza per abbattere ogni avversario, non è degno di lode chi stima se stesso migliore degli altri, elevando il proprio orgoglio allo status di legge morale.

Il mondo è caotico, ci lascia intendere che l'onore va tributato a chi lo pretende, a chi lo estorce, a chi lo rivendica.

 

Invece, in quanto cristiani, siamo chiamati a lodare chi opera per il bene del suo prossimo.

Siamo molto bravi a notare i difetti, gli errori, esaltiamo molto la nostra capacità di farci valere nemmeno importa contro chi. Ma lasciamo molto a desiderare in quanto alle lodi.

Eppure una lode scalda il cuore, incoraggia, rilassa. È come un balsamo, perché siamo così avari in questo?

Paolo in questo passo ci invita a scambiarci lodi quando agiamo con giustizia, onestà, bontà di cuore. “Fate a gara a rendervelo reciprocamente” dice, ci invita a non risparmiarci negli elogi, nel renderci onore a vicenda.

 

Ci sembra mieloso, ipocrita, fasullo pronunciare parole di lode? Se stiamo tentando di vivere cristianamente ci sembrerà invece perfettamente sensato, perché lodare come lo intendiamo noi  significa riconoscere ciò che è bene e, in modo disinteressato, indicarlo al mondo. Quando noi diciamo a qualcuno “hai agito bene” stiamo implicitamente dicendo al mondo: “ecco, io riconosco che ciò che ha fatto quest'uomo è giusto, per me questo è il bene, a questo rendo onore”.

 

Rendiamo onore a chi pratica la giustizia, a chi agisce con misericordia.

Rendiamo onore a chi cammina umilmente con Dio.

E facendo questo, rendiamo onore a Dio, in cui riconosciamo il sommo bene.

 

 

 

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