Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

“PRENDI IL PRIMO PESCE…” - UN AIUTO PER PAGARE LE IMPOSIZIONI  DEL MONDO ED ACCOGLIERE IL PRESENTE - di Renzo Ronca - 24-11-14-h. 9,15 (Livello 2 su 5)

 

 

 

Matt 17:24 Quando furono giunti a Capernaum, quelli che riscotevano le didramme si avvicinarono a Pietro e dissero: «Il vostro maestro non paga le didramme?» 25 Egli rispose: «Sì». Quando fu entrato in casa, Gesù lo prevenne e gli disse: «Che te ne pare, Simone? I re della terra da chi prendono i tributi o l'imposta? Dai loro figli o dagli stranieri?» 26 «Dagli stranieri», rispose Pietro. Gesù gli disse: «I figli, dunque, ne sono esenti. 27 Ma, per non scandalizzarli, va' al mare, getta l'amo e prendi il primo pesce che verrà su. Aprigli la bocca: troverai uno statère. Prendilo, e dàllo loro per me e per te».

 

Il passo si riferisce ai tributi da pagare al tempo di Gesù; ma nella nostra riflessione estendiamo il discorso ad ogni genere di peso o dovere o imposizione che ci viene richiesta nella vita di tutti i giorni. Quante cose “ci tocca fare” pure se non sarebbe giusto? Gesù non dice affatto che le tasse sono giuste (“i figli ne sono esenti”) ma fa un altro ragionamento:  “Ma, per non scandalizzarli…” Al Signore non piacciono le discussioni, le piazzate, le confusioni… Nella Sua prima venuta non venne per polemizzare contro le tasse ingiuste o la politica romana, il Suo scopo era mostrare che il Regno di Dio cominciava a manifestarsi e che Lui offriva la salvezza a chi si convertiva. Gesù evita le questioni inutili o marginali e le risolve in maniera sorprendente rapida e miracolosa: dice a Pietro di andare a pescare, cosa che lui sapeva fare molto bene, e che avrebbe trovato un pesce con nella bocca la moneta necessaria per pagare quanto dovuto.

 

Questo messaggio è anche per noi: quante cose “ci tocca fare” che sarebbero ingiuste! Quanti “doveri” ci impone una società ingiusta e corrotta come la nostra! Gesù non ci dice che sia giusto ma ci dice che ci darà Lui l’aiuto necessario. Non so come questo possa avvenire, però penso che se una persona è consacrata al Signore, cioè lo segue passo passo, gli verrà dato il modo di portare anche i pesi ingiusti. Il motivo è “non scandalizzare”.  Scandalizzare significa offendere, turbare  le coscienze degli altri nella loro morale comune, sia essa corretta o da migliorare. Al Signore interessa la salvezza delle anime: non si mette a litigare per tutto ciò che non va bene; lui cerca di salvare.

Il momento della giustizia completa verrà più avanti al suo secondo ritorno sulla terra come Re.  Per ora quello che, come servitori del Signore, ci compete è trasmettere la notizia della salvezza.

 

Anche noi facciamo parte di questo mondo in cui manca la giustizia, ma anche se avremmo il diritto di essere esentati da tanti pesi, il Signore ci dice “non preoccuparti, evita di scandalizzare le persone che non potrebbero capirlo, ti farò trovare il mezzo per portare questi pesi perché tu li porti per me ed io li porterò per te”.

 

Come Pietro era bravo a pescare ci son cose che noi sappiamo fare bene, ognuno di noi è bravo in qualcosa: non ci costerà fatica trovare i mezzi per evitare di entrare in contrasto con quanto ci presenta il mondo. "Portare i soldi in bocca" nel linguaggio popolare significa anche prontezza nel dare/ricevere soldi; il Signore non tarderà a farci trovare senza fatica i mezzi per continuare la nostra missione.

 

Sempre aprendo la riflessione del brano c'è anche un altro significato che il brano potrebbe suggerirci: è l'accoglienza di quello che ci arriva (persone o fatti) "mettendo tutto sul conto del Signore". Il Signore ci chiama a portare un giogo di ubbidienza, ma ci ha promesso che il peso di questa fede non sarà mai pesante: "il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero" (Matt. 11:30).   Quando allora ci manda qualcosa o qualcuno che potrebbe sembrare pesante da portare o accogliere ci indica che se necessario "pagherà Lui" per noi: ricordo il passo in cui l'apostolo prega Filemone di accogliere Onesimo: "Filemone 17 Se dunque tu mi consideri in comunione con te, accoglilo come me stesso. 18 Se ti ha fatto qualche torto o ti deve qualcosa, addebitalo a me. 19 Io, Paolo, lo scrivo di mia propria mano: pagherò io; per non dirti che tu mi sei debitore perfino di te stesso.20 Sì, fratello, io vorrei che tu mi fossi utile nel Signore; rasserena il mio cuore in Cristo. 21 Ti scrivo fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che farai anche più di quel che ti chiedo."

 

Proviamo dunque per l'amore che il Signore ci ha versato in abbondanza ad accogliere tutti i giorni fatti o persone con fiducia e serenità, semplicemente perché il Signore ce lo chiede.

 

 

 

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