Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

IL VERO SERVITORE DI DIO

di Renzo Ronca - 4-6-14-h.11-(Livello 3 su 5)

“Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per poterne salvare in qualche modo alcuni”. (1Corinzi 9:22)

 

 

Questa frase meravigliosa dell'apostolo Paolo parla di una donazione profonda di sé. Si può arrivare all’annullamento dell’amor proprio per l’amore del prossimo, come Gesù che dona la Sua vita per la Sua Sposa-Chiesa.

Purtroppo alcuni ordini religiosi di chiese di maggioranza usano invece questo insegnamento in modo improprio, come un mezzo di potere per ottenere uno scopo; un qualcosa che assomiglia al cinico principio politico “il fine giustifica i mezzi”. Ci sono stati alti dirigenti religiosi che, convinti di agire sempre nel giusto e mascherandosi dietro la croce di Cristo, hanno portato (e portano) avanti una sofisticata linea di potere molto rigida colta ed esclusiva fondata sull’ubbidienza gerarchica come dei soldati. Questi veri e propri “eserciti nascosti” inseriti nella religione -a leggere certi fonti sia di qualche secolo fa che della storia contemporanea- pare abbiano anche superato il limite, macchiandosi di azioni spietate arrivando persino ad uccidere o far uccidere quelli che erano considerati “nemici della fede”. Sono spesso dirigenti importanti dalla “mano di ferro in un guanto di velluto” che sanno parlare tutti i linguaggi, anche quello del Vangelo, sono maestri nella tecnica dell’informazione, ma il loro scopo non è quello di “dare la vita per i figli di Dio” come fece Gesù, bensì di obbligare gli altri con tutti i mezzi a seguire le loro direttive di potere.

Ma noi applichiamo diversamente questa frase: ad esempio  se parliamo del Signore e vediamo che certe verità importanti non arrivano ai cuori di chi ci ascolta noi non giudichiamo subito, non obblighiamo nessuno, ma leggiamo nel cuore di chi ci ascolta e spesso ci accorgiamo della sua povertà. In quel cuore c’è spesso il deserto arido di chi non ha mai avuto l’acqua della vita. E’ qui allora che “ci facciamo poveri” con lui; ci abbassiamo, scendiamo, assorbiamo quella povertà dello spirito, quella poca conoscenza e la facciamo entrare nel nostro cuore. Nel nostro cuore c’è già una Sorgente di vita perché lo Spirito di Dio ci è stato donato per i meriti di Cristo. Eco allora che il nostro donarci, aprirci, accogliere, versarci in chi non riesce subito ad ascoltarci permetterà un trasferimento di vita da noi a loro. Si perché è così l’amore: saperci dare, saper condividere la ricchezza di Dio, senza forzare, senza obbligare senza violentare. In questo modo serviremo il nostro Signore, dando la nostra vita, abbassando il nostro “ego”; un modo che all’apparenza ci fa essere piccoli insignificanti, non ascoltati, forse anche come “morti a noi stessi” su una croce virtuale dovuta al giudizio del mondo. Però noi sappiamo che questo è un modo che nell’amore ci rende  vincenti, perché è attraverso questo “ponte” -che è il nostro cuore versato- che passerà da noi a loro l’amore di Dio, la salvezza. Questo trasferimento di Vita e di salvezza avviene per una grazia che si trasmette impoverendo la nostra persona per un istante ma arricchendola dopo del doppio. Infatti la nostra persona, dopo questo aprirsi alla povertà di chi abbiamo davanti, rivive subito in Cristo Risorto e trasmetterà questa rinascita anche in chi ci ascolta. Si, la potenza della nuova nascita che opera già in noi trascinerà in questa nuova nascita anche ci ascolta. Chi ci ascolta non capirà con le parole ma sentirà attraverso noi l’amore di Dio che in noi è già versato. Questa trasmissione della grazia e dell’amore di Dio non si può trasmettere in altro modo se non come ci ha insegnato Gesù, con la sofferta e amorevole donazione nostra.

Non chi vuole imporre le verità religiose serve Dio, ma Lo serve chi annulla se stesso pur di portare l’acqua della Vita a chi non la conosce.

 

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