Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

GLI ERRORI NON SONO PECCATI E POSSONO AIUTARE LA CONOSCENZA DI NOI STESSI PER TUTTA LA VITA

Riflessioni su noi stessi quando invecchiando ci scopriamo inadeguati e peggio di come vorremmo

 di Renzo Ronca - 24-4-14-h.10,45 -(Livello 5 su 5)

 

 

 

 

 

 

E’ un periodo che, particolarmente stressato per una serie di eventi, ho difficoltà a relazionarmi col mondo. Parlo di scontri abbastanza frequenti con persone di tutti i ceti sociali che mi sembrano maleducate, che fanno male il loro lavoro, che trattano male il prossimo, insolenti, superbi, ipocriti, privi di ogni professionalità e modestia, aggressivi ecc. Persone così però ci sono sempre state ed io stesso lo sono stato molte volte; la differenza che adesso mi ci arrabbio più spesso, ci sto più male, non riesco a superare i contrasti come una volta… C’è insomma qualcosa che non va.  Forse il mondo peggiora, forse io sopporto di meno, o forse entrambe le cose.

 

Se guardo me stesso allora questa insofferenza e questi contrasti mettono in evidenza i miei limiti che sono molti e che non sempre accetto; e di cui evidentemente non sono del tutto consapevole. Non so essere mite, non so perdonare facilmente, odio questa ingiustizia che vedo in continuazione nel mondo e attorno a me… 

Mi accorgo delle mie limitatezze solo quando ho già sbagliato, nel momento che reagisco ad un comportamento scorretto e aggressivo usando a mia volta un altro comportamento scorretto e aggressivo.  

Come cristiano non dovrei essere così. In certi periodi vivo una notevole frustrazione per questa rabbia che non sempre so domare, che mi spinge alla malinconia ed alla depressione.

 

Reprimere tutto non è mai un bene perché certe emozioni non “scaricate” possono produrre una somatizzazione anche grave.

D’altra parte scaricare sempre la rabbia non è certo la soluzione perché in un mondo come quello di oggi significherebbe vivere sempre in lite con tutti.

Così ricorro alla preghiera e mi sforzo di trovare la pace nel cuore. Non sempre ci riesco; a volte si, quando sconfitto da prove che non supero mai, mi abbandono inerte al Signore cercando la Sua pietà e la Sua consolazione.

E’ così che lo Spirito Santo viene in mio soccorso e mi apre la mente, come spero in questo caso, anche usando una elaborazione scritta come questa. La lascerò scritta perché magari potrebbe essere utile a qualcuno della mia età.

 

Alle volte non valutiamo bene le nostre potenzialità e crediamo di poter esser ciò che vorremmo essere. Mi spiego: voglio dire che se anche ragioniamo bene pensando: “adesso farò così… e poi cosà.. e gli farò capire con calma che….” poi succede che all’atto pratico, alla prima difficoltà scopriamo di essere diversi da come vorremmo. Un poco peggio. Può essere un nostro limite da accettare -ci sono persone più calme altre meno- oppure può essere che dobbiamo rivedere il nostro modo di essere cristiani o le eccessive aspettative su noi stessi come cristiani.

 

Di fronte ad una discussione non voluta, ad un eccesso di ira non desiderato (eppure accaduto nostro malgrado) forse abbiamo commesso un errore di valutazione delle circostanze, di noi stessi…  Avremo anche sbagliato, ma gli errori fanno parte della nostra conoscenza. Commettere errori fa parte della nostra crescita di individui: ci permette di conoscere noi stessi e di “testare meglio” le nostre potenzialità in rapporto al mondo che ci circonda. Sentite infatti cosa dice uno psicologo: “Gli errori non sono peccati. Gli errori sono modi di fare qualcosa di diverso, forse nuovo in senso creativo. Amico non pentirti dei tuoi errori. Siine fiero. Hai avuto il coraggio di dare qualcosa di te stesso". E' così che si costruisce l'autostima, provando, tastando il terreno ed edificando su quello che più ci soddisfa. Un autore contemporaneo "Camisasca" scrive: "più lontano vai, sempre meno conosci!". [del Dott. Luigi Mastronardi (psicologo/filosofo). tratto da http://www.viveremeglio.org/psicolog/articoli/lmastron/accelimi.htm ]

 

Nel mio caso per esempio scopro con un certo sgomento che più invecchio (ho 64 anni) e più il mio corpo è in difficoltà. Certo può sembrare banale, questo lo sanno tutti, ma sperimentarlo è tutta un’altra cosa. Non parlo solo del fisico che ovviamente è più indebolito, ma anche del sistema nervoso, che appare più stanco e meno capace di resistere alle emozioni forti; e da questo arrivo così a rendermi conto che al di là del fisico e del sistema nervoso, in me ci sono delle immagini di me stesso non corrispondenti, cioè di come mi vedo io e di come sono veramente; scopro allora che di fronte alla vita odierna questa immagine “vecchia” di me stesso non è più adeguata. Rischio insomma di pormi di fronte ad un fatto difficile pensando di avere delle capacità che non ho più o che forse non ho mai avuto.

 

Si tratta dunque di “aggiornare” con maggiore frequenza la consapevolezza di ciò che attualmente sono e che posso fare o non fare. Devo considerare sempre più i miei limiti.

 

Con i limiti arrivano anche alcune considerazioni importanti.

 

Abbiamo ad esempio una idea dentro di noi di come dovrebbe essere un “cristiano ideale” e cerchiamo continuamente di identificarci con questo ideale che abbiamo in mente. Ma certe volte dobbiamo “aggiustare il tiro” perché questo ideale potrebbe essere irraggiungibile per le nostre possibilità.

 

Certo Dio può tutto, ma noi finché siamo sulla terra dobbiamo saperci esaminare in modo equilibrato.

Il confine tra grazia e realismo esiste e ne dobbiamo tenere conto.

Dice infatti in Romani 12:3  “Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno”.

 

Forse allora dobbiamo rivedere questo ideale di cristiano che abbiamo in mente e renderlo più accessibile, più raggiungibile.

 

Ad esempio c’è un ragionamento che facevo sempre e che ora appare stereotipato (1): avevo sempre pensato che più crescono gli anni di fede e più uno diventa un bravo cristiano nel comportamento.

Ora capisco che questo modo di pensare è incompleto e va migliorato: Il miglioramento comportamentale infatti non è così automatico; non sempre è possibile migliorare se non rinnoviamo in continuazione spirito e mente adeguandoci alla trasformazione che avviene in noi. Parlo di due tipi di trasformazione: una psico-fisica (invecchiamo in un contesto il mondo, che invecchia pure lui) ed una spirituale (lo Spirito ci trasforma in continuazione. Romani 12:1-2).

 

LO CAPIAMO SEMPRE DOPO

Per un motivo che non so, arriviamo a renderci conto di ciò che siamo sempre in ritardo rispetto alla realtà.

 

Oggi per esempio non sono quello di ieri; anche se non lo avverto c’è stato un impercettibile cambiamento;  però ragiono esattamente come ieri.  Anche domani non sarò come sono oggi; cambio in continuazione però se non “riazzero” la mia consapevolezza ragionerò esattamente come ieri. Se non farò un “reset”, il mio modo di ragionare resterà in ritardo rispetto alla realtà di come sono giorno per giorno. Vivrò con il corpo in un tempo corrispondente alla mia età, ma con la mente vivrò un evidente anacronismo (2) pensando a me in maniera diversa da come sono.

 

 

Ma come si fa, da un punto di vista cristiano, a riconoscere le nostre inadeguatezze ed allo stesso tempo a porvi rimedio crescendo nella grazia?  Ne parleremo la prossima volta.

 

(continua)

 

 

 

 

 

(1)Stereotipato: Ripetuto secondo un modello fisso, sempre uguale, in modo meccanico, e perciò non spontaneo, convenzionale (Treccani)

 

(2)Anacronismo:  Errore cronologico per cui si pongono certi fatti in tempi in cui non sono avvenuti e, in special modo, si attribuiscono a un’età istituti, idee o costumi discordanti dal quadro storico di essa. In senso fig., riferito a persone, opinioni, fatti, usanze in contrasto col loro tempo: questo tuo vestito è un vero anacronismo. (Treccani)

 

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