Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

LA BIBBIA: UN LINGUAGGIO PER OGNI EPOCA DELL'UOMO

Parte 1 dal dossier "LA SALVEZZA DI DIO PER L’UOMO"

 

di Renzo Ronca - 15-8-13-h 16 - (Livello 3 su 5)

 

 

 

 

 

Il neonato vede se stesso come il centro del mondo, tutto ruota attorno a lui; in senso buono potremmo dire che il bambino è un egoista. E’ normale e giusto che sia così perché il neonato non saprebbe curare se stesso da solo ed ogni suo gesto è un segnale dei suoi bisogni rivolto alla madre che sente ancora come parte di sé, non sapendo distinguere bene ciò che lo circonda. Il processo di identificazione dell’io è molto complesso e necessita di anni.

 

Pensiamo allora alle epoche dell’uomo dalla creazione ad oggi, come se riguardassero una unica persona un neonato che poi cresce, matura, diventa cosciente, fa le sue scelte…  Nel corso dei millenni dunque l’uomo (cioè i popoli della terra) ha percorso le tappe evolutive come da un bambino ad un adulto.  C’è una infanzia umana, una adolescenza, una maturità…

 

Il Vecchio Testamento si rivolge all’infanzia di fede dell’uomo, quando la legge lo custodiva.

Il Nuovo Testamento si rivolge alla libertà dell'uomo verso la maturità di fede, quando le scelte consapevoli sono fondamentali.

 

Queste due parti Vecchio e Nuovo Testamento (entrambe costituiscono la nostra Bibbia)  sono tra loro complementari, perfettamente omogenee, senza contraddizioni.

C’è solo da tener presente che i modi di porgere i contenuti sono diversi. I genitori infatti si rivolgono al bambino con un linguaggio semplicistico, adatto alla sua formazione mentale ancora da sviluppare; mentre si rivolgeranno in modo diverso al figlio o alla figlia in procinto di sposarsi.

 

Teniamo a mente quanto abbiamo appena detto; questo infatti è il primo punto di riflessione quando ci avviciniamo alla Bibbia: sono le diverse espressioni di un genitore che si mette nei panni del figlio rapportando il linguaggio alla età mentale del figlio stesso.

 

Ne consegue che il bambino non potrebbe capire subito il concetto di “nuova nascita”; sarebbe come se all’asilo volessero parlare di modificazioni genetiche nel  DNA.

Allo stesso modo unno scienziato che si accosta agli scarabocchi che il figlio-bambino gli mostra orgoglioso e contento, non deve pretendere in quei segni incerti  la perfezione dei diagrammi di flusso.

 

Purtroppo succede regolarmente che persone immature nella fede (adatte cioè ancora all’applicazione letterale della legge)  vogliano leggere ed applicare il Nuovo Testamento come si trattasse del seguito del decalogo, formando così altri comandamenti, con conseguente giudizio sulle persone.

Allo stesso modo succede che diversi credenti cristiani “anziani”, che dovrebbero essere in grado di insegnare la salvezza, il Vangelo e l’Apocalisse, trascurano il Vecchio Testamento come fosse obsoleto.

I due modi di porgersi all'uomo del linguaggio ispirato da Dio, nel Vecchio e nel Nuovo Testamento invece, devono essere intesi come compenetrabili, perfettamente coesi, uno nell’altro.

 

(continua)

 

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