Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

LA BIBBIA / V

Appunti sintetici per lo studio personale non commerciabili tratti liberamente dalla lettura di “ La Bibbia – Nuove istruzioni per l’uso” di Jean Claude Verrecchia (2010 ediz. ADV)   -  a cura di Gabriella Ciampi - 30-6-13  h. 7,30- (Livello  3 su 5)

 (Papiro Chester Beatty del III sec dC – conservato a Dublino)

 

V/  LA BIBBIA IN SE’ NON E’ IL PROGETTO DI DIO, DIO VUOLE L’INCONTRO CON L’UOMO. (COME LEGGERE LA BIBBIA)

Siamo  arrivati alla conclusione di questa sintesi. Negli ultimi tre capitoli Jean Claude Verrecchia (che io qui ho raggruppato) ci sottolinea un aspetto importante, direi fondamentale di questo discorso, cioè il ruolo, il senso, che la Bibbia rappresenta. L’Autore usa una similitudine molto indovinata quando cerca di spiegare che la Bibbia è un intermediario, un mezzo con cui Dio comunica con gli uomini. Dice che dovremmo avere verso la Bibbia lo stesso atteggiamento che abbiamo verso la televisione: noi non “cadiamo in estasi” davanti al televisore anche se possiamo accedere ai programmi solo tramite questo apparecchio. Cosi la funzione della Bibbia è determinante, essenziale e insostituibile,  è il solo modo per arrivare alla Parola-Gesù , ma è solo un mezzo non è il fine.

·        C’è un progetto di comunicazione divino che richiede la lettura e lo studio della Bibbia ma richiede anche di proseguire nell’ascolto e nell’incontro con Dio.

Già dalle prime pagine della Genesi è chiaro quanto è importante la comunicazione diretta tra Dio e la sua creatura. Dio non smette mai di parlare all’uomo, gli parla all’inizio (Gn 1:27-28, 2:15-17), gli parla dopo essere stato disubbidito (Gn 3:9-10), parla a Noè (Gn 6:13), a Mosè (Esodo). L’uomo spesso si è impaurito di fronte a questo dialogo, ha avuto paura quando Dio gli parlava perché Dio chiede, dà ordini, orienta, e l’uomo ha sempre temuto di essere distrutto dalla Parola di Dio. Dio perciò ha offerto e offre degli intermediari, dei portavoce, dei profeti[1]. Da un certo momento la comunicazione non è stata più diretta tra Dio e l’uomo ma si è svolta su due linee: una verticale Dio-profeta/intermediario, e una orizzontale profeta/intermediario-uomini.

Tuttavia la comunicazione tramite intermediari ha dei limiti: ci possono essere falsi profeti, i profeti possono essere eliminati (la lista dei profeti uccisi è lunga), soltanto chi conosce il profeta lo può ascoltare direttamente, ci sono dei limiti spaziali-geografici.

·        Allora ecco che Dio chiede di scrivere (Is 30:8-9): “… Il Signore mi ha ordinato di incidere su una tavoletta il suo verdetto per questo popolo, che resti stabile nel futuro e possa servire come testimonianza per sempre….

Così il messaggio non può essere dimenticato, non finirà con la morte dell’intermediario, sarà a disposizione di tutti, senza limiti di spazio e di tempo; i messaggi biblici  possono essere letti e riletti, diffusi in tutto il mondo.

·        PER DIO PARLARE SIGNIFICA INCONTRARE!

Il sistema di comunicazione di Dio richiede un passaggio ulteriore che vada oltre la lettura delle Scritture: l’obiettivo di Dio è parlare direttamente alla persona, superando lo scritto e l’intermediario. VERRECCHIA esprime questo bellissimo concetto con uno schema in cui disegna il percorso che partendo all’origine dalla “Parola” passa attraverso intermediari (orali e scrittori) per tornare alla Parola che però ora sarà la Parola incarnata in Gesù (Gv 1:14). Il raggiungimento dell’obiettivo di Dio è racchiuso in Gesù, “Dio incarnato, la Parola di Dio che si fa carne per incontrare l’uomo e parlargli” (come scrive l’autore).

 

ALL’INIZIO LA PAROLA                   INTERMEDIARI                           FINALMENTE LA PAROLA

                                                  (Relazione diretta)            (testi da cui nascerà la Bibbia)                   (Gesù)

Quindi la Bibbia è un mezzo con cui ci arriva la parola di Dio ma non è tutto ciò che Dio vuole dirci e non è il fine ultimo. Non possiamo considerarla un riferimento assoluto, isolarla dal progetto di Dio, produrrebbe separazione, discriminazione e sofferenza. Limitarsi soltanto ad osservare strettamente e servilmente quanto scritto nella Bibbia, ne farebbe un idolo ed escluderebbe la parte più importante del discorso, la fase dell’ascolto e dell’incontro personale con Dio.

Rimane comunque che la lettura e lo studio della Bibbia sono indispensabili. La qualità dell’incontro con “l’Autore” dipende dalla qualità della lettura, bisogna imparare a leggere bene e poi ad ascoltare.

 

·         COSA  IL LETTORE DELLA BIBBIA  DOVREBBE SAPERE E TENER PRESENTE   (scritto riportando concetti di J.C.Verrecchia)

-         Non ci sono condizioni necessarie preliminare per iniziare a leggere la Bibbia, occorre soltanto predisporsi mentalmente  in modo aperto e accogliente verso la lettura

-         La Bibbia va letta come qualunque altro libro, utilizzando tutti gli strumenti di lettura che personalmente abbiamo, facendo quindi ricorso all’intelligenza, alle nozioni, all’esperienza, di cui ognuno dispone a modo proprio

-         La lettura della Bibbia non dà accesso magicamente e automaticamente alla verità e all’incontro con Dio. Occorre aggiungere un momento di ascolto e di desiderio di incontro

-         Accettiamo di metterci in discussione. Non si legge la Bibbia per confermare ciò che già crediamo; nell’accingerci a leggere dobbiamo essere pronti a mettere in discussione le nostre certezze, a destabilizzarci, ad esplorare altre possibilità e altre interpretazioni

-         Abbandonare i confini della nostra memoria e cultura, dobbiamo essere capaci di accettare concetti e definizioni nuove e diverse da quelle cui siamo abituati (Verrecchia riporta l’esempio del cap. 58 di Isaia dove l’argomento presentato è il digiuno. Dall’inizio della lettura cominciamo ad immaginare quale sarà il vero digiuno, come ci si deve privare del cibo secondo la Bibbia e secondo Dio; invece Dio darà una definizione sconvolgente di ciò che si aspetta da noi. Vi invito a leggere il capitolo per scoprirlo)

-         Quando si legge un brano della Bibbia dobbiamo chiederci perché è stato scritto, partendo da quale problema, richiesta; il testo risponde sempre a qualcosa che è accaduto precedentemente e scoprire la problematica sottostante aiuta a capire il significato. Si distingue cioè tra quello che il testo dice (l’enunciato) e quello che il testo vuole dire (il significato).

-         La Bibbia va letta con rispetto tenendo conto del genere letterario a cui appartiene, alla storia che racconta, ai veri destinatari cui all’inizio erano destinati gli scritti. Dobbiamo essere pazienti e prudenti.

In conclusione, chi legge la Bibbia deve sapere che non dovrà essere passivo nella lettura, non dovrà avere un atteggiamento puramente ricettivo, ma dovrà porsi in modo attivo, con la propria capacità comunicativa aperta. Il testo comunica a chi è in attento ascolto attivo. Non serve l’immaginazione e l’improvvisazione ma serve la “competenza del lettore” che prevede in questo caso tre mosse:

1-     Leggere e soffermarsi a rileggere il testo scritto per capire cosa dice , di cosa parla (enunciato del testo)

2-     Scoprire e capire le intenzioni del testo, cosa vuole dire (significato del testo); possiamo vedere se si collega ad altri passi, cosa significano le immagini, le metafore, i simboli

3-     Cosa implica per me, in cosa mi riguarda. Questo è l’incontro personale con Dio.

Fine.

 

 


 

[1]

Vale la pena ricordare – come precisa Verrecchia – che la parola “profeta” è di origine greca ed è composta da pro che significa “da parte di, al posto di”, e dal verbo phemì che significa “parlare”, quindi tradotto è “colui che parla da parte di qualcuno”.

 

 

 

 

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