Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

UN ESEMPIO DI MEDITAZIONE NEL NOSTRO CAMMINO DI “ESPANSIONE SPIRITUALE”

Chiamiamo “ES” (espansione spirituale), il cammino che proponiamo per corrispondenza. In questo percorso l’interessato viene incoraggiato a due modalità di riflessione su un brano scritturale che scegliamo per lui: una meditazione di tipo classico (cosa significa questo passo? Cosa indica nel contesto biblico? Quali sono gli insegnamenti che possiamo trarne?) ed una invece di tipo personale (cosa potrebbe volermi dire il Signore con questo passo?).

La cara sorella Anna è una persona che ama riflettere sugli insegnamenti di Dio e lo fa con calma e seriamente. Con il suo permesso vi riportiamo una delle sue ultime meditazioni nella speranza che possa esservi utile.

 SCRITTURA PROPOSTA: Filippesi 3:1-3; 7-16 

1-3 Del resto, fratelli miei, rallegratevi nel Signore. Io non mi stanco di scrivervi le stesse cose, e ciò è garanzia di sicurezza per voi. Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno mutilare; perché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci vantiamo in Cristo Gesù, e non mettiamo la nostra fiducia nella carne;

7-15 Ma ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti. Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù. Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi; se in qualche cosa voi pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella.

 (1 meditazione: spiegazione generale delle frasi, valido per tutti) 

L’apostolo Paolo mette in guardia dai cani, i cattivi operai che nonseguono Dio in forma pura e spirituale ma  sono legati alla carne, a ciò che è visibile, che appare. Questa situazione non è tipica solo dei Filippesi  ma anche del popolo ebraico per certi versi. La loro spiritualità viene imprigionata dalla legge, dall’osservanza delle mitzvot[1] che non sono comandamenti ma rigide prescrizioni che regolamentano qualunque momento della  vita. Gli ebrei si vantano di questo e ritengono che questa capacità di osservare la legge li distingua dai gentili e sia il simbolo della loro posizione rispetto a Dio.

Ci sono dei momenti in cui anche i gentili, pensano di poter fare affidamento sulla legge. E di piacere a Dio attraverso l’osservanza di questo o di quel precetto. Paolo è anch’egli ebreo  di nascita e di formazione, per cui conosce molto bene tutto questo, anche perché l’ha vissuto finché Gesù non è entrato nella sua vita. A quel punto ha compreso che tutto ciò paragonato all’eccellenza della conoscenza di Gesù Cristo è nulla, anzi, addirittura un danno. Questo perché l’ebreo osservante, così come l’uomo “religioso” in senso formale,  si ritiene giusto di fronte a Dio e davanti agli altri uomini. Paolo ha visto invece sprofondare l’abisso tra la sua condizione precedente e quella dopo il suo incontro con Gesù. Ha compreso che non è la legge a giustificare l’uomo ma la fede in Dio, attraverso la quale opera la grazia.

Spesso questo viene interpretato erroneamente come un giudizio negativo verso le opere ma le opere sono frutto della fede mentre non può accadere il contrario.

Ma fede in che cosa? In un Dio che premia e che punisce? In una vita piena e benedetta da Dio se si osservano i precetti? Forse anche questo, ma la fede in Dio diventa soprattutto fede in Cristo  nella  sua resurrezione e nella vittoria sulla morte e sul peccato. 

Molti si intoppano di fronte a questa realtà e non riescono a comprendere per cui si chiedono: “Perché un uomo morendo dovrebbe salvare altri uomini, e da cosa? Sono passati 2.000 anni e si continua a morire ed a peccare” Non si rendono conto che se si voleva costruire un falso messia si sarebbe fatto ricorso proprio ad un modello di Messia terreno e combattivo proprio come lo stanno attendendo da millenni. A molti sfugge che la potenza della Sua predicazione  era proprio nelle Sue parole e nel Suo atteggiamento, già in controtendenza 2.000 anni fa, figuriamoci oggi.

Chi vuole vedere solo il Cristo crocifisso e sofferente vede solo una faccia della medaglia perché la potenza del suo messaggio è proprio in quella resurrezione, primizia per tutti. E’la speranza della vita eterna, il messaggio rivoluzionario che ancora non è stato compreso.

Per tutti è prevista la morte, il giudizio finale e la resurrezione ma chi crede in Gesù passerà dalla morte alla vita. Si dice che i cristiani sono già risorti in Cristo stesso, giacché con la nuova nascita hanno crocifisso l’uomo vecchio ed è nato l’uomo nuovo, l’uomo spirituale che è in grado di ottenere la vita eterna secondo la promessa di Gesù: “chi crede in me anche se muore vivrà”

 

(2 meditazione: personale – “cosa potrebbe volermi dire il Signore con questo passo?”)

Come al solito, quando si tratta di passare dal commento e dalla  descrizione dei  brani a quello che secondo me, Dio vorrebbe dirmi con questi versi, il discorso si complica. Non mi pesa né mi spaventa il guardarmi dentro, ma sento una certa responsabilità nel discernere tra ciò che penso io e ciò che vien da Dio.

Finalmente stamattina dopo tanti giorni, ho compreso forse, a cosa posano riferirsi questi brani per la mia vita.

Io sono sempre stata una cattolica piuttosto osservante. Quando l’anno scorso c’è stata una rivoluzione, almeno nel sentire il messaggio di Cristo, uno dei maggiori “rischi” che ho corso è stato proprio il passaggio da un certo formalismo e dogmatismo cattolico ad un altro formalismo e dogmatismo di stampo evangelico. Il primo legato al ruolo istituzionale della chiesa cattolica, il secondo legato ad un’interpretazione letterale delle scritture anche se si dice ispirata dallo Spirito Santo. Quando ho conosciuto il mondo evangelico attraverso le ADI, ho visto che se si afferma l’importanza della grazia, della fede e dello Spirito, per altri versi si attribuisce moltissima importanza anche ad aspetti esteriori come la separazione tra maschi e femmine, il velo, il divieto dei pantaloni , dei gioielli o del trucco, ecc. ecc. fermandosi all’apparenza e non alla sostanza. Una cosa è indossare dei pantaloni comodi, un’altra vestirsi in maniera eccentrica o portare un anello anziché qualcosa di appariscente. All’inizio presa dall’entusiasmo non mi sono resa conto che mi stavo avvicinando ad un atteggiamento un po’ “farisaico”. Non mettevo più pantaloni, non curavo il mio aspetto, ecc. Ad un certo punto, mi sono resa conto che stavo passando da un sistema di “legge” ad una latro sistema di “legge”. Non che il cristiano non debba ubbidire a Dio e mostrarsi come vuole ma non credo sia il velo, l’aspetto esteriore a contare, bensì quello interiore. Spesso, dietro queste regole si nasconde una certa ipocrisia. Penso che questo sia il messaggio per me.

 Un altro aspetto importante è quello del percorso: il non sentirsi mai arrivati. Paolo in Filippesi 3,12 lo dice chiaramente ed è vero. A volte ci sono momenti di stanchezza, i problemi quotidiani sembrano allontanare, ma anche la stessa nostalgia di Dio è a volte una preghiera. Spesso mi trovo tra questi due modi di sentire: una nostalgia struggente e una ricerca verso qualcosa che non si è ancora ottenuto.

A volte sembra mancare l’impegno, altre volte non si raggiunge il risultato sperato. Mi rendo conto che la distanza che ci separa da Dio è immensa e che non sempre Dio ci dice ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ecco che emergono i miei limiti e la mia discontinuità ma soprattutto il Suo amore e la Sua misericordia.

Ciò che mi riesce abbastanza bene è la  testimonianza che mi fa capire che anche con i miei limiti, la mia fede in Cristo è salda; anche laddove mi confronto con persone che non credono per niente in Lui o che hanno molta confusione.  (Anna Cuomo)

  

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[1] Mitzvot: (Nell’ebraismo) Il Talmud (trattato Makkoth 23b) stabilisce che la Torah (Legge) contiene 613 mitzvot delle quali 248 sono מצות עשה (mitzvot aseh, comandamenti positivi, prescrizioni) e 365 sono מצות לא תעשה (mitzvot lo taaseh, comandamenti negativi, divieti). I precetti positivi obbligano a compiere una determinata azione (come ad esempio l'obbligo della circoncisione maschile); quelli negativi vietano di fare una determinata azione (come ad esempio il divieto di indossare capi composti da lana e lino insieme). [wikipedia]

 

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