Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

IL SERMONE SUL MONTEBREVE INTRODUZIONE

di Renzo Ronca

(Luca 6:12 e segg; Matt capp 5-7)

 

 

 

Sermone della montagna. Litografia a colori. �The Provincial Museum of Alberta. PMA:J99.1961.

 

 

 

 

 

 

Gesù aveva passato la notte sul monte, isolato, in preghiera[1] segno di distacco dal mondo, di grande comunione col Padre, di riflessione profonda e concentrazione, in vista degli insegnamenti che stava per dare e delle scelte da prendere. Infatti Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli”[2]

“Sceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante, dove si trovava una gran folla di suoi discepoli e un gran numero di persone di tutta la Giudea, di Gerusalemme e della costa di Tiro e di Sidone, i quali erano venuti per udirlo e per essere guariti dalle loro malattie.”[3]

 

Ad ascoltarlo c’era dunque molta gente che desiderava la guarigione, ma anche “una gran folla di discepoli” che desiderava sapere, capire, imparare.

 

Gesù e il fare: Egli si rivolge prima alle persone malate: “Quelli che erano tormentati da spiriti immondi erano guariti; e tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva un potere che guariva tutti.” [4]

Gesù e il dire: Poi si rivolse ai discepoli: “Gesù […] si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui, ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo:..” [5]

Egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:[…]” [6]

 

 Io mi immagino questa scena meravigliosa: Gesù dopo la notte passata in comunione col Padre era potente nello Spirito in opere e sapienza. Chiunque gli si avvicinasse era guarito e liberato da ogni male. Il Signore si concede a quelle persone che cercano il bene e la salute fisica; passa tra loro lasciandosi toccare, pregando per loro finché tutta la folla si calma. Poi ecco che va in uno spiazzo più riservato, su un piccolo rialzo di terreno si siede tranquillamente e guardando i discepoli li aspetta. Chi è venuto solo per avere una guarigione o per vedere un segno è ancora dov’era prima mentre osserva se stesso, commenta meravigliato con gli altri… ma i discepoli, quelli che già lo avevano ascoltato e seguito in precedenza vedendolo seduto e che stava guardando verso di loro, capiscono che era giunto il momento che stavano aspettando: si stringono silenziosamente attorno a lui, chi seduto chi in piedi, attenti alle sue parole.

 

Gli insegnamenti di Gesù si sviluppano sempre su diversi piani:

1)    In quel tempo, a quelle persone, in quel periodo storico preciso, con il linguaggio adatto a quel momento e ai loro bisogni;

2)    In un tempo terreno sempre presente; verità attuali anche oggi; 

3)    In un tempo universale: con la prospettiva dei cambiamenti futuri e di quello che sarebbe avvenuto alla fine dei tempi in vista dell’eternità.

 

Questi tre piani si possono distinguere tra loro, ma nella perfezione di Dio non sono mai in contrasto l’uno con l’altro. Complementarietà di più significati.

 

L’insegnamento sul monte è un parlare calmo, quieto, a delle persone veramente interessate, dei veri discepoli, dice la Scrittura, quindi persone che apprendevano le vie di Gesù per poi praticarle.  Non sono risposte taglienti ai farisei o parabole per le persone più semplici; sono punti di riflessione molto profondi, da cui anche oggi attingiamo cose nuove.

 

Nei capp. 5, 6 e 7 di Matteo Gesù preannuncia il Regno dei cieli a degli allievi. Questo è lo sfondo.

Discepoli ed allievi siamo anche noi oggi. Immaginiamoci dunque anche noi seduti a terra, come in un semicerchio, attorno a Gesù che parla.

 

“Nelle beatitudini, Mat 5:1-12, Gesù analizza il carattere del cristiano, o meglio le qualità cristiane che sono i frutti della ‘nuova nascita’ “[7]

 

Sarebbe impossibile capire e seguire Gesù senza questa nuova nascita. Solo se  il cristiano è “rinato in acqua e spirito” potrà diffondere il sapore (sale) di Gesù e non della propria umanità. Il discepolato non è per tutti.

 

I riferimenti alla legge, Mat 5:17-48, sono molto interessanti e difficili perché mettono gli uomini di fronte a delle cose “impossibili”: “Voi avete udito che fu detto….  Ma io vi dico…”  Una persona non convertita si ferma subito. Nella sua logica umana ha anche ragione: come è possibile pratica re queste cose?

Ma qui Gesù sta “selezionando” il carattere e la fede dei suoi. Solo se mettiamo a tacere il ragionamento ed ascoltiamo con lo Spirito potremo rendersi conto che la consapevolezza dell’impossibilità dell’uomo è necessaria proprio per poter piegare le ginocchia ammettere la nostra impossibilità, ed aspettare che il Signore rinnovi la nostra persona e metta in noi un cuore nuovo.

 

Solo quest’anima convertita, rinnovata, che fonda la sua forza non più in se stesso ma in Gesù capirà e comincerà a portare frutto.

 

Comincerà ad avviarsi nel cammino della perfezione, ma non lo sarà ancora. Quanto insegnato da Gesù è da vedere in crescita, in una espansione di potenza e di santificazione:

“Questo si realizzerà pienamente nella Sua seconda venuta, quando il Regno sarà ristabilito e la Sua volontà sarà fatta sulla terra come lo è in cielo (Mat 6:10)”[8]

In questo senso, secondo me, va letta anche l’affermazione  Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.” [9]

Pretendere da se stessi o dagli altri la perfezione comportamentale oggi, significherebbe cadere nel perfezionismo delle opere e non della fede, che invece ci trasforma secondo i tempi e la volontà del Padre in attesa del ritorno di Gesù.

 

 

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[1] Luca 6:12;

[2] Luca 6:13

[3] Luca 6:17-18

[4] Luca 6:19

[5] Matteo 5:1-2

[6] Luca 6:20

[7] Commentario biblico Unger-Larson

[8] Commentario biblico Unger-Larson

[9] Matteo 5:48

 

 

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