Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

NEL CAMMINO DELLA SPIRITUALITA’ CONVIVIAMO CON I CONFLITTI INTERIORI

Non basta capire che siamo salvati per fede, che l’uomo vecchio è morto e seguiamo lo Spirito di Dio; ci sono pulsioni ed istinti contrari di cui dobbiamo essere consapevoli

di Renzo Ronca - 12-8-11

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Romani 7:18-25  “18 Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. 19 Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. 20 Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. 21 Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. 22 Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, 23 ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. 24 Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 25 Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato”.

L’apostolo Paolo mette in evidenza un fatto importante: l’esistenza, volenti o nolenti, delle pulsioni e degli impulsi legati strettamente alla nostra natura fisica (vedi differenza tra istinto e pulsione).

Una cosa è aver capito razionalmente le cose, ed una cosa è viverle quando esistono forze dentro che ti spingono a fare il contrario. Vi è come una duplice natura in noi: una parte “carnale”, che come tutti i corpi viventi della terra segue i suoi  impulsi e le sue pulsioni, ed un’altra spirituale, rinnovata in Cristo Gesù, che anela alle cose di lassù, che vorrebbe essere solo spirituale. Tra loro queste due “nature” sono in opposizione. A poco vale la nostra volontà, ci sono degli impulsi che comunque sono presenti nel nostro corpo e di cui dobbiamo renderci conto: l’istinto della sopravvivenza, l’istinto sessuale sempre si faranno sentire con spinte d’aggressività, verso il possesso, verso l’egoismo ecc . Quando Paolo, nel cap. 7 dei Romani, si accorge di questo, ne prende atto. Egli considera il corpo come una limitazione alla spiritualità dell’anima, ormai afferrata da Dio:  24 “Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?”   Il suo pensiero immediatamente corre a Dio, che per mezzo di Cristo, saprà condurci in questa lotta. Il processo di santificazione rivelato per gradi dallo Spirito Santo ci condurrà gradualmente in una ascesa che investirà spirito, mente e corpo; ma finché saremo sulla terra, è bene ricordarcelo, non saremo mai completamente spirituali. Tenderemo ad esserlo e vivremo come se lo fossimo, tuttavia dovremo convivere con le nostre limitatezze umane.

Tutto questo non va visto con un disprezzo verso il corpo, ma anzi, ha un suo senso preciso: guai se ci sentissimo “troppo” spirituali! Le anime “troppo” spirituali spesso perdono il contatto con la realtà e vivono nell’illusione di un “paradiso terreno” che le può spingere ad azioni sconsiderate di uno zelo eccessivo e pericoloso. Noi saremo completamente spirituali si, ma solo quando il Signore sarà venuto a rapirci. Per ora seguiamo lo Spirito Santo che ci perfeziona in vista di questo.

 

 

Correlazioni:

 

LE DUE REALTA' -parte 1 e successive

 

 

 

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