Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

 

AMORE CRISTIANO PIU’ MATURO – CONOSCENZA – DISCERNIMENTO – POTERE E RESPONSABILITA’

di Renzo Ronca - 17-7-11

 

 

Filippesi 1:9 - E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento,

 

 

Più ci avviciniamo a Dio più acquistiamo certe proprietà del carattere di Gesù. Una di queste, che forse racchiude tutte le altre, è che incominciamo ad amare.

Lentamente la grazia di Dio ci sospinge; e noi, superando diffidenze e paure di ogni genere, ci apriamo al coraggio di amare.

L’amore di cui parlo è ben diverso da quello umano, a cui siamo abituati, che ha sempre un tornaconto. E’ fatto di coraggio e di fede:

coraggio perché devi amare per primo qualcuno che non ti ama;

fede perché per poterlo fare devi avere una motivazione che viene dall’alto.

Da un punto di vista razionale infatti non ci sono motivazioni ad amare chi in fondo fa poco o nulla per te; per amare dunque devi mettere da parte la logica e credere solo a quello che ti ha insegnato il Signore. Egli infatti ci ha amati per primo[1] quando noi lo disprezzavamo.

Con la vicinanza di Cristo, c’è in noi sempre più evidente uno spontaneo desiderio di amare. E più lo facciamo e più ci sentiamo bene.

 

La preghiera per noi fatta da Cristo Gesù[2] ci permette di percepire e donare questo amore già adesso; entrando, per così dire, nel primo acconto tangibile di quel sublime spazio di eternità a cui siamo destinati.

 

Tuttavia questo amore, in cui possiamo entrare fattivamente, per essere più maturo, ha bisogno anche di due componenti importanti: la conoscenza e il discernimento.

 

La conoscenza è “la presenza nel nostro intelletto di una nozione.”[3]

La conoscenza dell’amore di Dio è la consapevolezza della “sostanza di Dio” in noi; vale a dire la cognizione certa di quel seme-imprinting, che Dio aveva “soffiato” nel nostro DNA, nei primi istanti della nostra vita.

 

Nel nostro inconscio infatti, nelle radici oscure della nostra memoria, c’era già "il seme di Dio". L’incontro con Gesù porta nella superficie della mente, dunque nella consapevolezza, tale contenuto latente e lo libera.

 

L’attività di conversione prima, di consacrazione poi, allontana ogni estraneità da questo contenuto puro.

Tale attività si realizza nella comunione con Cristo.

La comunione con Gesù si concretizza con la preghiera, la meditazione della Parola, la contemplazione della Sua presenza.

La presenza del Risorto nei nostri pensieri e nel nostro cuore, ci trascina e ci trasforma.

Questa trasformazione continua ci rende sempre più spirituali (pur vivendo ancora come carnali) e ci fa assomigliare sempre più a Cristo nell’essere e di conseguenza anche nell’agire.

 

Il discernimento è “la facoltà e l’esercizio del discernere, cioè del distinguere il bene e il male.”[4]  

In pratica se con la conoscenza abbiamo la consapevolezza di una nozione che risiede in noi, con il discernimento abbiamo la capacità di usarla vedendo chiaro tra vero e falso.

Se in noi c’è la presenza-conoscenza dell’amore di Dio, con il discernimento siamo in grado di vedere attorno a noi la verità delle cose e siamo in grado di indirizzare questo amore di Dio con grande lucidità.

 

Tutto questo non ci appartiene direttamente ma, come un dono, ci viene offerto assieme all’amore di Dio, che ha fiducia di noi.

 

La consapevolezza di poter amare dunque, ci fa crescere in responsabilità sul come usiamo questo dono.

Infatti più maturiamo nella fede e più l’uso di questi doni (amore, conoscenza, discernimento) ci è accordato con fiducia e libertà. Sappiamo-conosciamo il Signore, allo stesso tempo sappiamo-conosciamo il mondo; con queste due conoscenze abbiamo i mezzi per scegliere le azioni, muoverci, valutare, decidere, donarci, ritrarci, combattere, ritirarci, ecc.

 

Dobbiamo valutare bene infatti chi, cosa e come amiamo. Questo non per convenienza, ma per non esporre Cristo, che abita nella purezza dei nostri cuori, alle impurità del peccato. Amare un peccatore si può, a patto però di non lasciare entrare il suo peccato in noi. Amare non per far entrare il contenuto dell’altro in noi, ma al contrario per far entrare l’amore di Dio nell’altro; amore che guarisce e libera dal peccato.

 

Abbiamo la responsabilità di donare questo amore. Un potere immenso.

Se annunciamo Gesù ad una persona non lo facciamo più a parole come un tempo, ma è un’azione più complessa: rivelandogli Gesù che è nel nostro cuore, gli apriamo conseguentemente anche il nostro cuore; e così amandolo per primi, ci  esponiamo al rischio della morte. Se venissimo rifiutati o derisi o criticati ne saremmo feriti e mortificati. Una sensazione dolorosissima e sgradevole che ci farà piangere.

Possiamo non rischiare e non dire niente di Gesù. Non gli riveliamo l’amore che Gesù ha messo in noi. Possiamo farlo, è nella nostra libertà. Ma se non diciamo niente solo per paura di essere feriti, non assomigliamo più a Gesù. Amare come Gesù, aprendo il nostro cuore per primi, è testimoniare la croce ogni momento; ma lo facciamo per un valido motivo:  perché vinca l’amore del Risorto e possa salvare quell’anima, come salvò noi. La presenza dell’amore di Dio in quella persona, se l’accetta, produrrà la stessa vita e lo stesso amore che ha prodotto in noi. Allora vale la pena amare per primi. Se ci deridono e se soffriamo pazienza, saprà consolarci l’amore di Dio con grande tenerezza.

 

Del resto, non sempre le cose di Dio vanno donate.[5] Il discernimento ci permetterà di percepire “l’ambiente” di un’anima e la sua volontà. Ci sono anime sofferenti che vorrebbero essere liberate e conoscere il Signore, altre che lo rifiutano freddamente o lo bestemmiano consapevolmente. Per queste ultime possiamo solo pregare. Nessun senso di colpa. La salvezza di un’anima non è nel nostro potere ma solo nelle mani di Dio.

 

 

Correlazioni:

 

 

 

 

 

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[1] 1Giovanni 4:19 Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo.

[2] Leggere tutto il cap 17 di Giovanni, spec. v.20

[3] Treccani

[4] Treccani

[5] Matteo 7:6 Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le pestino con le zampe e rivolti contro di voi non vi sbranino.

 

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