Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

 

GIOVANNI CAP. 15:1-10

 

Come avere la giusta relazione con Gesù

 

[Libera elaborazione di contenuti tratti da: “Investigare le Scritture” – ed. La Casa della Bibbia – TO]

 

Di Renzo Ronca – 18-12-10

 

 

 

 

 

 

 

L'apostolo Giovanni riferisce tre grandi insegnamenti dati da Gesù stesso: come avere la giusta relazione 1) con Gesù (vv.1-10), 2) gli uni con gli altri (vv. 11-17)  3) con il mondo (vv 18-27 + i primi 4 vv. del cap 16).

 

1) Come avere la giusta relazione con Gesù (vv.1-10)

 

Gesù è Dio incarnato, rivelazione del Padre. Egli dice, compie, è, la volontà del Padre. Vedere ed ascoltare Lui è vedere ed ascoltare il Padre. La volontà di Dio non è solamente che ci salviamo, ma che portiamo frutto (v 2), anzi un frutto sempre maggiore (“più frutto” v.2; “molto frutto” vv 5,8).

Cosa sia questo frutto è spiegato nell’esempio della vigna già esposto in Isaia 5:1-7

La circondò con una siepe, ne tolse via le pietre, vi piantò viti di ottima qualità, vi costruì in mezzo una torre e vi scavò un torchio. Egli si aspettava che producesse uva buona, invece fece uva selvatica. (Isaia 5:2)

Or la vigna dell'Eterno degli eserciti è la casa d'Israele, e gli uomini di Giuda sono la piantagione della sua delizia. Egli si aspettava rettitudine ed ecco spargimento di sangue, giustizia ed ecco grida di angoscia. (Isaia 5:7)

Si tratta dunque di obbedienza, giustizia, rettitudine; questo è il frutto che Dio si aspetta dal Suo popolo, ma Israele si ridusse ad una vite inselvatichita.

Ripartendo da questo esempio della vite, Gesù spiega che chi si allontana da Lui, che è la “vera vite”, non potrà mai portare frutto. Sarà come quei tralci che vengono tagliati dal contadino ogni anno e bruciati.[1]

 

Ma chi rappresenta il tralcio nel cristianesimo? Non sono le persone del mondo -quelle dovrebbero convertirsi non essere bruciate- si tratta di chi, come Giuda, è inserito apparentemente nel gruppo dei credenti, ma non si è mai veramente cambiato nel suo cuore e tutto sommato non riconosce Gesù come il suo Signore e Salvatore, quindi non è salvato; per questo incorre nel giudizio.

 

A mio modo di vedere c’è anche un richiamo ad un altro tipo di “tralcio” inserito nelle chiese, anch’esso non salvato veramente:  l’individualista, cioè chi dice di seguire Gesù, ma in realtà ha un animo freddo ed opportunista. Quello che cerca solo un successo personale e adatta ipocritamente la Paola ai suoi scopi. Quel modo di fare che viene chiamato personalismo. Molti “falsi profeti” sono così e fanno inciampare diverse anime. Alcuni scivolano in questo individualismo (un tralcio che se ne va per conto suo), senza rendersene conto perché, divenuti cristiani senza “convinzione di peccato”, perché “tanto Dio ama tutti”, hanno coltivato anche i loro punti deboli senza rimuoverli, come ad esempio l’ambizione, l’invidia, l’egoismo. Satana ha così la possibilità, quando è il momento, di far leva su questi sentimenti e trascinare la persona nell’errore. Errore che il malcapitato, accecato dalla presunzione, non riuscirà mai a vedere.

 

Invece il giusto modo di relazionarsi con Gesù è “dimorare” in Lui.

“Dimorare” in Cristo è un concetto centrale per l’apostolo Giovanni. Solo in questo capitolo lo ripete undici volte. Dimorare non è solo credere e seguire Gesù, ma un modo di essere in comunione con Lui, molto più impegnativo. E’ identificarsi col Signore, abitare, risiedere stabilmente nel Suo cuore, nella Sua parola; fare dire e pensare, obbedire, essere come Lui sempre di più; vivere in una comunione spirituale e comportamentale stretta col Signore, come può farlo solo chi ha pienamente lo stesso Spirito di Gesù.

 

 

 

 

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[1] I “tralci” a cui si riferisce Gesù sono quei ramoscelli, come “spuntoni” di vite, che se crescessero andrebbero alti per conto loro, senza fruttificare e rubando linfa alla pianta madre; conseguentemente indebolirebbero i grappoli buoni rimanenti.

 

 

 

 

 

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