Maturità dell’uomo: Da “io” a “noi” - 1

 di Renzo Ronca - 2-12-10 - agg.29-8-19

 

 

Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. (1Corinzi 13:11)

 

La differenza tra adolescenza e maturità sta proprio nel passaggio da una mentalità egocentrica ad una personalità altruistica. Questo passaggio non è affatto automatico e non avviene facilmente.

I giovani che formano la famiglia  di solito non sono preparati all’idea della responsabilità (soprattutto i maschi) e passano da un sistema familiare in cui erano il centro, l’oggetto dell’interesse dei genitori, ad un altro in cui non possono più esserlo, ma inizialmente non sanno/vogliono essere diversi. Impreparati a curarsi dell’altro, continuano a vedere l’amore come un ricevere, come un giusto dovere da parte del proprio partner e persino dai figli. L’occuparsi dell’altro, della famiglia, è visto come un tremendo sacrificio, una grande privazione di guadagni personali. La persona immatura e viziata che si sposa, cerca di mantenere i privilegi del bambino: vuole essere curata in tutto. Quando questo non avviene –ed è logico che non avvenga- allora nascono le crisi familiari. Bisogna sapersi mettere in discussione, crescere in fretta, occuparsi di “loro”. Se c’è una base d’amore in un contesto cristiano è possibile recuperare e maturare e comprendere che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35); ma se rimane preponderante il pensiero egoistico mondano, allora la nuova famiglia è davvero in crisi: o uno dei due (la persona più matura) si sacrifica anche per l’altra, sperando che l’altra un giorno possa cambiare, oppure ci si separa.

Non è diverso quando l’immaturo entra in una comunità cristiana e partecipa ai culti. Va in chiesa per ricevere, mai per mettere a disposizione i suoi talenti.

Purtroppo la tendenza di questo sistema di cose in cui viviamo è un valorizzare l’egoismo personale. Questo comporta un pensiero che invece di espandersi si ripiega in se stesso. La conseguenza non è la felicità, ma la ricerca di un piacere personale che non soddisfa mai. I nostri giovani, frutto di questa mentalità, vivono sempre più da soli in un mondo confuso che non sa dare nulla. Non si sanno difendere e si rifugiano nel virtuale, dove “l’altro” diventa uno sconosciuto, oppure chi vuoi tu; e persino il sesso passa in internet. La socializzazione è un "mordi e fuggi" di emozioni indistinte ed estreme. La riflessione (cristiana e della vita in genere) non riesce ad attecchire in personalità così desertiche ed impaurite che imbarbariscono sempre più nelle espressioni dell’istinto. La gratificazione personale è solo un nuovo modello nuovo di telefonino. Si parla si “chatta”, si comprano televisori giganteschi…  ma cosa si dice realmente con tutte queste parole diffuse con grandi titoli? Cosa contengono i grandi televisori? Il vuoto. Peggio ancora perché nel vuoto la mente può anche risposare, invece è l'ipnotismo della perversione che ti distrugge l'anima. Non esistono ideologie politiche ma solo lotta al potere elaborata nei consensi estorti; non c’è più la musica ma solo ritmi noiosi ed assordanti. La poesia, la grazia, gli innamoramenti, le attese, la delicatezza degli affetti, l’onestà, la rettitudine, la consapevolezza di un Signore che sta per tornare… tutto sembra sparito.

(continua)

 

pagina successiva  - Indice studi biblici  -  Home