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COME MAI ALLE PERSONE “EMPIE” [1] SEMBRA CHE VADA SEMPRE TUTTO BENE E NOI CREDENTI INVECE SIAMO SEMPRE TORMENTATI? - 1 di Renzo Ronca - 31-10-10
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“Perché prospera la via degli empi?”[2] Si chiede Geremia. “Vedendo la prosperità dei malvagi, quasi inciamparono i miei piedi”, dice Asaf[3]; ed in effetti questa domanda che tutti ci siamo posti nel nostro cammino, non è facile; è profonda e se non la inquadriamo nel giusto modo rischia di farci “scivolare” dalla fede.
Nel Vecchio testamento, quando ancora il piano di Dio che riguardava gli ultimi tempi non era stato ancora ben rivelato in Cristo, abbiamo delle “illuminazioni” personali, delle “aperture” che il Signore concede quasi privatamente solo ad alcuni dei suoi profeti quando entrano in comunione con Lui:
12 Ecco,
costoro sono empi;
Entrare nel “santuario di Dio” è un ingresso nel pensieri stessi di Dio, nella Verità spiegate dallo Spirito dell’Eterno:
Ma com'è scritto: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano». A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Infatti, chi, tra gli uomini, conosce le cose dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. (1 Cor 2:9-14)
Abbiamo dunque due modi di vedere le cose: uno terreno ed uno spirituale, quando si entra nell’intimità della preghiera. I due modi non hanno compatibilità, sono opposti tra loro, ed il credente deve imparare a capire le cose attraverso la meditazione di fede. Lo stesso Giobbe, “giusto” nella logicità umana, risultò “ingiusto” di fronte alle cose infinite che non conosceva di Dio e attorno a Dio e solo quando Lo incontrò se ne rese conto e si umiliò:
5 Il
mio orecchio aveva sentito parlare di te Notiamo allora una reazione tipica dell’uomo quando “incontra” Dio: si rende conto di essere niente, di aver parlato per presunzione umana, senza conoscenza e si ravvede tacendo, come nel caso di Giobbe; oppure riconosce il suo peccato di invidia verso i potenti del mondo.[4]
Il modo spirituale di comprendere non è umano ma una grazia di Dio che col Suo Spirito riesce a “raccordare” la Sua Sapienza infinita con la nostra natura limitata, trasformando, aprendo, convertendo in modo e nei tempi adeguati la nostra sensibilità ed intelligenza.
Solo in questo modo si intuisce il perché di cose inspiegabili umanamente, perché si apre una finestrella sull’infinito, sull’eternità e sul piano di Dio, composto d’amore, di giustizia e di scienza.
Tale conoscenza si ha solo per grazia, attraverso la consacrazione in una strada di umiltà e fede.
La conoscenza d’amore e il timore dell’Eterno sono tutto per l’uomo.
Ma approfondiamo di più quello che Paolo chiama “il mistero dell’empietà”[5]
(segue)
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[1] Empio: “non-pio” – privo di pietà religiosa, sacrilego, senza Dio. [2] Ger. 12:1 [3] Sal 73:2-3 [4] Poiché invidiavo i prepotenti, vedendo la prosperità dei malvagi. (Sal 73:3) [5] 2 Tess 2:7
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