Gli uomini invocano il nome del SIGNORE

PROSEGUE DA...“DA ADAMO A CAINO – PAURA ED ALTRE CONSIDERAZIONI” (seconda parte) – 320 UT

CAINO NON SI PENTÌ MINIMAMENTE, ebbe solo paura della punizione dell’Eterno, che lo scacciò per il mondo. Ciononostante, il Signore mise una protezione affinché Caino non venisse ucciso; un segno, forse qualcosa di simile a un tatuaggio, non ci è dato saperlo con esattezza, e Caino visse la sua vita moltiplicandosi. Mi sono chiesto a volte perché Dio mostrasse tolleranza e misericordia anche verso chi lo aveva rifiutato. Probabilmente possiamo arrivarci pensando alla nostra famiglia, all’amore di un genitore. Un padre, infatti, non odierà mai il proprio figlio. 

Se leggiamo i discendenti di Caino in Gen 4:16-24 possiamo fare qualche considerazione:

Gen 4: 16 “Caino si allontanò dalla presenza del SIGNORE e si stabilì nel paese di… “ Questo “Caino si allontanò dalla presenza del SIGNORE” va inteso sia in senso geografico e sia in un senso spirituale. Se vediamo Gen 4:16-24, vediamo che, anche se apparentemente si può prosperare, l’assenza di Dio fa prosperare anche la malvagità:  nella discendenza di Caino infatti vediamo molti figli (1), allevamento, musica con cetra e flauto per divertirsi, scoperta ed elaborazione di strumenti in ferro e bronzo, ma anche aumento del peccato e della superbia, infatti Lamec, uno dei discendenti di Caino, fu il primo a prendere due mogli (v.19) e uccise due volte (v.23) vantandosene con superbia, come se la vendetta fosse un merito: Gen 4:23 Lamec disse alle sue mogli: «Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamec, porgete orecchio al mio dire! Sì, io ho ucciso un uomo perché mi ha ferito, e un giovane perché mi ha contuso. 24 Se Caino sarà vendicato sette volte, Lamec lo sarà settantasette volte».

Ora se Abele non c’era più, e se questa discendenza era religiosamente lontana da Dio, dove si trovava la “progenie della donna” che poi portò la nascita di Gesù? Si trova nella discendenza di Set, il figlio da Adamo ed Eva dopo Abele:

Gen 4:25 Adamo conobbe ancora sua moglie ed ella partorì un figlio che chiamò Set, perché, ella disse: «Dio mi ha dato un altro figlio al posto di Abele, che Caino ha ucciso».

In Gen 5:6-32 vediamo la sua discendenza fino a Noè. In questa compare tra l’altro quell’Enoc che conosciamo già: Gen 5: 24 “Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese”.

Si tratta della stessa genealogia di Gesù che viene scritta in Matteo 1:1-16 (partendo da Adamo fino a Gesù) e in Lc 3:23-38 (a ritroso partendo da Gesù fino ad Adamo).

Questa discendenza non fu “lontana da Dio” come quella di Caino: In Gen 4:25 “Adamo conobbe ancora sua moglie ed ella partorì un figlio che chiamò Set, perché, ella disse: «Dio mi ha dato un altro figlio al posto di Abele, che Caino ha ucciso»”. Qualcuno vede qui Eva riconoscente a Dio. Nel versetto successivo Gen 4:26 Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. Allora si cominciò a invocare il nome del SIGNORE” si intravede la continuazione del rapporto con Dio. È probabile, come qualche studioso ha ipotizzato, che Adamo ed Eva abbiano parlato ai figli di Dio nel modo corretto ed abbiano insegnato loro come pregarLo.

Da un certo punto di vista potremmo chiamare simbolicamente in modo generico i discendenti di Caino “i figli del diavolo”, cioè quelli che crescevano seguendo il loro egoismo senza Dio; e i discendenti di Set come “i figli di Dio”. Come a dire che la terra si popolò di due rami di uomini (simbolici o reali non sappiamo con certezza) caduti dopo il peccato in Eden: un ramo con quelli in cui l’assenza di Dio era predominante, ed ebbero la loro evoluzione sociale nel mondo (con una involuzione spirituale),  e un altro ramo con quelli in cui il desiderio del legame con Dio ancora sussisteva, e mantennero questo contatto di fede con l’Eterno. In questo secondo ramo in qualche modo questa continuità di fede restò nei millenni, fino ad arrivare a quei “rimanenti del popolo di Dio” che poi, come Enoc, sarà rapita prima della tribolazione. Una “rimanenza” benedetta in cui, se resteremo fedeli nel timor di Dio, potremmo essere anche noi.

Se infatti osserviamo con attenzione Gen 5:1-3 leggiamo: Gen 5:1 Questo è il libro della genealogia di Adamo. Nel giorno che Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio2 li creò maschio e femmina, li benedisse e diede loro il nome di «uomo», nel giorno che furono creati. 3 Adamo visse centotrent'anni, generò un figlio a sua somiglianza, a sua immagine, e lo chiamò Set;…Notiamo che Dio fece Adamo a Sua somiglianza e Adamo fece Set a sua somiglianza. Nella Scrittura rivolta a Caino non mi pare si accenni ad una qualche frase simile di somiglianza con Dio. Probabilmente è un modo letterario per evidenziare con Set la continuità della giusta dipendenza dell’uomo da Dio, seppure dopo il peccato.

Vorrei evidenziare meglio questo punto che mette a confronto due tendenze, due modi di vivere, con Dio e senza Dio.  Da come capisco, nell’uomo, in tutti gli uomini nati dopo il peccato, viene trasmessa una EREDITÀ GENETICA E UNA EREDITÀ SPIRITUALE.

L’uomo, dopo il peccato nell’Eden, è comunque diviso in se stesso e si trova nell’inquietudine, nella paura della morte, nell’assenza di Dio, di cui sente più o meno consapevolmente la mancanza. Quegli uomini che fanno spazio al timor di Dio abbassano il loro “Ego” e con umiltà attraverso Gesù Cristo possono tornare a Lui (inizialmente solo per fede e poi in una unione/trasformazione reale, quando sarà il tempo).

Questa scelta di rispettare Dio e rispondere al Suo amore e alla Sua grazia, con la fedeltà, fa sì che la parte spirituale somigliante a Dio all’interno dell’uomo, possa “decontaminarsi”, crescere, e prendere una identità decisa, come veri “figli di Dio”, a somiglianza del Cristo. Questo cambiamento (che possiamo chiamare anche consacrazione o santificazione) ci permette di essere trovati pronti per il rapimento, perché anche noi come Enoc “piaceremo a Dio, “camminando con Lui” nella fede; e come lui “non saremo più trovati su questa terra”, perché il Signore ci prenderà con Sé nel rapimento della Chiesa.

Noi credenti tutti, dunque, in questo continuo rapporto di fede col Signore siamo trasformati già adesso: “contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito” (2Corinzi 3:18). Mentre gli altri, che si sono moltiplicati nel mondo senza Dio, assomiglieranno sempre più al loro signore del mondo, cioè a Satana, assumendo il suo carattere: falsi, bugiardi, amanti del denaro, del potere, del possesso di tutto senza che alcuna cosa possa soddisfarli, tendenti alle azioni più violente con l’orgoglio e la superbia. Quante volte nelle parole di alcuni potenti della terra mentre avvengono guerre importanti ho sentito frasi piene di arroganza e superbia! Frasi che riecheggiano quello che disse uno dei discendenti di Caino: “Gen 4:23 ….Sì, io ho ucciso …. 24 Se Caino sarà vendicato sette volte, Lamec lo sarà settantasette volte»! Ho visto alla televisione capi di nazioni (e persino sacerdoti di chiese importanti) con la Bibbia sul braccio, inneggiare alla “guerra giusta”. Un giorno il Signore non chiederà conto a queste persone delle migliaia di morti innocenti che hanno causato?

CONSIDERAZIONI FINALI

  1. Secondo la nostra fede l’uomo non era nato per morire, ma per vivere sempre, dopo una crescita in un ambiente sano come l’Eden alla presenza di Dio stesso. Questo si dedurrebbe anche dal fatto che “l’albero della vita” era in mezzo al giardino, e non era proibito mangiarne i frutti (Gen 2:9). Fu dopo la disubbidienza che l’uomo ne fu allontanato. Pensiamo che la natura dell’uomo, resa corrotta dall’estraneità del “seme del serpente”, abbia reso impossibile la sua presenza davanti a Dio non per una questione di principio, ma proprio per una “legge fisica” di cui non capiamo la portata. Tale realtà spirituale incompatibile tra Dio e uomo terreno dopo il peccato, si vede in diversi episodi nella Bibbia, dove Dio impedisce una vicinanza eccessiva o è costretto a proteggere la persona che gli sta troppo vicino, persino Mosè: Esodo 33:21 E il SIGNORE disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; 22 mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato; 23 poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere». Io credo si tratti proprio di una protezione anche per il nostro bene, perché fino a che non saremo completamente trasformati, il nostro corpo attuale non sarebbe fisicamente in grado di sopportare l’intensità della natura divina. 
  2. La morte, dunque, sarebbe per noi un evento straordinario che non riusciamo né a capire né ad accettare proprio perché non siamo “programmati” per incontrarla. D’altra parte, dopo l’Eden, la morte è la cruda realtà terrena dell’uomo. Anche se l’uomo ha elaborato tante tecniche per non pensarci, tuttavia essa incombe su di noi e ci spaventa. Possiamo dire allora che la paura di morire c’è sempre. 
  3. Se la paura fa parte della nostra vita terrena, non fa parte però della vita spirituale. L’uomo di fede, percependo l’amore di Dio, non ha paura della morte. Egli ha fatto una scelta e la sua identità, il suo “baricentro”, si è spostato dalle cose terrene a quelle dello Spirito di Dio, che la sua anima brama incontrare. L’uomo di fede allora cresce sempre più e più si consolida questa consapevolezza o nuovo livello di coscienza, e più sarà stabile e sereno nell’attesa del Signore.
  4. L’uomo di Dio è consapevole che può provare sul suo corpo tutte le tipologie delle emozioni, siano esse piacevoli o spiacevoli, ma sa che può dominarle con l’aiuto di Dio, come avrebbe potuto e dovuto fare Caino (Gen 4:6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»).

R.R.


 (1) I nomi nelle genealogie spesso si ripetono (come del resto anche oggi), per cui ad esempio quando leggiamo il nome di Enoc, non dobbiamo pensare allo stesso Enoc che fu rapito da Dio, il quale appartiene all’altra genealogia, quella di Set.

 

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