disegno di un toro su piedistallo e tutti che l'adorano

DOMANDA: Pensavo a quanto mi sia facile idealizzare certe persone per poi rimanerne sempre delusa, mi chiedo se sono solo io così oppure se è una cosa di tutti. Ma secondo lei perché idealizziamo le persone e le idee?

RISPOSTA: Gentile lettrice, la sua è una domanda molto acuta e mi fa piacere che se la sia posta. L’argomento aiuterà tutti noi cercare delle risposte. Cercheremo prima di dare una spiegazione generica e poi approfondiremo l’aspetto religioso.

Nel significato generale “Idealizzare” è “prendere un soggetto a modello, o il contenuto della propria esperienza, non quale esso è effettivamente o può essere nella realtà, bensì interpretandolo in modo da avvicinarlo a un tipo di perfezione […] L’ideale” in se stesso si contrappone al “reale”, non è legato alla realtà. Può essere “un prodotto della fantasia, dell’immaginazione non corrispondente alla natura oppure più particolarmente, ciò che è concepito dallo spirito e dall’intelletto come bello e perfetto, oggetto quindi delle più alte aspirazioni, a cui ci si propone di avvicinare la realtà esistente” (1)

In campo religioso “idealizzare” è avvicinare un soggetto al significato di “idolo”. L’idolo è tutto ciò che si frappone tra Dio e l’uomo, cercando per sé la gloria l’onore e la lode che spetta solo all’Eterno. Io sono il SIGNORE; questo è il mio nome; io non darò la mia gloria a un altro, né la lode che mi spetta agli idoli. (Isaia 42:8)

La presenza di Dio non ha mai abbandonato l’uomo (pure se l’uomo ha spesso abbandonato Dio) e continua a dargli in Cristo per mezzo dello Spirito Santo, la capacità di discernere e valutare ciò che è Vero da ciò che è falso.

Noi sappiamo che siamo da Dio, e che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno. Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna. Figlioli, guardatevi dagl'idoli. (1Giovanni 5:19-21)

Il punto sostanziale dell’idolatria e dell’idealizzare, ritengo in questo: All’inizio Dio crea l’uomo a Sua immagine: Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmine (Genesi 1:27). L’uomo creato non ha altra somiglianza e tendenza se non verso Dio stesso. Tra Dio e l’uomo non c’è alcun ostacolo; il loro rapporto è “diretto” e sano: l’uomo è creato da Dio dipende da Lui e Lui solo onora. La decadenza del peccato è stata un fatto successivo. Questo significa ad esempio che “l’idolatria costituisce una decadenza dalla norma e non uno stadio primitivo di religiosità superato gradualmente e con difficoltà” (2). Attenzione dunque a non considerare come nostra origine l’uomo delle caverne, creatura animalesca, che si esprime con grugniti, idealizza gli animali o il fuoco. Questa è la versione dei non credenti, dei “non creazionisti”, degli scienziati materialisti in genere. Per noi credenti invece, all’inizio c’era Dio, non l’idolo. Dio era con l'uomo, creato perfettamente, tra i due esisteva già un rapporto. L’idolo è venuto dopo, come un degrado delle coscienze a motivo dell’allontanamento dell’uomo da Dio.

Motivo della tendenza ad idealizzare: Sempre all’inizio, io credo, ci fu una specie di “imprinting” di Dio nella coscienza dell’uomo. Questa forte impressione dell’immagine di Dio, rimane “stampigliata” nella coscienza dell’uomo come in una memoria interiore, per tutta la sua vita; tale predisposizione si ripete in ogni bambino che nasce. L’uomo può esserne consapevole oppure no, tuttavia in lui ci sarà sempre una propensione a cercare e seguire Dio o quello che lui pensa essere Dio (3).

Questa inclinazione, vocazione, ispirazione a seguire Dio-Padre è il punto di forza o di perdizione dell’uomo. E’ di forza nel momento che riesce a seguire davvero il Dio della Bibbia; è di perdizione nel momento che segue un surrogato di Dio, un idolo, un qualcuno o qualcosa che viene fortemente idealizzato tanto da esserne condizionato nelle scelte e nel comportamento.

Detto in altri termini, l'uomo che è stato creato da Dio-Padre cerca, anela, nella sua vita, ad assomigliarGli, ad imitarLo, a seguirLo, come fa un bambino col suo papà. Anche se l’uomo nasce sulla terra (“lontano da Lui” tale inclinazione a cercarLo e amarLo gli rimane comunque; però rischia di seguire un’altra figura che, in questo caso, sarà elevata al ruolo di idolo.

Pensate che non ci siano più idoli oggi?  “L’idolo può essere ogni persona o cosa che nel nostro cuore prende il posto di Dio. L’amore per il denaro, l’avarizia, la concupiscenza, la ghiottoneria […] gli dèi che serviamo sono sempre Mammona, Venere, lo Sport, lo Stato, la Potenza, l’Io.” (4)

Ma che potenza ha l’idolo?  Di per se stesso l’idolo non ha nulla, non è nulla; non sarebbe dunque pericoloso. Tuttavia una potenza d’inganno può dargli una tendenza perversa notevole e farcelo apparire come importante, affascinante, dominante nei nostri pensieri. A questo punto l’idolo è l’amplificatore della potenza demoniaca e come tale può condizionarci, renderci dipendenti da lui. Tutto può essere idealizzato: una moglie, un marito, un genitore, un figlio, un amico, un lavoro, una filosofia, la libertà, il diritto, persino noi stessi quando ci sentiamo in grado di gestire tutto.

 C’è una difesa dall’idolo?  La difesa allora sta nel ristabilimento della Verità. L’uomo, volente o nolente, ha questa tendenza a idealizzare tutto; allora diamo a questa tendenza che cerca identità, il suo vero Padre. L’uomo è nato per conoscere Dio, abbandoniamoci dunque con interesse sincero a questa scoperta e non deviamo dall’unicità del Padre e dai Suoi insegnamenti, visto che ce li ha asciati per iscritto. Non vi sono due madri e non vi son due padri: ve n’è uno solo: Dio. SeguendoLo leggendo la Sua Parola, riconosceremo sempre più la Sua vera voce e allora qualcosa in noi sobbalzerà di gioia e non saremo più portati fuori strada perché   “chiunque crede in Lui non sarà deluso” (Rom 10:11).


 (1) Diz. Treccani

(2) Dizionario Biblico GBU

(3) “imprinting” è un termine usato nell’etologia (comportamento animale) ed indica una forte impressione, irreversibile, o comunque durevole, che l’individuo riceve appena nato nei confronti del proprio genitore o di un suo surrogato (Treccani).  Nella scoperta dell’imprinting l’etologo Konrad Lorenz dimostrò che alcune piccole oche appena nate seguirono lui come fosse la loro madre “La figura con cui i piccoli di oca interagiscono entro le prime 48 ore dalla nascita genera un imprinting: essi imparano a riconoscere quella come la propria madre, a prescindere che sia un’altra oca, un animale differente o, appunto, un essere umano! Esiste infatti una “finestra temporale” molto precoce entro la quale, subito dopo la nascita, il cervello degli esseri viventi è geneticamente predisposto a riconoscere gli esseri viventi che incontra come figure di riferimento e, quindi, a stabilire con esse un legame di attaccamento. Gli esperimenti di Konrad Lorenz infatti diedero avvio a tutta una serie di studi che portarono a identificare meccanismi analoghi di imprinting anche in altre specie animali e, seppur con delle differenze, anche negli esseri umani” (https://www.crescita-personale.it/articoli/crescita-personale/psicologia/l-imprinting-secondo-konrad-lorenz.html)

(4) Dizionario Biblico di R. Pache

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