La ricerca di Dio nell'uomo

DOMANDA PROFONDA DI UN CREDENTE: "Può esistere un credente che sente sentimenti così diversi, che non si ritrova in nessuna denominazione? Evidentemente sì.  Dei cattolici non trovo tante cose rispondenti alle Scritture, degli evangelici mi manca la dimensione contemplativa e meditativa... Riuscirò a trovare la modalità che apre completamente il canale del dialogo/della preghiera tra Dio e me? Starò scomodo in ogni chiesa in cui andrò?"

RISPOSTA:

“Può esistere un credente che sente sentimenti così diversi, che non si ritrova in nessuna denominazione? Evidentemente sì. Dei cattolici non trovo tante cose rispondenti alle Scritture, degli evangelici mi manca la dimensione contemplativa e meditativa...”

E fin qui, tutto giusto o quasi. (1)

“Riuscirò a trovare la modalità che apre completamente il canale del dialogo/della preghiera tra Dio e me?”

Qui penso che la risposta sia “no”. Nel senso che non è in potere dell’uomo, di nessun uomo, “trovare” Dio, bensì è il contrario: è Dio che va a cercare l’uomo per relazionarsi con lui: “Dio il SIGNORE chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?»” (Gen 3:9)

Allora sorgono altre considerazioni: 

“Potrà mai Dio rivelarsi COMPLETAMENTE all’uomo e a me in particolare?” All’uomo terreno NO, lo “brucerebbe” perché la natura umana (da quando l’uomo è uscito dall’Eden) non è compatibile con quella divina a causa del retaggio del peccato (o “seme del serpente” presente nell’uomo finché esisterà la morte fisica).

Tuttavia, esistono delle possibilità particolari:

  • La prima, “il top” (che la chiesa cattolica chiama “rapimento mistico”) in cui in uno stato misterioso (2), il Signore Gesù può manifestarsi. Lo stesso Gesù al quale Dio preparò un corpo (3), e con cui Dio Padre creò ogni cosa (4), e che per questo è conoscitore di ogni nostra cellula e del meccanismo del fluire dei nostri pensieri, risorto dal corpo terreno e dunque conoscitore dei suoi segreti, senza farci del male può, se vuole, mostrarsi a noi in varie forme.
  • La seconda, in quella che chiamiamo “preghiera” (ma sarebbe più giusto dire “scambio, dialogo, comunicazione”, esiste già una scala di percezioni e di dolce colloquio più o meno elevato tra noi e il Signore. Basta restare in Sua compagnia da soli, in silenzio o con dolci colloqui anche mentali. Questa seconda possibilità è alla portata di tutti i credenti, sempre per volere di Dio, per i meriti di Cristo, nel tramite dello Spirito Santo. Questo tipo di comunicazione varia per ciascuno di noi in base alla sua maturità di fede.

Da cosa dipende allora la maggiore o minore elevazione personale in queste forme di spiritualità? Prima di tutto da Dio ovviamente, Il Quale può agire come vuole in chi vuole (visto che “tutte le anime sono sue” Ez. 18:4); secondariamente può dipendere da quanto noi siamo “decontaminati” (santificati) da ogni forma di idolatria. Nella nostra trasparenza al Divino, infatti, nell’ipotesi di una Sua presenza forte, tante più “ombre” abbiamo (immagina una lastra medica) e tanto più potrebbe essere traumatica e pericolosa la nostra “esposizione” a Lui. Il Signore sa che la Sua presenza potrebbe sconvolgerci fisicamente e psicologicamente (Paolo rimase cieco per tre giorni). Egli sa che potrebbe mettere così tanto la nostra mente alla prova, da bloccarla, condizionarla, forse imprigionarla, in quell’attimo della presenza stessa, tanto da non fargli più desiderare nulla nel mondo. Il vivere nel mondo allora diventa più difficile e si realizza principalmente per l’ubbidienza a Dio stesso e per amore del prossimo. Probabilmente l’apostolo Paolo aveva sentimenti simili – per certi versi drammatici - quando disse in Filippesi 1:20 “secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. 21 Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. 22 Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. 23 Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; 24 d'altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne. 25 Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere d'aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede”.

Chi ha percepito il Signore dunque non Lo conosce mentalmente ma è stato conosciuto in modo così intenso, profondo e sublime che tra lui e il mondo rimarrà sempre un distacco così “eccessivo” forse, da vivere la vita si, ma quasi senza viverla. 

Forse è anche per questo che in noi credenti è tanto forte il desiderio di uscire dal mondo e restare in ambienti “asettici” dalla mondanità, o calmi, contemplativi; perché in fondo restare nel mondo dopo aver conosciuto il Signore è troppo doloroso per via della continua nostalgia di Lui.

[può essere utile il mio breve scritto che il fratello Gianni ha presentato nel sito: “SETE DI DIO: IL SIGNORE CI STA PREPARANDO PER IL RAPIMENTO, RALLEGRIAMOCI”, in cui si parla di una particolare “tensione dell’anelito”.]

Renzo Ronca


(1) In realtà nelle chiese evangeliche di tipo pentecostale, le quali mettono al centro del loro culto la guida dello Spirito Santo, esiste una parte opzionale del culto che si chiama “adorazione”, fatta per lo più di silenzio dell’assemblea (con qualche rara parola del pastore) e delicata musica di sottofondo, in cui si può percepire davvero la presenza spirituale del Signore. Non tutti i pastori la fanno, e non sempre, ma è la parte di cui sento di più la mancanza.

(2) 2Corinzi 12:2 “Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo.”

(3) Ebrei 10:5 “Ecco perché Cristo, entrando nel mondo, disse: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta ma mi hai preparato un corpo;”

(4) Giov 1:1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. … 14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.

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