La volta scorsa abbiamo presentato una prima paginetta come si fa di solito nei forum. RIPRENDIAMO E PROSEGUIAMO ORA NON SOLO CON LO SVILUPPO DEI CONTENUTI (si è aggiunto Renzo), MA CON UNA FORMA FRATERNA PIU' SCORREVOLE, PIU' "ARROTONDATA":
FINO A CHE PUNTO IL CRISTIANO PUO’ ACCETTARE IL COMPROMESSO NEL MONDO DI OGGI?
22-9-21
Gioia: Io penso che il discorso del compromesso vada vissuto nella misura in cui non va contro i princìpi in cui crediamo. Mi spiego: se scendo a compromessi al punto da rinnegare Dio per convenienza o quieto buon vivere, lì è sbagliato, però allo stesso tempo non è necessario andare in giro con la fascetta da Rambo professando e strillando a tutti che sbagliano o sono infedeli. Già il nostro comportamento dovrebbe essere testimonianza di ciò in cui crediamo. Poi sicuramente ci sono delle occasioni in cui, inevitabilmente il compromesso va accettato, però purché non implichi mai né offesa a Dio, né la sua negazione
C.: Il compromesso, come espressione di un accordo tra due parti, potrebbe risultare troppo impegnativo perché implica e richiede fedeltà a quell’accordo. Io parlerei invece di tolleranza. Ma anche la tolleranza ha però un limite… Essere tolleranti non perché siamo perfetti ma perché ci dia la possibilità di poterci dissociare in alcuni contesti che non condividiamo.
Gioia: Il concetto di tolleranza potrebbe implicare in effetti un sentimento di 'perfezione' e 'giustizia' di cui nessuno ha detto che siamo investiti. Essere tolleranti rischia di diventare un atteggiamento passivo oltre che giudicante, mentre il compromesso implicherebbe un lavoro anche su noi stessi. Un po' come a dire che la tolleranza è a senso unico, il compromesso è a doppio senso tra i due.
5-10-21
Giovanni: Io credo che ci sono elementi caratterizzanti la nostra fede che sono imprescindibili e quindi non negoziabili poichè desunti direttamente dalla Parola di Dio e fondamento della nostra vita. In questo senso quindi non è possibile parlare di compromesso poichè per definizione questo atteggiamento si può concretizzare solo recedendo, anche parzialmente, dai propri principi in vista dell'ottenimento di un vantaggio pratico. Allo stesso modo è impossibile parlare di tolleranza senza avere correttamente definito cosa debba intendersi con questo termine. Mentre il compromesso per avere luogo richiede la compartecipazione caratterizzata da rinunce da ambo le parti, il concetto di tolleranza si può esprimere sostanzialmente in due diverse maniere: 1) Tolleranza come capacità di resistere a condizioni sfavorevoli o non condivisibili senza esserne coinvolto e quindi non subendone l'influenza; 2) Tolleranza come attitudine a mostrarsi ragionevoli, comprensivi verso idee, credenze religiose, sistemi politici diversi o contrari ai propri che tuttavia possono influenzare i nostri comportamenti. Parlare di perfezione e giustizia nella tolleranza è complesso e pericoloso, io penso che si possa correre il rischio di spostare il punto focale preposto ad esercitare il giudizio. Non dobbiamo essere noi a giudicare ma dobbiamo sottoporre ogni cosa al filtro della Parola di Dio; è Lei che giudica separando ciò che è bene da ciò che è male. Se veramente "abbiamo la mente di Cristo" allora il nostro giudizio discende direttamente dall'applicazione degli insegnamenti che Dio ci ha fornito e quindi i termini compromesso e tolleranza possono assumere valenze estremamente pericolose se l'oggetto del contendere sono i fondamenti trasmessi dalla parola di Dio. Del resto "la macedonia" ecumenica da molti sponsorizzata si fonda proprio sull'uso intensivo di compromesso e tolleranza.
11-10-21:
Renzo: Pensavo allo stato “naturale” dell’uomo dopo il peccato originale. L’uomo ha in se stesso due tendenze determinate dalla radice del peccato e dal ricordo di Dio. Tutta la sua vita è alla ricerca di se stesso in un difficile equilibrio che cambia: da una parte la tendenza istintiva carnale che vorrebbe seguire l’andazzo del mondo, dall’altra una attrazione spirituale a ricongiungersi con Dio. La risultante non è fissa nella vita, ma è mobile, e sarà data dalla sua coscienza che, se accoglie l’attrazione dello Spirito Santo, cercherà di assomigliare sempre più al Signore, essendo a Sua immagine e somiglianza. Noi cristiani in questo percorso che durerà tutta la nostra vita terrena, vedremo che il baricentro del nostro essere si sposterà sempre più verso lo spirituale. In Eden forse non esisteva il compromesso essendoci la presenza di Dio che riempiva tutto. Forse è quella la nostra aspettativa. Ma è un percorso che deve tener conto dell’essere ancora carnali, con molti limiti. Probabilmente in ognuno di noi credenti vi sono continui assestamenti finché saremo sulla terra.
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