8-2-23

Premetto subito che non siamo una “chat” in cui parliamo di cose inutili o pettegolezzi (“gossip”), però non vogliamo nemmeno che sia un mortorio! Dovremo trovare un equilibrio che ci vada bene, in cui pur ruotando sempre attorno al Signore, centro della nostra vita e dei nostri pensieri, potremo comunque parlare di noi e magari consigliarci fraternamente. Dico questo sia per l’interpretazione di quanto leggiamo e sia per cose più semplici e pratiche che ci capitano ogni giorno.

Quale potrebbe essere la più giusta configurazione? Gli equilibri si formano col tempo in base ai caratteri delle persone e alla fraternità cristiana consigliata nella Scrittura. Ma la nostra comunità PIC, piacendo a Dio, avrà ogni tanto nuovi fratelli e nuove sorelle, per cui dovremo spesso “riconfigurarci” per così dire. Quelli più anziani potranno aiutare quelli nuovi. I nuovi dovranno prendersi cura di conoscere tutte le consuetudini precedenti utili, già in uso, in modo da adattarsi presto.

Consiglierei di non fare mai domande troppo personali, sia ai nuovi che a quelli che ci sono già. Se uno vuole potrà parlare di un suo fatto specifico magari per chiedere un consiglio, oppure non potrà farlo, come preferisce. Però fatti troppo personali non vanno messi sui nostri spazi. D’altra parte se esistono legami d’amicizia e di confidenza tra voi potrete parlarne in privato, ma sempre con vigilanza, chiedendo prima se ciò è bene accolto. Consiglierei vivamente qualora fosse necessaria una confidenza, di farlo donne con donne e uomini con uomini; scusate la franchezza ma è bene dirlo subito, infatti chi arriva qui potrebbe essere abituato alle chat mondane e non a quelle cristiane.

Altro punto spinoso che a volte capita con chi proviene da chiese cattoliche, ma su cui è bene vigilare, è questo: c’è la tendenza a confidarsi e “confessare” spesso dei nostri particolari un po’ delicati, aspettando magari in buona fede comprensione e consigli. Vorrei dire subito che anche se ci fossero vincoli di sincera amicizia cristiana, noi evangelici evitiamo di parlare di argomenti troppo personali in cui ci siano peccati di una certa morbosità. Come diceva un servitore del Signore: “il peccato inquina”, ed inquina tutti, sia chi lo confessa e sia chi lo ascolta, per questo ognuno dovrà vigilare. Certe questioni in cui pensiamo esserci un peccato, per esempio di tipo sessuale, vanno direttamente rivolte a Dio, nella nostra stanzetta quando preghiamo; non mettiamo dunque in imbarazzo il fratello o la sorella. 

Sono invece simpatiche le domande di carattere più generale, anche leggero, che ci aiutano a capirci quando parliamo. In un gruppo altrove un po’ troppo silenzioso, leggevo, per esempio, una sorella che per ravvivare la chat diceva: “Che bella giornata oggi da me! Da voi come è? Io sto per fare una passeggiata con la famiglia, voi che programmi avete oggi?”. 

Ma sarebbe utile e preferibile dire cose come: “leggevo questa frase delle Scrittura… ma non mi è chiara, secondo voi che significa? Come possiamo applicarla?” E’ infatti dalla riflessione comunitaria su domande come questa che cresce la Chiesa.

Un caro saluto.

R.R. 

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