bambino si arrampica su una duna di sabbia

 La presenza e persistenza del peccato spesso sta nel fatto che non viene da noi riconosciuto come tale.

Quando Gesù andò alla vasca di Betesda sapeva di trovare moltissimi malati "Sotto questi portici giaceva un gran numero d'infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici" (Giovanni 5:3) Ad uno di questi, malato da 38 anni, fa una domanda “strana”: 6 Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?» - Sembra una domanda illogica: per forza uno che sta male vuole guarire! Ma non è una domanda assurda, anzi ci apre ad un paio di riflessioni molto importanti:

1) MANCANZA DI CONSAPEVOLEZZA - La difficoltà più grande dell'uomo di oggi è che non si rende conto di quanto sia spiritualmente malato. Difatti, come puoi avere il perdono dei peccati se non capisci che sei nel peccato?  Anche di fronte all’evidenza, spesso, noi non accettiamo certe verità. Sono innumerevoli gli esempi degli alcolizzati o dei drogati che non ammettono mai di esserlo.

La consapevolezza tra bene e male si apprende gradatamente nella crescita, ma l'uomo dell'Eden, sospinto dal serpente, non volle aspettare i tempi di Dio e tentò di possedere tutto subito; sappiamo come andò a finire. Oggi come allora  l'uomo terreno cerca di gestirsi in autonomia, cioè vuole fare da solo senza il Signore; ma fallisce regolarmente non riuscendo a garantire né giustizia né fraternità. Infatti alla base della giustizia e della fraternità c'è l'amore; e l'uomo che non abbia PRIMA ricevuto l'Amore di Dio, ha una idea dell'amore alquanto i filosofica o emotiva o centrata sul possesso.

Senza conoscenza diretta di Dio, il "bene" diventa un concetto astratto e il "male" è solo il suo contrario.

Il peccato senza coscienza di Dio, può diventare qualsiasi cosa, può diventare persino un principio da difendere per la libertà. Prendiamo per esempio il recente "diritto alla blasfemìa", "diritto" propagandato come una delle "conquiste della libertà" (*). Ma la libertà senza coscienza morale non ha limiti. Continuando così domani potremo tornare di nuovo alle uccisioni di massa in nome non so di cosa. 

2) VOLER PERSISTERE NEL PECCATO - Se non riconosciamo il peccato in quanto tale e lo scambiamo per conquista e libertà, viene facilmente il desiderio di restarci! E' anche per questo che molti non vogliono essere "curati" dall'amore di Dio: non conoscendo l'Eterno infatti non concepiscono le preghiere e vedono la fede come una debolezza o un pericolo per la stessa libertà. E certo, bisogna ammettere che i comportamenti di molte chiese non hanno contribuito  ad aumentare la fiducia, essendo spesso le stesse chiese organizzazioni corrotte del potere umano. Il peccato dell'uomo non credente dunque si trasforma, si maschera e può diventare una evoluzione dell'ipocrisia da esporre con orgoglio. In fondo è logico:  manca la coscienza che possa spingere ad un esame e ad un riconoscimento del loro cattivo comportamento. La coscienza a cui mi riferisco ovviamente è quella che scaturisce dalla fede, come la risultante tra lo Spirito di Dio e lo spirito dell'uomo. Capire di essere peccatori non è una conquista della ragione, ma una rivelazione decisiva dell'amore di Dio per la salvezza nostra (Giov. 16:8).  Accettare di essere nel peccato è dunque il primo passo per la salvezza. 

Ci vuole umiltà per avere la grazia, e ci vuole intelligenza per cercare l'umiltà, perché l'orgoglio e la superbia portano sempre alla perdizione di ogni confronto obiettivo e onesto con la realtà.  "Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili" (Giac. 4:6; 1 Piet. 5:5; Prov. 3:4)

R.R.


 

(*) Dopo i fatti del giornale Charlie Hebdo in Francia (2015), una delle affermazioni che, come uomo di fede cristiana, mi ha colpito è stata questa: “noi abbiamo diritto alla laicità ed alla blasfemìa”. Già mettere insieme “laicità” e “blasfemìa” mi pare azzardato infatti non hanno molto in comune; poi parlare proprio di “DIRITTO alla blasfemìa” (un importante uomo politico ha usato addirittura la parola “orgoglio”) mi è sembrato un po’ difficile da capire. Così ho fatto delle ricerche. Ho dovuto ammettere la mia ignoranza perché ho trovato che “In alcuni paesi la bestemmia non è un crimine. Per esempio, negli Stati Uniti d'America essere perseguiti per questo crimine violerebbe la Costituzione secondo quanto stabilito dalla giurisprudenza nel caso Joseph Burstyn, contro Wilson. Nel Regno Unito, precisamente in Inghilterra e Galles i reati di blasfemia sono stati aboliti nel 2008. In Europa, il Consiglio d'Europa ha raccomandato che i paesi membri adottino leggi a favore della libertà d'espressione […] In Italia la bestemmia è considerata un illecito amministrativo, essendo stata depenalizzata con la legge 25 giugno 1999” (Wikipedia). Certo se questa è la legge dobbiamo solo prenderne atto; benché occorrerebbe probabilmente fare dei distinguo e stare più attenti alluso delle parole come fa notare un articolo approfondito di chi sembra conoscere bene la legge https://www.questionegiustizia.it/articolo/il-presidente-macron-e-la-liberta-di-blasfemia.  Tuttavia al di là della politica su cui non capisco niente e delle leggi degli stati, come persona di fede cristiana, non posso esimermi dal dire che secondo me bestemmiare, pure se non va contro le leggi dello Stato, rimane un peccato contro Dio - come si desume dai comandamenti biblici - ed offende non solo Lui, ma anche tutte le persone di fede che in Lui credono. Dunque va contro il rispetto reciproco che il nostro sistema occidentale dovrebbe garantire.

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