giovane seduto sulle scale con viso tra le mani

Dalle recenti ricerche riguardo gli effetti della pandemia sulla popolazione, emerge che  c’è stato un aumento del 26% della depressione e  un 28% dei disturbi d'ansia; maggiormente colpiti sono le categorie più fragili, donne anziani e adolescenti.

Preoccupa lo stato degli adolescenti più che dei bambini, perché se è vero che i giovani hanno una maggiore capacità di resilienza (1) e di recupero, sono più a rischio di psicopatologia se esposti a prolungato isolamento, a privazione dei contatti con i coetanei e di attività sociali.

Gli effetti li vediamo nei loro comportamenti: aumento dell’aggressività, abuso di internet, dipendenza dai social, ridotte ore di sonno o sonno disturbato, comportamento alimentare disordinato… tutti possibili segnali di disagio psicologico.

Il Covid ha accentuato alcuni aspetti che già esistevano: i giovani hanno difficoltà ad esprimere le loro emozioni e, lì dove non trovano una via, prendono la strada dell’isolamento/chiusura [vedi fenomeno degli Hikikomori (2)] oppure dell’aggressività.

Questa aggressività può essere agita verso l’esterno (come negli episodi delle babygang o delle aggressioni omofobe o xenofobe), oppure verso se stessi con atti di autolesionismo.

Gli adolescenti tendono a comunicare i loro bisogni e le loro emozioni, così come i conflitti più profondi, principalmente attraverso l’azione, si chiama acting-out ed è uno dei meccanismi di difesa più utilizzati dai soggetti che non riescono a fare un lavoro mentale e a verbalizzare le emozioni. Questa incapacità è fisiologica e normale in una persona molto giovane che deve ancora imparare a gestire pensieri ed emozioni proprie e altrui. La scarsa autoregolazione emotiva e l’impulsività sfogano con azioni aggressive verso il proprio corpo (comportamenti autolesivi come abuso di sostanze o disturbi alimentari) o verso gli altri.

La famiglia, la società, la scuola sono gli organi che dovrebbero arginare e contenere questi vissuti dei ragazzi, sono gli adulti le guide nella crescita verso la maturità.

Ma accade che questi tre soggetti hanno in sé delle carenze, sono essi stessi in difficoltà.

La pandemia ha destabilizzato anche loro e peggiorato le carenze preesistenti. In particolare nella famiglia: come hanno reagito gli adulti alla pandemia? Quanto si sono sconvolti e spaventati? E nella loro ansia e paura, che tipo di sostegno hanno potuto offrire ai figli?

Spesso i genitori si spaventano dei vissuti emotivi dei figli e scelgono il silenzio; per non ascoltare il dolore dei giovani, questi si ritrovano a fare i conti da soli con qualcosa di sconosciuto e senza strumenti. Bisogna tornare ad imparare, tornare a chiedere “come posso fare?” “cosa devo acquisire di nuovo per fare meglio, per uscire da questo malessere”?

In questo crescendo di crisi generale, dove gli adulti spaventati e in difficoltà non chiedono aiuto a chi potrebbe aiutarli (psicologi, consulenti familiari), la punta dell’iceberg è rappresentata dai giovani con le loro azioni violente e i loro attacchi di panico, con i loro corpi tatuati e pieni di piercing, unico mezzo che sanno usare per comunicare e inviare messaggi (oltre al cellulare, certo!).

Occorre prendersi la responsabilità personale, ciascuno per sé, del cammino che si sta facendo, ritrovare il senso e gli obiettivi personali. Soltanto con la cosapevolezza di sé e con un senso diverso dell’esistenza ritrovato, come adulti possiamo facilitare il percorso ai giovani e capire cosa ci chiedono.

Gabriella Ciampi 


 

(1) resilienza: in psicologia, la capacità di superare un evento traumatico o una crisi;

(2) Hikikomori:  sono adolescenti e giovani adulti che decidono di isolarsi dalla vita sociale per lunghi periodi di tempo.

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