disegno uomo e ragazzo non riescono a comunicare

Ogni giorno i media ci parlano di violenza minorile in aumento, sia per quantità sia per gravità. Si va dal il bullismo verbale (prese in giro, minacce, diffamazione) e/o fisico a veri e propri reati (percosse, furto, estorsione, danneggiamento) .

Le forme di “devianza minorile” sono varie, si concretizzano in comportamenti antisociali e si manifestano attraverso condotte come i fenomeni delle “baby gang”, del “bullismo” e del “cyberbullismo” (dove vediamo un uso distorto dei social network).

Ciò a cui assistiamo oggi sono azioni aggressive e violente da parte di gruppi anche di giovanissimi (13-14 anni) verso coetanei ma non solo, anche verso adulti. Abbiamo sentito di aggressioni ad insegnanti, a senzatetto, a stranieri, come anche di atti gravi di omofobia o antisemitismo. Ci sono situazioni di aggressività persino verso i propri genitori.   Il fenomeno quindi è grave e serio e ci preoccupa vederlo tra gli adulti ma ancora di più tra i giovani e tra i ragazzini.

PERCHE’ ACCADE QUESTO? COME POSSIAMO INTERPRETARLO E COSA POSSIAMO FARE PER AFFRONTARLO E ARGINARLO? Fermiamo alcuni punti di base.

1. Gli adolescentitendono a comunicare i loro bisogni e le loro emozioni, così come i conflitti più profondi, principalmente attraverso l’azione, si chiama acting-outed è uno dei meccanismi di difesa più utilizzati dai soggetti che non riescono a fare un lavoro mentale e a verbalizzare le emozioni. Questa incapacità è fisiologica e normale in una persona molto giovane che deve ancora imparare a gestire pensieri ed emozioni proprie e altrui. La scarsa autoregolazione emotiva e l’impulsività sfogano con azioni aggressive verso il proprio corpo (comportamenti autolesivi come abuso di sostanze o disturbi alimentari) o verso gli altri.

2. Una caratteristica fondamentale dei ragazzi violenti è il deficit di empatia, è cioè assente la capacità di immedesimarsi in un’altra persona. La carenza o la mancanza di empatia può portare a condotte aggressive, perché viene a mancare sia la capacità cognitiva di ragionare sul vissuto altrui, sia la risonanza emotiva riguardo alle conseguenze del proprio comportamento sulla vittima.

Nei ragazzi predisposti a questa mancanza di empatia, specialmente in momenti di conflitto o in situazioni di gruppo, viene meno la capacità di inibire le proprie tendenze aggressive e possono verificarsi agiti violenti e “fuori controllo”

3. IL GRUPPO. Il gruppo dei pari ricopre un ruolo molto importante nello sviluppo dell'identità in adolescenza, sappiamo tutti che sostiene il giovane nel processo di emancipazione dai genitori. L'aggregarsi con i coetanei permette all'adolescente di sperimentarsi al di fuori della sua cerchia familiare e nel gruppo l'adolescente sembra trovare rassicurazione.

A volte far parte di un gruppo può alimentare e sostenere azioni aggressive e violente. Molti studi hanno indagato i fattori che conducono un gruppo di coetanei a legarsi attorno ad un'azione violenta e deviante. Una teoria (Le Bon 1895) ritiene che nelle situazioni di folla, individui normali si trasformano in soggetti violenti e irrazionali, in quanto si svilupperebbe una mentalità collettiva alimentata da 3 elementi fondamentali: Anonimato, contagio e suggestionabilità, tre cose che causerebbero negli individui perdita di razionalità e di identità, condizione che permette lo scatenarsi di istinti distruttivi e violenti. 

Inoltre nel gruppo, le persone tendono a sentirsi meno responsabili per comportamenti legati alle violazioni delle regole perché la responsabilità individuale si trasforma in quella collettiva, cosa che contribuisce ad una riduzione del senso di colpa rispetto alle azioni di violenza, e ad una modificazione della percezione della vittima, che viene oggettualizzata, non viene vista come persona umana.

 Da quanto detto ci rendiamo conto della complessità del problema: questi giovani sono portatori di forti vissuti emotivi che non sanno esprimere se non attraverso atti aggressivi. Gli adolescenti hanno difficoltà a comunicare pensieri ed emozioni, in parte è normale ma in parte non sempre trovano interlocutori preparati e accoglienti.                            

Ci sono tre soggetti fondamentali in questo quadro: la famiglia, la società e la scuola. 

  1. LA FAMIGLIA. Molti studi hanno evidenziato come la presenza di dinamiche relazionali disfunzionali in famiglia , come i silenzi, espressioni ambigue, sguardi sfuggenti, incoerenza tra ciò che viene detto e ciò che viene mostrato, siano ricorrenti in questi casi di violenza, così come l’aver assistito a episodi di violenzatra genitori o ad una incapacità di gestire e canalizzare emozioni negative come la rabbia.

Purtroppo quando la famiglia è debole, frammentata, con genitori poco autorevoli, allora maggiormente cresce la fuga dell’adolescente verso il gruppo. Ma lo stesso può accadere per chi proviene da contesti famigliari eccessivamente accondiscendenti o iperprotettivi.

I ragazzi delle baby gang si affacciano all’ adolescenza pieni di rabbia e di desiderio di affermazione e di autonomia e al tempo stesso bisognosi di rassicurazioni, di sentirsi accettati dai coetanei e trovano tutto questo in un gruppo.

  1. LA SOCIETA’. Lancini ha pubblicato un libro dal titolo ‘L’età tradita. Oltre i luoghi comuni sugli adolescenti’, dove dice che il disagio e la disperazione avvertita dalle nuove generazioni derivi dalla certezza “di una progettualità futura” inesistente:i giovani si sentono persi, parlano ma sanno di non essere ascoltati.

Si arrabbiano e scaricano questa tensione su sé stessi o, in alcuni casi, sugli altri.   CERCANO LO SCONTRO E L’OCCASIONE PER AVERE VISIBILITÀ: i giovani se sentono svalorizzati e inascoltati.

  1. LA SCUOLA. La scuolasembra indifferente alla crisi esistenziale di queste nuove generazioni, quando invece sarebbe a scuola che il ragazzo sperimenta se stesso e si misura con l’altro, qui apprende il rispetto e lo scambio, il dialogo.

Insomma, la famiglia e la scuola sono assenti rispetto al loro mandato sociale, alla funzione mediatrice che dovrebbero avere verso una personalità in formazione.

In conclusione, occorre che gli adulti affrontino loro per primi i propri problemi di insicurezza e ansia, le loro difficoltà e paure, perché finché non riusciranno a rapportarsi in modo adulto ai figli e ai giovani in generale, per un ascolto attento, questi scapperanno altrove trovando false sicurezze e punti di riferimento nocivi.

Sorry, this website uses features that your browser doesn’t support. Upgrade to a newer version of Firefox, Chrome, Safari, or Edge and you’ll be all set.

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull'utilizzo del sito stesso.
Proseguendo nella navigazione accetti l’uso dei cookie; altrimenti è possibile abbandonare il sito.