Fiori di mandorlo
“Oggi compio diciannove anni. Ho soffiato sulle candeline della torta che i miei hanno comprato per festeggiarmi, ed ho espresso il mio desiderio in silenzio: voglio morire.
Cammino e guardo l'asfalto sotto i miei piedi. Immagino di cadere e scomparire, fondermi con la strada, non esistere, non essere mai nata. É come se la forza di gravità fosse triplicata per me. Spero di morire subito, in un momento, e non sentire più niente.
Che cosa c'è di così terribile nella mia vita? In apparenza è una vita normale, dovrei anche ritenermi fortunata perché nulla di essenziale mi manca. Certo i miei genitori non sono capaci di capirmi, ma succede a molti. Con gli amici mi sforzo di mostrarmi simpatica e ottimista, in genere sono io quella che aiuta, dà consigli, ma dentro di me...dentro di me sto male. É come se avessi un buco nero che vuole divorare tutto e non è mai sazio. Non mi manca niente, ma mi manca tutto... penso che non c'è un vero motivo per vivere... penso che vivere o morire è la stessa cosa. E allora voglio morire per smettere di sentirmi così male.
Ho paura, dentro di me sono terrorizzata dagli anni, mesi, giorni che ho davanti a me, da ogni singolo secondo che mi aspetta. Come posso reggere una vita intera con questo vuoto affamato dentro di me?
Cerco di calmarmi, mi costringo ad agire come se questi pensieri non esistessero.
Non penso di uccidermi, non potrei farlo. Non voglio rendermi colpevole del dolore che procurerei alla mia famiglia. E inoltre non sono sicura che la vita finisca davvero con la morte, non sono sicura che morire significherebbe davvero non esistere più. E se, uccidendomi mi condannassi davvero ad un esistenza peggiore di questa, come farei a scappare poi? Mi limito a sperare, a guardare in alto, a pensare intensamente: ti prego, ti prego, fammi morire.
Per un po' di tempo vado avanti con questa preghiera, senza sapere se c'è davvero qualcuno che mi sente.
Un giorno, la disperazione è al culmine. Mi trovo in una città che non conosco, mi ci sono trasferita da poco per studiare. Vado in giro e comincio a piangere per strada, piango apertamente, senza più ritegno.
Non so se qualcuno se ne accorge, comunque nessuno si avvicina, nessuno mi parla.
Piango fino ad avere mal di testa. Sono completamente sola in mezzo a questa gente indifferente, nessuno mi aiuterà, niente più importa.
Mi trovo davanti una piccola chiesa in pietra. Entro e mi siedo, sempre in lacrime. Non mi guardo intorno, non so se c'è qualcuno. Certo è che nessuno mi viene vicino.
Rivolgo in alto i miei pensieri e comincio a pregare: aiutami, ti prego, aiutami...”

Oggi ho quasi vent'anni in più rispetto ad allora. Mi immagino di avvicinarmi alla ragazza che ero quel giorno, vorrei poterle dire che non era sola, che dal cielo Qualcuno l'aveva sempre ascoltata e che l'avrebbe guidata con discrezione nella giusta direzione, adesso che glielo avevo chiesto. Oggi vedo la strada che quella ragazza ha fatto per arrivare qui dove sono io: vedo gli errori da cui ha imparato, le sofferenze che l'hanno resa più forte e più tollerante verso gli altri, vedo le persone che ha trovato sul suo cammino, gli incontri autentici che ha fatto, le meraviglie che ha potuto riconoscere, la bellissima famiglia che ha formato con suo marito...vedo la fede che dopo tanto vagare le è stata data in dono.

La voglia di morire era in realtà voglia di vivere una vita degna, una vita che avesse un senso e una direzione.

Il buco nero che sentivo dentro di me, oggi non c'è più.

Nei momenti di sconforto, sembra che voglia tornare ad abitare in me per nutrirsi della mia disperazione, ma oggi so che Dio è accanto a me quando lo invoco, so che, anche quando sembra assente per lungo tempo, non mi abbandona mai, ma sta permettendo che la vita che Lui mi ha donato mi insegni qualcosa che mi avvicina ogni giorno un po' di più a Lui.

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