DOMANDA: Renzo notavo che i casi di suicidio si ripetono in famiglie dove sono già successi in precedenza come una specie di eredità genetica; mi chiedevo se può esistere anche una forma di eredità spirituale come quella genetica. Che ne pensi?
RISPOSTA:
Per la prima parte (“i casi di suicidio si ripetono in famiglie dove sono già successi in precedenza come una specie di eredità genetica”) ci vorrebbero opinioni di persone specializzate in quel campo. Personalmente non sono così sicuro che si possa trasmettere geneticamente “il suicidio” in se stesso, quanto forse si possa forse assorbire una certa ansietà o fragilità che tende alla depressione, trasmessa involontariamente da un genitore. Che questo sia ereditario geneticamente, o acquisito per contatto nella crescita, non sono in grado di stabilirlo. Questa tendenza, o fragilità, può comunque predisporre il comportamento alla chiusura in se stessi e ai complessi meccanismi autopunitivi o dovuti alla disperazione o, come sembrano orientati molti psicologi attuali, all’aggressione e alla violenza sempre più estremizzati, alla DESOLAZIONE che emerge in questi tempi difficili, dove alcuni studiosi parlano già di MORTE DELL’ANIMA. (1)
L’enorme quantità di suicidi che avvengono ai nostri tempi, superiori al passato ed in aumento, lascia supporre infatti che la causa principale non sia l’ereditarietà (o almeno non solo quella) ma sia soprattutto il deterioramento dei nostri tempi: “«Attualmente, il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani.” […] “La depressione è la principale causa di disabilità nel mondo; ne soffrono più di 264 milioni di persone (Organizzazione Mondiale della Sanità 2020)… Due terzi di coloro che si suicidano lottano contro la depressione (American Association of Suicidology, 2009)… Gli adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni hanno avuto il più alto tasso di episodi di depressione maggiore (Associazione per l'abuso di sostanze e i servizi di salute mentale, 2018)... Il suicidio è una delle principali cause di morte tra i 15 e i 19 anni. (Centers for Disease Control, 2017)” […] “In Italia non ci sono dati statistici aggiornati”, ma nell’ultimo anno sembra che solo per il covid in quasi otto mesi “dal 1° gennaio al 22 agosto 2021, si sono contati 413 suicidi e 348 tentati suicidi” […] (2).
Per la seconda parte (“mi chiedevo se può esistere anche una forma di eredità spirituale come quella genetica”) personalmente ritengo di no. Provo a spiegarmi:
a) Tutti gli uomini nascono sotto la condanna del peccato originale; ma tale condanna, cioè la morte, non dipende dalla somma dei peccati accumulati, bensì è la conseguenza pratica del peccato commesso dai nostri progenitori: Romani 6:23a “perché il salario del peccato è la morte”. «Se intendiamo per “peccato” la caduta dei nostri progenitori, i quali siribellarono al Creatore e, di conseguenza, fu introdotta nel mondo la corruzione e la morte, allora ogni tipo di infermità e sofferenza che colpiscono il nostro organismo sono certamente conseguenza di quella caduta. In questo senso “… fino ad ora tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi stessi gemiamo in noi medesimi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo” (Romani 8:22, 23).» (3)
b) Tutti quelli che si convertono a Gesù in modo consapevole (da adulti) secondo i princìpi del battesimo, ottengono il perdono DEI LORO peccati, quelli commessi nella loro vita; anche qui non mi pare si possa parlare di somma dei peccati dovuti ad altri. Né dei peccati dei genitori che erediterebbero i figli, né dei peccati dei figli di cui sarebbero responsabili i genitori. Infatti dice Ezechiele 18:20 “La persona (o “l’anima” in ND, Riv, Mart.) che pecca è quella che morirà, il figlio non pagherà per l'iniquità del padre, e il padre non pagherà per l'iniquità del figlio; la giustizia del giusto sarà sul giusto, l'empietà dell'empio sarà sull'empio”.
In Esodo 20:5 che, in riferimento agli idoli, afferma: “Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano”. Questo testo non parla tanto della punizione, quanto delle sue conseguenze. Dice che le conseguenze dei peccati di una persona possono essere sentite anche a distanza di generazioni. (4)
Questo non rassicura i credenti di non provare depressioni o momenti di grande tristezza, ma è cambiato il modo di relazionarci ad essa.
c) la presenza dello Spirito di Dio che si riattiva e cresce nel cammino del credente è tale da regolare le tentazioni in modo che non siano mai superiori alle nostre capacità come dice in 1Corinzi 10:13 “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare”.
Esempio: Una persona colpita da depressione importante, ma che non ha ancora realizzato in se stessa la motivazione che deriva dalla speranza cristiana e la considerazione che la vita (e il corpo) in fondo non gli appartengono perché sono di Dio, non ha molta forza per superare il dolore esistenziale che deriva dal vivere così oppressi, ed è più facile che cada. Un convertito più maturo invece, sente lo stesso il dolore in tutte le sue forme devastanti, ma ha come una rete di sicurezza, perché non combatte più, ma invece di abbandonarsi alla disperazione o al nulla, si lascia andare nelle mani del Signore e Lo osserva bisognoso e timoroso dal basso, in attesa. E’ questa apparente rinuncia ad una “giustizia” propria con relativa autocondanna finale che si autoinfliggerebbe col suicidio, che gli permetterà di superare la prova, perché pur non capendo, andando oltre la comprensione, egli si rifugia nelle mani di Dio, Il Quale così potrà proteggerlo da ogni forma di male.
d) Anche se poco probabili, potrebbero esserci anche suicidi tra i credenti più fragili, dalla fede più debole. In quel caso allora, è possibile che se si potesse analizzare il pensiero di questa persona, probabilmente si vedrebbe che non è tanto la condanna di se stesso o la violenza a uccidere se stessi a spingerli, quanto invece un desiderio errato di presentarsi a Dio prima del tempo. Dico questo perché si tende sempre a dare al sucida la condanna totale “andrai all’inferno!” mentre in realtà dovremmo essere più cauti anche in questo. A noi spetta dire parole per la salvezza, non evidenziare peccato e condanna secondo le tabelle letterali della legge. In un interessante studio veniva messa in evidenza una frase importante dell’apostolo paolo: «Nulla può separare un cristiano dall’amore di Dio! “Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8:38-39). Se nessuna “cosa creata” può separare un cristiano dall’amore di Dio, e anche un cristiano che si suicida è una “cosa creata”, allora nemmeno il suicidio può separarlo dall’amore di Dio. Gesù è morto per tutti i nostri peccati… e se un autentico cristiano, in un momento di attacco o di debolezza spirituale, dovesse suicidarsi, quello sarebbe un peccato per cui Gesù è morto. Questo non significa che il suicidio non sia un peccato serio contro Dio…. […]» (5)
UN CASO PARTICOLARE: Una volta ero in un gruppetto “carismatico” di preghiera verso una persona che manifestava grande sofferenza interiore, il responsabile del gruppetto si sentì ispirato a leggere un lungo passo, una di quelle genealogie del vecchio testamento: “Nome, figlio di… Nome, e di… Nome”, e così via per generazioni… All’inizio ci chiedevamo il senso di quel passo, che comunque venne letto. Dopo la preghiera la persona su cui si era pregato con imposizione delle mani, ci rivelò che ad ogni nome che leggevamo, di generazione in generazione, lui si sentiva sempre più liberato, sollevato e sereno dalle sue oppressioni. L’interpretazione che do io – nell’ipotesi che quanto testimoniato da quella persona sia vera - è che non si tratti di liberazioni dai peccati degli avi, ma che lo Spirito di Dio abbia agito su vari sensi di colpa dovuti a rancori familiari e all’odio tra parenti. Questo alleggerimento, avvenuto sempre per i meriti di Gesù, preparò credo la strada al battesimo di quella persona.
CONCLUSIONE BREVISSIMA: Stiamo molto vicini a quelli che manifestano pensieri suicidi. Pensate per esempio a quei “credenti” (ma non lo sono) che ritengono di vedere una predestinazione divina di non-salvezza in certe persone sfortunate o addolorate nell’anima, e magari si permettono di dire: “rassegnati, non c’è niente da fare per te”. Oppure dicono: “soffri di depressione? Allora sei nel peccato! Andrai all’inferno.” Cari amici, a chi sta nel dolore parliamo dell’amore di Dio e non della condanna di Dio. Se non sappiamo che dire non importa, restiamo pure in silenzio, sarà la nostra presenza fraterna a parlare da sola. Il principio che ci potrebbe ispirare può essere in una bella frase che dice Paolo al carceriere di Filippi: Atti 16:27 “Il carceriere si svegliò e, vedute tutte le porte del carcere spalancate, sguainò la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28 Ma Paolo gli gridò ad alta voce: «Non farti del male, perché siamo tutti qui»”
(1) http://www.formazionepsichiatrica.it/rivista/pag-11.html
(2) Dalle fonti inserite nel nostro scritto precedente “PENSIERI DI SUICIDIO – QUALCHE DATO E UNA UTILE RIFLESSIONE EVANGELICA” - 61 no-s
(4) https://www.gotquestions.org/Italiano/peccato-genitori.html
(5) https://www.gotquestions.org/Italiano/Bibbia-suicidio.html