"Gesù conosce le Sue pecore e le Sue pecore conoscono Lui e riconoscono la Sua voce... " (ma tra loro le pecore si riconoscono?

-di Damaris Lerici - (16-8-08)  - 19-12-17

 

Nel Vangelo  di Giovanni 10:14 è scritto: “Io sono il buon Pastore e conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” ma la domanda è: tra loro le pecore si riconoscono? Certamente sì, le pecore si riconoscono dai frutti, che sono presenti nella loro vita: “Voi li riconoscerete dai loro frutti” (Matteo 7:16) e questi frutti che devono essere ben visibili tra di noi sono: “Amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo”  (Galati 5:22).  Dal primo di questi frutti che è l’Amore provengono tutti gli altri e se manca il frutto dell’Amore di Dio in noi, non potrà esserci nella nostra vita alcun frutto. E’ da quest’amore, che non proviene da noi, ma è stato “sparso da Dio nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” (Romani 5:5) che potremo riconoscerci tra di noi, ed essere dagli altri riconosciuti, come discepoli di Gesù. Nel vangelo di Giovanni 13: 34 e 35 è scritto: “ vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo  conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.” (altro rif.Atti 4:13) Ogni singola pecora contribuisce alla formazione del gregge e il gregge in un certo senso rappresenta il corpo: “ il corpo è uno, ma ha molte membra e tutte le membra di quell’ unico corpo, pur essendo molte  formano un solo corpo, così è di Cristo.” (1Corinzi 12:12). Ogni parte del corpo si riconosce e sa qual è la sua funzione, l’occhio riconosce la mano e la mano riconosce l’occhio. La mano, come la bocca può servire per risollevare, sostenere e incoraggiare, ma anche per colpire, ferire e demolire. Giacomo 3:10 a 12 dice: “Dalla stessa bocca esce benedizione e maledizione. Fratelli miei, le cose non devono andare avanti così. La fonte emette forse dalla stessa apertura il dolce e l’amaro? Può fratelli miei un fico produrre olive, o una vite fichi? Cosi, nessuna fonte può dare acqua salata e acqua dolce. ” Se noi attingiamo dalla stessa fonte che è Cristo, gli scopi nella nostra vita saranno gli stessi: glorificare Dio in ogni cosa, edificando, incoraggiando e sostenendo i fratelli, incitandoci reciprocamente a carità. Le pecore, i credenti si riconoscono tra di loro, proprio dalle attenzioni e dalla cura che hanno gli uni per gli altri, se un membro soffre tutte le altre membra soffrono, non può essere altrimenti, se così non fosse, non farebbero parte di quel gregge, di quel corpo che il corpo di Cristo, perché nel corpo di Cristo: “Se un membro soffre tutte le membra soffrono; mentre se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono insieme” (1 Corinzi 12:26) In Malachia 3:16 è scritto: “quelli che hanno timore del SIGNORE si sono parlati l'un l'altro; il SIGNORE è stato attento e ha ascoltato; un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il ricordo di quelli che temono il SIGNORE e rispettano il suo nome.” Quelli che appartengono a Dio e lo temono, si riconoscono, si parlano, si sostengono tra di loro. E “il corpo è ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore di ogni singola parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’Amore” (Efes 4:16) ancora una volta è parlato dell’ Amore... e l’Amore di Dio sparso nei nostri cuori  è sicuramente  l’unico modo  per riconoscerci, come figli di Dio.

 

 

Mentre leggevo questo limpido scritto della sorella Damaris di nove anni fa, ineccepibile da un punto di vista scritturale, pensavo a come è ridotta oggi la Chiesa di Gesù Cristo. Solo pochissimi riescono a sentire sul serio una fratellanza  che va oltre le differenze dottrinali. Possiamo dare molte risposte razionali e perfino teologiche su questa frammentazione, ma resta comunque l'amaro dentro al cuore per il nostro comportamento così privo di quell'Amore che Gesù voleva trasmettere a tutti i figli di Dio. Del resto  anche Lui ha constatato la nostra limitatezza ed incapacità quando ha detto: ".. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?" (Luca 18:8b). Confidiamo nel Signore, con profonda umiltà e preghiamolo affinché ci accolga quando verrà, nonostante la nostra pochezza. (R.R. 19-12-17)

 

 

 

 

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