Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

      Saper ascoltare Dio e il prossimo: un atto semplice e rarissimo oggi. Come si impara ad ascoltare? 

 di Angelo Galliani (apr 2006) - 12-1-15- h. 19,30 - (Livello 3 su 5)

 

 

 

 

 

Mi sento di affrontare molto volentieri questo tema, perché si tratta di una questione di fondamentale importanza, com’è facile capire.

Prima di tutto, però, vorrei dire che non mi sembra un problema moderno, cioè legato alle mutate condizioni di vita, o all’evoluzione culturale che l’umanità ha sperimentato, specialmente negli ultimi secoli.

Ascoltare davvero è difficile sostanzialmente perché l’essere umano è egocentrico; in altri termini, l’universo dei suoi pensieri e delle sue emozioni, e quindi anche quello dei suoi interessi, ruota tutto intorno al proprio essere e alla propria esperienza diretta. In questo “universo”, dunque, la figura dell’ “altro” è sempre posta ai margini (più o meno remoti), cosicché la sua voce giunge alla nostra coscienza in modo flebile o distorto.

Oggi, semmai, il problema può apparire aggravato perché il moltiplicarsi degli impegni quotidiani rende sempre più difficile il poter disporre di quel tempo e di quella concentrazione che sono gli elementi indispensabili per realizzare un ascolto degno di tale nome.

 

     Per quanto detto finora, la risposta alla domanda d’apertura nasce proprio da ciò che rende difficile l’ascolto: l’egocentrismo. Si può imparare ad ascoltare solo se siamo in grado di svincolarci da ciò che ci riguarda direttamente, o se siamo perlomeno in grado di ridimensionarlo o relativizzarlo. Tale dinamica psichica, però, richiede una certa energia, e questa può essere fornita solo da una forte motivazione. Infatti, non si compiono mai sforzi senza una ragione precisa che li giustifichi. Se l’ ascolto può risultare “faticoso”, nel senso che ci costringe ad abbandonare preliminarmente la nostra comoda “poltrona egocentrica”, allora ci vuole qualcosa di forte, un elemento decisivo che ci renda possibile, ed anche desiderabile, tale scelta poco comune.

 

     Questo elemento risolutivo, in parole molto povere, è semplicemente l’amore. E’ l’amore verso il prossimo, l’unica cosa che può spingerci ad ascoltarlo; come pure è l’amore verso Dio, l’unica cosa che può permetterci di aprire la coscienza alla Sua voce, di desiderare il Suo intervento nella nostra vita, di lasciare che Egli ci “poti” in modo da produrre quei frutti dello Spirito di cui parla la Bibbia…

 

     D’altra parte, l’amore di cui sopra non nasce certo da sé. Noi, secondo il nostro naturale egocentrismo, non siamo in grado di amare proprio nessuno. Il nostro amore, semmai, può essere solo riflesso, come fanno i pianeti con la luce del Sole: non brillano in virtù di un’energia propria.

Perciò, prima ancora, in questa catena di cause ed effetti, si colloca l’amore di Dio verso di noi e verso il mondo. Dio ci ha amati in Cristo, ci ha accolti e perdonati, ci ha animati di nuova vita e ci ha dato nuovi obiettivi; questo ci consente di amarlo, spinti da una vera e profonda riconoscenza. E Dio ha anche amato il mondo, i “peccatori”, gli “empi”, per usare le parole della Scrittura. Ciò, dunque, ci permette di guardare agli altri attraverso la “lente” dell’amore di Dio; solo essa ci rende capaci di vederli come soggetti degni d’amore, e il cui valore va ben al di là delle loro scelte, spesso deprecabili.

Dunque, noi siamo resi capaci di ascoltare grazie all’amore con cui ci lasciamo amare da Dio.          


 

 

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