COME FACEVA MOSE’ A PARLARE “FACCIA A FACCIA CON L’ETERNO” SE E’ SCRITTO CHE NESSUNO PUO’ VEDERE DIO E VIVERE? COME POSSIAMO FARE PER INTERPRETARE BENE CERTE FRASI? - di Renzo Ronca - 16-11-19 - agg 18-7-21

 

 

DOMANDA: […] Leggevo sul calendario di stamattina: “Or il SIGNORE parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico”, ma come è possibile questo se la Bibbia stessa dice da qualche parte che nessuno può vedere Dio e restare vivo? […] Noi che leggiamo la Scrittura come possiamo fare per capire ed interpretare le frasi in modo corretto?

 

RISPOSTA: E’ vero, certe frasi, come quella che lei ha citato riferita a Mosè (Esodo 33:11) possono causarci qualche difficoltà [ma anche altre come anche quella di Isaia 6:5 “Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!»”]; tuttavia prima di passare a rapide conclusioni occorre fermarsi un attimo e riflettere, come ha fatto lei che si sta informando.

 

SULLA INTERPRETAZIONE BIBLICA IN GENERALE

 

La prima considerazione che possiamo fare è molto importante perché ci apre la strada alla comprensione in generale della Parola biblica ispirata da Dio. Come saprà vi sono due tendenze dottrinali nelle chiese: quelli che intendono la Scrittura biblica ALLA LETTERA (cioè senza nessuna interpretazione: “così è scritto e così è”), e quelli che invece intendono la Scrittura  come dei simboli, degli esempi, dove TUTTO E’ INTERPRETABILE.

A mio modo di vedere questi sono due eccessi negativi da cui dovremmo guardarci bene. E’ evidente che certe espressioni sono simboliche [ad es. quando Gesù dice “io sono la porta” (Giov 10:7 e 9) oppure “Io sono la vite e voi i tralci..” (Giov 15:5) ecc.] e non vanno prese alla lettera, tuttavia non sempre è possibile capire subito col nostro buon senso.

 

Come fare allora?

L’interpretazione è un punto di arrivo, che però non arriva mai, in quanto è sempre migliorabile dalle rivelazioni divine o da studi sempre più approfonditi su fonti originali sempre più esatte. Tutti possiamo avvicinarci all’interpretazione biblica purché nel dovuto modo, con modestia, senza correre, studiando, pregando.

Nei casi dubbi può essere necessario ricorrere a testi di studio specifici, ma non uno solo, meglio consultarne diversi, perché, come si scoprirà facilmente, le opinioni degli studiosi possono variare.

Una volta acquisito il materiale appropriato occorre svilupparlo, riflettere con calma, pregare, ed elaborare “ascoltando” lo Spirito di Dio.

Nessuno dice che sia  facile, ma non siamo soli in qs opera: ogni chiesa ha dei pastori, dottori, studiosi che possono consigliare. Le chiese più serie fanno degli studi regolari settimanali da cui possiamo apprendere molto.

Lo studio delle Scritture è importante. Daniele era una persona che desiderava conoscere e sapere; e a Lui il Signore, dopo molte rivelazioni profetiche,  disse: “Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà»” (Daniele 12:4).

 

IL PROBLEMA sta nella inclinazione degli insegnamenti che ci vengono proposti, troppo spesso condizionati dalla varie scuole dottrinali delle chiese cristiane. Ed è su questo, mentre si confrontano  le interpretazioni degli studiosi, che ognuno deve chiedere al Signore molta saggezza, umiltà, sapienza, intelletto e discernimento, fino a formarsi una risposta convincente in se stesso, che, in linea con la Bibbia (cioè che non vada in contraddizione con la stessa),  metta in armonia la ragione e l’anima nella propria coscienza.

 

SULLA INTERPRETAZIONE SPECIFICA DEL PASSO IN QUESTIONE

 

E veniamo alla nostra frase di Mosè: “Or il SIGNORE parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico” (Esodo 33:11).

 

Interpretare una singola frase staccata dal contesto è sempre azzardato e sconsigliabile.  Il più delle volte occorre arrivarci passando da altre frasi scritturali, in qualche modo connesse, in modo da avere il più possibile una certa armonia con tutto il contesto.

Poco più avanti infatti, nello stesso cap 33 di Esodo leggiamo questo passo interessante:

 

12 Mosè disse al SIGNORE: «Vedi, tu mi dici: "Fa' salire questo popolo!" Però non mi fai conoscere chi manderai con me. Eppure hai detto: "Io ti conosco personalmente e anche hai trovato grazia agli occhi miei". 13 Or dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, ti prego, fammi conoscere le tue vie, affinché io ti conosca e possa trovare grazia agli occhi tuoi. Considera che questa nazione è popolo tuo». 14 Il SIGNORE rispose: «La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo». 15 Mosè gli disse: «Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui. 16 Poiché, come si farà ora a conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia agli occhi tuoi, se tu non vieni con noi? Questo fatto distinguerà me e il tuo popolo da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra». 17 Il SIGNORE disse a Mosè: «Farò anche questo che tu chiedi, perché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente». 18 Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!» 19 Il SIGNORE gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del SIGNORE davanti a te; farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà». 20 Disse ancora: «Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere». 21 E il SIGNORE disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; 22 mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato; 23 poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere». (Esodo 33:12-23)

 

Ora che l’abbiamo letto una parola dopo l’altra, vediamo di mettere in evidenza alcune delle parole incontrate, quelle che ci paiono più significative: le evidenzio con dei colori diversi che poi spiegheremo meglio:

 

12 Mosè disse al SIGNORE: «Vedi, tu mi dici: "Fa' salire questo popolo!" Però non mi fai conoscere chi manderai con me. Eppure hai detto: "Io ti conosco personalmente e anche hai trovato grazia agli occhi miei". 13 Or dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, ti prego, fammi conoscere le tue vie, affinché io ti conosca e possa trovare grazia agli occhi tuoi. Considera che questa nazione è popolo tuo». 14 Il SIGNORE rispose: «La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo». 15 Mosè gli disse: «Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui. 16 Poiché, come si farà ora a conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia agli occhi tuoi, se tu non vieni con noi? Questo fatto distinguerà me e il tuo popolo da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra». 17 Il SIGNORE disse a Mosè: «Farò anche questo che tu chiedi, perché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente». 18 Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!» 19 Il SIGNORE gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del SIGNORE davanti a te; farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà». 20 Disse ancora: «Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere». 21 E il SIGNORE disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; 22 mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato; 23 poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere».

 

 

Le evidenziazioni in celeste ci presentano, divise, due prospettive:

1) Essere conosciuti da Dio; D. conosce l’uomo.

2) Conoscere Dio. L’uomo può conoscere D.?

 

Si tratta di due “conoscenze” che ovviamente non possono stare sullo stesso piano:

 

1) Essere conosciuti da Dio:

a) Dio, avendoci creati, ci conosce in modo così completo che non possiamo nemmeno immaginare.

b) Dio può conoscerci non solo come esseri umani ma anche “personalmente” (v.17) cioè ognuno col suo proprio nome: Dio e Mosè, Dio e Isaia, ognuno di noi singolarmente... Il rapporto col Signore è dunque anche “personale”.

 

2) Conoscere Dio:

La vera essenza la vera natura dell’Eterno, di Dio Padre, non può essere vista contemplata direttamente dall’uomo (v.20).

Attraverso Dio-Spirito-Santo, dono che per i meriti di Gesù Cristo è possibile ricevere se confidiamo in Lui, possiamo avere delle rivelazioni se quando e come Dio vuole: "affinché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio. 6 Or noi parliamo di sapienza fra gli uomini maturi, ma di una sapienza che non è di questa età né dei dominatori di questa età che sono ridotti al nulla, 7 ma parliamo della sapienza di Dio nascosta nel mistero, che Dio ha preordinato prima delle età per la nostra gloria, 8 che nessuno dei dominatori di questa età ha conosciuta; perché, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9 Ma come sta scritto: «Le cose che occhio non ha visto e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d'uomo, sono quelle che Dio ha preparato per quelli che lo amano». 10 Dio però le ha rivelate a noi per mezzo del suo Spirito, perché lo Spirito investiga ogni cosa, anche le profondità di Dio. (1Corinzi 2:5-10) 

Senza approfondire ora il dono dello Spirito Santo, perché richiederebbe parecchio spazio, tornando al passo che stavamo leggendo di Esodo 33:12-23,  mi pare significativa l’affermazione dell’Eterno, ripresa subito da Mosè evidenziata in verde (vv 14-15): “la mia presenza”. Di questo infatti si tratta: di una significativa presenza.

 

Ma come si manifesta questa “presenza” di Dio?

Vorrei proporre un ragionamento: Dio si è rivelato all’uomo terreno in tre Persone: Dio-Padre, Dio-Figlio, Dio-Spirito-Santo. Egli ha creato l’uomo “a Sua immagine” (Genesi 1:27), ora e  l’uomo nella sua completezza “l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo”  (1Tessalonicesi 5:23), sembra in effetti avere, in questa triplice ripartizione, una somiglianza con la triplice manifestazione di Dio.

Ebbene, quando l’Eterno parla di una Sua “presenza” può riferirsi ad una Sua manifestazione che l’uomo può avvertire dallo spirito o dall’anima o dal corpo (insieme o separatamente) a diversi livelli; a seconda di come Dio stabilisce.

Dio, se lo desidera, può mostrare alcune “immagini-raffigurazioni” di Sé. Scusate le parole “immagini-raffigurazioni”, non hanno molto senso rispetto a Dio, ma non abbiamo corrispettivi nella nostra lingua. Presenza, raffigurazione, gloria, bontà…

Nelle parole evidenziate in giallo Mosè dice  “ti prego mostrami la tua Gloria” (v.18), Dio fa passare “tutta la Sua bontà” (v.19) e la sua “gloria” (v.22). Come trovare parole adatte per le manifestazioni di Dio?

 

MI VEDRAI DA DIETRO, IL MIO VOLTO NON SI PUO’ VEDERE

Poi dice: “mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere”.

Che Dio non si possa vedere è ribadito in altre parti della Scrittura: come 1 Tito 1:17 e 6:16 ecc. Anche Giovanni 1:18 dice: “Nessuno ha mai visto Dio”. Il commentatore E. A. Blum dice a qs proposito: “Gv 1:18 significa «nessuno ha mai visto Dio nella sua vera natura”: Dio può essere “visto” tramite una teofania (1) o un antropomorfismo (2), ma la sua vera essenza o natura si è dischiusa soltanto a Gesù» (3)

 

E. H. Merril nel commento al libro dei Numeri, quando ci fu la ribellione di Maria e di Aronne, ci chiarisce ancora meglio questo speciale rapporto di Dio con Mosé, e richiama questo “mi vedrai da dietro”:

“3 Or Mosè era un uomo molto umile, più di ogni altro uomo sulla faccia della terra. 4 Il SIGNORE disse a un tratto a Mosè, ad Aaronne e a Maria: «Uscite voi tre, e andate alla tenda di convegno». Uscirono tutti e tre. 5 Il SIGNORE scese in una colonna di nuvola, si fermò all'ingresso della tenda, chiamò Aaronne e Maria; tutti e due si fecero avanti. 6 Il SIGNORE disse: «Ascoltate ora le mie parole; se vi è tra di voi qualche profeta, io, il SIGNORE, mi faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui in sogno. 7 Non così con il mio servo Mosè, che è fedele in tutta la mia casa. 8 Con lui io parlo a tu per tu, con chiarezza, e non per via di enigmi; egli vede la sembianza del SIGNORE. Perché dunque non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?»” (Numeri 12:3-8)

« A questo punto il Signore spesso interviene direttamente  prendendo le difese del suo servo Mosè […]  Il Signore ricordò loro [ad Aronne e Maria] che, benché normalmente si rivelasse a qualche profeta tramite la visione ed il sogno, con Mosè parlava in modo assolutamente unico –a tu per tu-. Questa frase “a tu per tu” (cfr De 34:10) è  [più che un "è" categorico, forse sarebbe meglio dire: "sembra essere" ndr]  un antropomorfismo (2), per indicare che Dio comunicava con Mosè senza mediazione alcuna. […] Non viene detto con precisione come questo avvenisse, ma dai numerosi passi si deduce che Mosè udiva la voce del Signore e vedeva la sua gloria. Dio parlava e Mosè con chiarezza e non per via di enigmi, non gli si rivelava per mezzo di metafore ed altri mezzi simbolici, proprio perché Dio aveva con Mosè un rapporto così personale da potere udire i suoni celesti. Mosè però non poteva guardare la persona di Dio, poiché nessuno può vederlo e vivere: Dio è Spirito (Giov 4:24). Egli vedeva solo la sembianza del Signore e questo era già un enorme privilegio che nessun uomo ebbe mai; questa “sembianza” era qualcosa di simile, di somigliante, ma non la vera “forma”; forse è questo il significato del “mi vedrai da dietro” di Es. 33:23 » (3)

 

Quindi cosa possiamo concludere?

Anche se Mosè aveva un particolare rapporto con l’Eterno, che nessun altro ebbe mai, non prenderei alla lettera la frase “Or il SIGNORE parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico”, piuttosto la interpreterei un poco più in generale come dice J. D. Hannah: “Il Signore parlava con Mosè..” «chiaramente, apertamente» (3) senza andare troppo oltre.  Infatti credo sia opportuno - quando si parla dell'attività diretta di Dio - lasciare sempre una zona di penombra. Noi ci possiamo avvicinare a capire certe cose, ma in qs caso chi le ha sperimentate è solo Mosè, e le nostre, in ultima analisi, sono solo ipotesi.

 

 

 

 

 

NOTE

 

(1) Teofania: Apparizione, manifestazione sensibile della divinità (Treccani)

 

(2) Antropomorfismo:  […] In particolare, l’attribuzione alla divinità di qualità umane fisiche, intellettuali e morali. (Treccani)

 

(3) Dal Commentario “Investigare le Scritture” – La Casa della Bibbia

 

 

 

 

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