Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

QUANDO TORNANO IN MENTE I PECCATI PASSATI

 di Renzo Ronca - 3-3-15-h.15 - (Livello 3 su 5)

 

 

 

 

 

DOMANDA: "A volte mi tornano in mente certi peccati del mio passato che mi causano tanto dolore e sensi di colpa…   Perché Dio mi fa soffrire?"

 

 

RISPOSTA: Un credente sa che i suoi peccati sono stati cancellati nel momento che ha accettato Gesù. Dal momento della conversione i peccati non esistono più; il battesimo indica proprio questo: muore una vecchia personalità e ne nasce una nuova, purificata, senza più peccato, per i meriti di Gesù Cristo. Vorrei ripeterlo: DALL’ACCETTAZIONE DI CRISTO I NOSTRI PECCATI NON ESISTONO PIU’. Questa è la giustificazione per fede di cui abbiamo tanto parlato; è il punto fondamentale del nostro credo evangelico che non mettiamo più in discussione; lo accettiamo appunto per fede.

Per i meriti di Gesù noi siamo stati presentati davanti al Padre come figli immacolati ed abbiamo pace presso di Lui “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Rom 5:1).

 

Stabilito questo ci si potrà chiedere: “va bene io sono battezzato e so che i peccati sono cancellati, ma se il peccato non c’è più, allora perché i peccati mi tornano in mente?”

 

E' vero che i peccati davanti a Dio non esistono più (perché Gesù avendo sparso il suo sangue per noi ci ha presentati puri e senza macchia), ma i fatti restano, perché il passato non si può cambiare.

 

E’ su questa ambiguità che gioca l’ingannatore con uno scopo preciso. Mi spiego meglio:

 

Un fatto passato della nostra vita è un qualcosa che è successo, un avvenimento che è accaduto e che ora non c’è più; ne rimane solo il ricordo. Nel ricordare possiamo aggiungere un rivestimento all’accaduto in senso morale, cioè con una valenza di “buono” o “cattivo”; questa è una elaborazione che viene dopo, con le emozioni del presente non del passato. Se nel ricordo si infiltra un sentimento di giudizio di colpa, ne possiamo soffrire perché oggi non siamo più come eravamo al momento di quel fatto accaduto e la nostra sensibilità ne risente.

Il ricordo dei peccati esiste, ma per noi credenti non deve più avere il peso della colpa, in quanto noi siamo stati perdonati; e se Dio ci ha perdonati chi siamo noi per giudicare ancora il nostro peccato? Giudicandoci come fossimo ancora nel peccato potremmo sembrare umili agli occhi del prossimo, ma renderemmo inutile il sacrificio di Cristo.

 

“Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Romani 8:1)

 

“Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. […] 31 Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? 32 Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. 35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Com'è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». 37 Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. 38 Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, 39 né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. (Rom. 8:28-39)

 

Con questi meravigliosi insegnamenti ci sentiamo di respirare a pieni polmoni. Rileggiamoli più volte:

 

Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù

tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio

Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?

Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica.

 

Capiamo che quegli avvenimenti, che venendo dal passato ci fanno soffrire, non possono essere "peccati", ma dei ricordi che l’ingannatore ci presenta come fossero peccati  presenti e ancora vivi, per accusarci, al fine di farci sentire distaccati dall’amore di Dio! Si, è l’ingannatore che, facendo appiglio sul ricordo dei peccati (di valenza neutra per chi è stato salvato) lo carica di orrore e ce lo ripresenta modificato amplificato, accusandoci. Non per niente il diavolo è anche chiamato “il nostro accusatore”, ma sappiamo che sarà distrutto (1).

 

Questo inganno di prendere i nostri ricordi giacenti, di sfruttare l’eventuale trauma psicologico che ci fu (e che ci sarebbe ancora di più oggi), di amplificarne l’emozione e di caricarla del giudizio contro noi stessi, è una elaborazione maligna molto sottile e difficile da capire “al volo”. Tuttavia esiste e ne dobbiamo tenere conto per la nostra salute mentale e spirituale.

 

Si tratta insomma di una TENTAZIONE.

 

Quindi se è una tentazione dobbiamo imparare a combatterla con la verità e la resistenza:

1)“State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi….”; (Efes 6:14a)

La verità è quella che abbiamo detto: Gesù ci ha già perdonati quando ci convertimmo ed il peccato del passato non c’è più.

2)“Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi“ (Giacomo 4:7) La resistenza è uno stato di fermezza nella lotta per convinzione di fede.

 

Potremmo chiederci ancora: “Ma perché Dio lo permette? Vuol farci soffrire? Non dovrebbe intervenire prima?”

 

Qui dobbiamo usare l’intelligenza per riflettere su alcuni insegnamenti: abbiamo già detto che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio”. Ora quando dice “tutte” intende proprio tutte, non c’è da interpretare. Anche una tentazione, se Dio la permette, tende al nostro bene. Infatti è vero che la giustificazione è per fede, e che questa ci salva; tuttavia è anche vero che la fede deve essere provata. Dio non vuole certo il nostro male, ma è per il nostro bene che mette alla prova la nostra fede, affinché questa abbia presto la sua evoluzione e giunga prima possibile alla conoscenza dell’amore pieno di Dio:

“Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, 2 mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; 3 non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, 4 la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza. 5 Or la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato”. (Rom 5:1-5)

 

Deve avvenire una maturazione della fede dentro di noi, e solo Dio sa quando saremo pronti. Pensiamo alla cottura di un buon cibo: si mettono dentro la pentola tanti ingredienti poi si accende il fuoco, c’è un momento preciso in cui il cibo è buono, cioè quando è cotto. Non poco cotto né troppo cotto; il cuoco lo sa quando è il momento, sa come assaggiare ed “aggiustare” i sapori.  Le tentazioni, le persecuzioni, le sofferenze in genere sono come la nostra cottura: senza il fuoco come coceremmo il cibo? Senza le prove la nostra fede sarebbe solo teorica. Prima saranno amalgamate, impastate e ben “cotte” tutte le parti del nostro essere (che allo Spirito Santo piacerà “cuocere” fondere insieme), e prima saremo uniti con l’amore di Dio in un perfetto insieme.

 

Concludendo possiamo dire che il ricordo dei nostri peccati è normale, come qualsiasi ricordo; quello che invece è ingannevole è il rivivere il peccato passato come fosse ancora presente.

 

Il ricordo è il nostro vissuto, è quello che ci contraddistingue, il segno caratteristico della nostra vita, delle nostre esperienze. La somma delle esperienze in un certo senso costituisce la nostra coscienza.

Gesù risorto mostra il segno dei chiodi sulle mani e sui piedi ma non come ferita viva che sta ancora sanguinando, bensì come segno di identificazione per chi aveva dei dubbi che fosse proprio Lui.

Anche noi nella resurrezione assieme alle nostre caratteristiche caratteriali e fisiche mostreremo probabilmente qualche ricordo di “cicatrici” trascorse, ma sarà un segno di gloria e non di dolore.

 

 

 

 

 

(1) “Allora udii una gran voce nel cielo, che diceva: «Ora è venuta la salvezza e la potenza, il regno del nostro Dio, e il potere del suo Cristo, perché è stato gettato giù l'accusatore dei nostri fratelli, colui che giorno e notte li accusava davanti al nostro Dio” (Apocalisse 12:10)

 

 

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