Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

TEATRO E CHIESA

di Renzo Ronca - 11-8-14-h.14,30 (Livello 2 su 5)

 

DOMANDA: Egregio Pastore […] Le chiedo un Suo interessamento in merito ad una faccenda che mi sta particolarmente a cuore, Il teatrino cristiano evangelico A.D.I. Le sarei veramente grato se potesse comunicarmi informazioni in merito e cosa ne pensa. […]

 

RISPOSTA:  Caro lettore premetto che non sono un pastore, ma un semplice cristiano evangelico che per scelta non è inserito in alcuna denominazione, pur avendone frequentate alcune.

Nella preghiera di stamattina riflettevo su un passo che avevo letto; nella piccola meditazione che ne è seguita credo di aver capito che era proprio adatto alla sua domanda sul teatro e le chiese evangeliche che lo usano. Ecco la frase:

Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla. (1Corinzi 6:12)

Il fatto che come “figli di Dio” in fede per i meriti di Cristo  possiamo amministrare la libertà che ci è stata data, non significa che  tutto quanto possiamo fare, sia sempre da fare in base all’impulso ed alla fantasia che ci viene in mente. Occorre molta vigilanza e lei ha fatto bene a porsi questa domanda. Rifletteremo insieme sull’argomento che è piuttosto ampio.

Oggi c’è una tendenza a fare spettacolo di tutto, basta accendere la TV. Ma non è bene che tutto diventi spettacolo.

Ci sono espressioni artistiche che rendono lode a Dio perché inserite in una certa prospettiva secondo un certo modello da Dio stesso voluto e spiegato nei particolari (si pensi a agli arredi della tenda di convegno, la bellezza del luogo santo e del luogo santissimo) oppure si pensi all’intensità lirica di certi salmi che venivano suonati e cantati, che avvolgono l’anima di sentimenti struggenti d’amore verso il Signore.

Ma non tutte le espressioni artistiche dell’uomo sono gradite a Dio.

Io sono contrario alla spettacolarità in genere. Ogni volta che un uomo (sia esso un capo, un  pastore o un semplice fedele)  prende un microfono, io temo per lui, perché il microfono e la telecamera ti cambiano, pure se non te ne rendi conto.

Una volta sentii una predica di un pastore americano invitato nella chiesa pentecostale che allora frequentavo: abilissimo oratore, capace di alternare battute espressioni facciali estroverse e riferimenti scritturali, seppe guadagnarsi l’attenzione e la simpatia di tutta l’assemblea. Terminato il culto una sorella l’avvicinò per chiedere informazioni sul tipo di servizio evangelico che lui offriva (una specie di scuola biblica per corrispondenza) ed io scoprii in lui con sorpresa una persona completamente diversa: nemmeno sorrideva più, distribuiva dei foglietti con i suoi indirizzi ed il prezzo della sue prestazioni (si faceva pagare per evangelizzare!). Il punto che adesso ci interessa qui, non è tanto il giudizio morale su questo pseudo-pastore o sulla superficialità della chiesa che l’aveva invitato, quanto invece sul fatto che aveva recitato una “parte”. Ne era consapevole? Era un attore? Difficile dirlo. Quanti predicatori “recitano” un ruolo come degli attori e poi dopo sono persone diverse? Non a caso i greci appellavano l’Attore con nome di Ypocrites (ipocrita) perché imitava (falsificava) la voce i gesti propri per assomigliare ad un altro personaggio. (1)

Il microfono ti cambia facilmente, ti prende, certe volte è come una droga. Esibizionismo, compiacimento di sé, manifestazione di un potere, senso di importanza, ecc. Io davvero ogni volta che uno prende il microfono temo per lui.

Nell’ultima chiesa che ho frequentato, guidata da un evangelizzatore che voleva fare il pastore, si dava ampio spazio (nel culto e fuori dal culto) a spettacoli di mimi realizzati dai giovani. Danzavano, assumevano espressioni a seconda del filmato e del testo che scorreva sulla parete che parlava di fatti biblici o di conversioni o di morte. Ma io mentre i mimi si muovevano percepivo gli stati d’animo dei ragazzi: quello impacciato che aveva paura di fare la giravolta, quella timida che guardava la madre seduta apprensiva pronta già ad applaudire, quello che non aveva nemmeno idea di cosa stava dicendo e quella che esibiva i suoi lunghi capelli perfettamente pettinati….  Devo dire che la cosa nel suo insieme, accanto alla preghiera all’Eterno,  mi sembrò fuori posto.

Alcune volte l’evangelizzazione nelle strade e nelle piazze è portata con “effetti speciali”: luci, amplificazioni musicali, scene teatrali della vita di Gesù, con costumi colorati e grida… credo che se il comune desse il permesso si servirebbero anche dei funamboli, dei mangiatori di fuoco e dei trapezisti…  Personalmente anche su queste esibizioni sono contrario.

Spesso assistiamo anche a lavori teatrali di un certo impegno, oppure a filmati che vengono poi diffusi su youtube… che posso dire… a me non piace affatto la spettacolarizzazione delle cose sacre. Vorrei che si evitasse il più possibile la formazione di un nuovo “J. C. Superstar”.

Nonostante le chiese della “santa risata”, della “caduta”,  considero le cose di Dio ancora come un fatto serio da trattare sempre con rispetto, riservatezza e delicatezza.(2)

Tutto questo, secondo me non evangelizza ma confonde, quando addirittura non ridicolizza le cose di Dio. Ogni evangelizzazione, ogni riferimento all’Eterno da parte delle chiese o dei credenti va fatto con l’accordo di Dio; seguendo, servendo, non inventando. E’ il Signore che chiama e converte, noi siamo servitori che, inserendosi in questo flusso d’amore divino, forniscono con discrezione i mezzi più semplici e rapidi alle anime chiamate, per arrivare a Lui.

Questo che vuol dire? Che va rifiutata ogni forma di spettacolo?

Beh, durante il culto, secondo me si.

Al culto si va per adorare il Signore e ascoltare la Sua parola. Non è uno spettacolo. Parlo ovviamente per me.

Tuttavia bisogna anche parlare di chi fa il culto, del luogo, della cultura del paese dove ci troviamo. Le popolazioni sudamericane o africane “sentono” le cose in modo diverso da noi occidentali: molto, molto più “vivace”. Oppure so di fedeli orientali che, al contrario, quando si mettono a meditare e adorare il Signore potrebbero stare ore ed ore in silenzio, senza nessuno sforzo, in grande pace. Dunque come si vede non si può sempre  fare uno standard. Sono solo gli eccessi che in ogni caso andrebbero evitati e su cui i pastori dovrebbero vigilare.

Certa è una cosa: tutti i popoli che si convertono ed accettano Cristo Gesù accettano un giudeo che ci riporta alla Bibbia dei Giudei, con usi e costumi  giudaici; e chiunque si converte dovrebbe in qualche modo relazionarsi con tutto questo.

A proposito delle Scritture, al tempo delle evangelizzazioni degli apostoli il teatro greco già era noto, però a quanto mi consta, nessuno di loro ha mai usato forme teatrali per trasmettere le cose di Dio.

Se proprio si vuole fare uno spettacolo teatrale edificante eviterei le rappresentazioni bibliche, demoniache o degli angeli o le voci di Dio in sottofondo, così come da bravi evangelici evitiamo le animazioni del presepio. Inoltre come nel carnevale, eviterei anche le maschere in genere, il travestimento ed ogni eccesso di vario tipo. A volte con la scusa della “rappresentazione sacra” (vedi i vari lavori sulla passione di Cristo) si approfitta per mostrare scene sadiche o violente o immorali o nudismo gratuito. Questo non è gradito a Dio. Credo che in ogni forma artistica, anche negli spettacoli,  le cose si possano dire anche in modo semplice senza enfasi, senza banalizzare il divino.

Un possibile esempio positivo?

Prima dividiamo lo spettacolo dal culto; non mischiamo le due cose.

Vediamo poi una forma gradevole di spettacolo a sfondo cristiano:

Ricordo nella mia esperienza giovanile un esempio di spettacolo che potrei proporre “con riserva”: C’era una rappresentazione che gli americani presentavano una volta l’anno, si chiamava “Up with people”, che nella versione italiana prese il nome di “Viva la gente” (3) Era composto non da artisti professionisti ma da giovani per lo più studenti: lo spettacolo presentava un grande coro misto, belle musiche con coreografie piacevoli e piccoli intermezzi simpatici. La gente pagava un biglietto e veniva a teatro per gustarsi una serata gradevole, allegra e pulita (andava ad uno spettacolo per definzione, non andava ad un culto religioso). Le canzoni parlavano di buoni argomenti con valori morali. Il cristianesimo filtrava in forma generica ma efficace (ricordo una bella canzone intitolata: “Di che colore è la pelle di Dio?” oppure citazioni di M.L.King ecc). L’evangelizzazione “soft”, se così si può definire, non era aggressiva né dottrinale, ma nell’intervallo tra il primo ed il secondo tempo i ragazzi scendevano in sala e chiedevano agli spettatori se lo spettacolo era piaciuto, se avevano capito il testo di alcune semplici canzoni ecc. 

Ho parlato di questo esempio musicale-teatrale “con riserva”: la “riserva” è dovuta ad un motivo molto semplice: all’inizio, quando il gruppo era composto da giovani “che ci credevano”, cioè che avevano a cuore i contenuti edificanti, andava tutto bene (eravamo intorno al 1970).  Ben presto però a Roma si presentarono diversi giovanissimi “rampanti” desiderosi di assaporare il piacere personale di stare sul palco, solo per il gusto di esibirsi, così, a quello che mi hanno raccontato, molti fondatori se ne andarono e rimasero solo quelli che esibivano se stessi. Non so poi cosa accadde. Questo esempio serve a dire che l’esibizione, pure se animata da buone intenzioni,  è sempre pericolosa.

Ovviamente come l’amico lettore mi ha chiesto, questa è solo la mia opinione.

 

 

 NOTE

(1) Dizionario etimologico on line http://www.etimo.it/?term=ipocrita

(2) Ci sono oggi “movimenti dispersi” erroneamente definiti “dello Spirito Santo”  in cui si predica ad esempio che se Dio ti ama devi essere ricco di soldi se no sei nel peccato; oppure altri dove si sollecita la “santa caduta”, la risata, i movimenti spasmodici del corpo, l’imitazione (quasi in stato di trance) di animali nei gesti e nei versi con la bocca, ecc. [Ad esempio le “benedizioni di Toronto” (“Toronto blessing”) http://camcris.altervista.org/toronto.html oppure le dottrine di Benny Hinn http://camcris.altervista.org/hinn.html, ecc.]

(3) Io stesso ebbi il piacere di far parte brevemente del “sing out” di Roma di “Viva la Gente” che veniva incoraggiato dalla Chiesa cattolica. Ancora oggi “Up with people” ha fatto la sua comparsa in Italia, a Trieste nei primi di giugno di quest’anno (con “l’imprimatur” del Papa).

 

CORRELAZIONI

PENTECOSTALISMO E SPIRITISMO – NECESSITA’ DI FRENARE L’EMOTIVITA’

"ANIMISMO E CRISTIANESIMO" 

LA RELIGIONE ANIMISTA IN AFRICA

QUANTO DEVE DURARE UN CULTO

TEATRO E CHIESA 

BATTERE LE MANI ED ALTRO NELLE MODALITA’ DEI CULTI

 

 

 

 

 

 

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