QUALE FEDE? E COME PROCEDERE? - parte 3

Da "Edifichiamo la nostra persona - posta con A."  di RR  (Il Rit 10-I del 2001)

 

QUALE FEDE?

 

... Caro A. se hai letto i nostri appunti ES, saprai che noi vediamo le chiese cristiane come le età psicologiche dell’uomo: come delle fasi di crescita. Ci sono persone che non crescono mai in saggezza, pur diventando vecchie, ed altre che maturano accogliendo "lo spirito" degli insegnamenti e non "la lettera" degli insegnamenti.

Avere fede in Dio, secondo noi, non significa necessariamente avere fede solo in una denominazione ecclesiastica specifica.

Le chiese hanno fin troppo spesso dottrine di uomini, a volte giuste a volte sbagliate. Spetta a noi valutarle.

Lo Spirito Santo, che è Dio presente in noi e attorno a noi, saprà come guidarci.

Per le religioni  orientali, di cui mi chiedi, non sono in grado di dare giudizi, tuttavia avere una altissima capacità meditativa e profonda spiritualità non vuol dire aver conosciuto Dio. Personalmente non credo che l’Eterno (o in qualsiasi modo si voglia chiamare)  sia raggiungibile con i nostri sforzi, ma solo per Sua grazia. Egli si rivela a chi vuole, come vuole. Se fosse frutto di tecniche o discipline si salverebbe solo un élite di superuomini.

Inoltre il Dio in cui credo, dice delle cose specifiche, parla di una vita eterna, di un giudizio finale, di una nuova terra e un nuovo cielo… non mi pare ci possa essere molto spazio con le teorie della reincarnazione che prevedono continue nascite e continue morti in un ciclo infinito.

In ultima analisi credo si tratti di una questione di scelta personale basata appunto sulla fiducia o sfiducia a certi presupposti. Personalmente, come ho già detto, io credo alle parole del Dio biblico. Non sono in grado di dimostrare che questa mia scelta sia la migliore e la più giusta. Non condanno, non giudico; è solo la scelta su cui ho basato la mia vita.

 

UN MODO CORRETTO DI PROCEDERE

 

Facciamo l’esempio di una casa da costruire. Si sceglie il posto, si delinea lo spazio, si spiana il terreno, si scavano le fondamenta, si costruisce il muro…. Ecco fermiamoci e riflettiamo: immaginiamo di essere i costruttori della nostra casa-persona. Abbiamo scelto il posto;[1] abbiamo delineato lo spazio;[2] abbiamo spianato il terreno;[3] abbiamo scavato le fondamenta;[4] ora si tratta di mettere le prime pietre per erigere il muro. Si tratta dell’operazione più difficile ed importante da cui dipenderà la squadratura dell’intera casa. E’ bene, credo, vederla in dettaglio. Pensiamo ad un edificio rettangolare: noterete quattro angoli. Ecco quegli angoli saranno i primi ad essere segnati. Il buon muratore poi prenderà le prime quattro pietre e le porrà sul terreno appoggiandole e controllando attentamente la squadratura degli angoli e la distanza tra loro. Dopo qualche piccolo aggiustamento, quando tutto è preciso, li fissa con la calce. Da questo momento con dei fili o tavole o altri riferimenti comincerà a riempire tutto il resto del muro in larghezza ed in altezza. Tutta la costruzione sarà riferita alle prime “pietre angolari” o “testata d’angolo”. Che significa per noi questo discorso? Significa che dovremo sceglierci le nostre “pietre angolari” di fede, ovvero i punti fondamentali della nostra fede specifica su cui costruire tutto il resto della persona.

Un principio di fede iniziale: la pietra angolare: Dice il nostro amico A.: “Io credo in Dio onnipotente , Creatore del cielo e della terra , e affido a Lui la mia Anima e il mio corpo e chiedo a Lui di correggere i miei errori e di suggerirmi le parole che escano dalla mia bocca ,non ho paura di Satana , perché sono una creatura di Dio e voglio essere degno di Lui.”  Bene. Perfetto. E’ una pietra d’angolo veramente squadrata e precisa; degna di essere il riferimento per tutto il muro a cui darà l’inclinazione giusta.

Il livellamento: i primi immancabili dubbi: Quando il muratore mette una pietra o un blocchetto da costruzione sopra uno strato di calce fresca sa che deve dare una “aggiustatina” con le mani o qualche  “colpetto” con la cazzuola, spingere, inclinare il blocchetto sulla malta fino a che la livella segni il giusto equilibrio. Al nostro amico è mancato questo ed ha proceduto nella costruzione con un muro storto. Egli infatti, dopo la bella professione di fede iniziale dice: “Ma i fratelli [che mi correggono] in base a cosa dicono che è sbagliato ? In base alle Sacre Scritture ? Ma le Sacre Scritture chi le ha scritte ? Chi le ha tradotte ? Forse quegli esseri umani che si uccidono tra loro , quelli che inquinano il luogo dove abitano ? Quelli che fanno del male solo per il gusto di farlo ? Cosa mi hanno detto i miei fratelli in questo arco di vita terrena che è risultato essere pura verità ? Cosa mi hanno dato perché Io possa dare loro credibilità assoluta?”

E qui ci dobbiamo fermare. Infatti proprio dall’amarezza, dalla delusione, dalle ferite che ci hanno inferto nostri simili scaturisce una disperazione che ci fa chiudere parzialmente alla grazia e ci espone al primo venuto, alla prima “voce” che ci parla d’amore (vedremo poi se davvero è amore).

Dunque, in primo luogo usiamo termini corretti: Non tutti sono “fratelli”. Io almeno non la penso così. Siamo “potenzialmente” fratelli, ma la fratellanza è vera quando si manifesta e non quando rimane come ipotesi. Questo detto in termini generici.

Sono fratelli tutti quelli della stessa “famiglia”; intendendo per “famiglia” non solo quella di sangue, ma quella di scelta in base ad un principio o a delle regole (giusto o sbagliato, esclusivo,privato, segreto o pubblico che sia): per esempio sono tra loro fratelli gli appartenenti alla Massoneria, alle sètte esoteriche e persino quelli che hanno la stessa squadra di calcio… Quelli che insomma hanno uno o più elementi forti che li uniscono. Per chi si definisce  “Cristiano”, il concetto di “fratelli” non è che sia tanto generico o universale come si intende superficialmente, ma alquanto restrittivo;  Gesù  infatti è stato molto chiaro: “Ma egli rispondendo, disse a colui che lo aveva informato: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» E, distesa la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli. Poiché chiunque fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello, sorella e madre»”.[5]

Dunque attenzione alle "parentele!"

 

Perché la Bibbia? Si potrebbe dire anche il contrario: e perché no la Bibbia? Cosa te lo impedisce? Un motivo ci sarà alle tue difficoltà. Tuttavia risponderemo in modo semplicissimo:  se noi siamo “Cristiani” (ed anche tu ti ci consideri a quanto dici) allora seguiamo Cristo; e Cristo cita in continuazione la Bibbia, anzi ne è l’espressione vivente. Egli ci invita a seguire la volontà del Padre Celeste che è rivelato dalla Bibbia. Si tratta del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Guardate cari amici che per i “Cristiani” degni di questo nome non ci sono altri dei. Se Gesù seguiva le Scritture e come Risorto ce le apre ad una meditazione viva e profonda[6] noi che siamo suoi fedeli non dobbiamo fare lo stesso? Se qualcuno ha dei dubbi in proposito, come li ha come l’amico A., sarebbe bene che si fermasse prima di proseguire il nostro ipotetico muro. Una persona è liberissima di credere al dio che vuole; li può anche prendere tutti se così si sente più sicuro e formarsi un “pantheon” personale; o non ne può prendere nessuno confidando solo in se stesso; ma non avrà niente a che vedere con il cristianesimo e col Dio di cui noi parliamo.

Il rispetto rimane, la confusione è tolta. Continuare l’edificazione con il dubbio che le Scritture della Bibbia non siano la “verità” con cui confrontarsi significa costruire un muro storto che prima o poi farà crollare tutto l’edificio (ovvero la propria persona).

Un muro storto, l’avete mai visto? Il “filo a piombo” indica la perpendicolare da seguire, non è che ce ne siano due di perpendicolari: o è “a piombo” o non lo è. Se non lo è, la casa crolla. Ora il nostro amico ha costruito la sua casa senza il filo piombo, confidando nei consigli “di una voce interiore” non meglio definita che per quanto buona, amorevole, brava gli impedisce tuttavia di accettare le Scritture di Dio come vere.

Certo si può contestare la nostra logica perché basata su dei presupposti. E’ vero. Il nostro presupposto si chiama appunto “fede in Dio”; ma non era forse lo stesso presupposto tuo, caro A. quando dicevi: “Io credo in Dio onnipotente , Creatore del cielo e della terra , e affido a Lui la mia Anima e il mio corpo e chiedo a Lui di correggere i miei errori e di suggerirmi le parole che escano dalla mia bocca ,non ho paura di Satana , perché sono una creatura di Dio e voglio essere degno di Lui.”? O forse no? In questo caso forse è bene ripetere specificando con precisione: “fede in Dio, quello di Abramo, che ha ispirato tutta la Bibbia, Vecchio e Nuovo Testamento”.

Ora ti ripeto la domanda: abbiamo lo stesso presupposto di fede? Bene, se è lo stesso Dio della Bibbia, quello in cui noi crediamo, come mai non siamo in accordo?

Forse perché per qualcuno la fede è apparente, teorica e non reale.

Infatti dice il Signore in Luca 6:46 “Ora, perché mi chiamate, Signore, Signore, e non fate quello che dico?”

 

[Al nostro corrispondente A.,  vengono di seguito presentati tra l'altro 2 studi su "Pietro ed il primato" ed uno schema sulla modifica del cattolicesimo ai comandamenti biblici.]


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[1]

La religiosità; poteva esser la politica, lo sport, lo spettacolo, la carriera militare…

 

[2]

Tra le varie religioni abbiamo scelto quelle monoteiste con il Dio biblico al vertice, cioè Islamismo, Ebraismo, Cristianesimo.

 

[3]

Abbiamo fatto spazio alla religione cristiana e l’abbiamo divisa da tutto il resto

 

[4]

Ci appoggiamo non a noi stessi, ma al fondamento secondo cui dalle profondità del tempo e dello spazio vi è  Dio che ci stabilizza ed è il nostro punto fermo

 

[5]

Matteo 12:48-50

 

[6]

Luca 24:32 Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ardeva il nostro cuore dentro di noi, mentre egli ci parlava per la via e ci apriva le Scritture?».