LA PERSONA CHE AMAVO MI HA LASCIATO. PERCHE' DIO MI HA FATTO QUESTO?

 

La perdita di una persona, sia per un amore finito, sia per un lutto, è sempre un trauma, che va capito ed elaborato con maturità di fede.

 

di Renzo Ronca 12-5-11

 

 

 

 

 

 

 

 

DOMANDA:

La persona che amavo mi ha lasciato. Penso a Dio ed alla fede. Perché mi è stato tolto proprio ciò che più desideravo al mondo?

 

 

RISPOSTA:

Dio desidera e compie sempre il nostro bene essendo Lui Amore; dunque non è che fa le cose per farci del male. Romani 8:28 “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”.

 

A volte Dio non c’entra. Può essere che noi vediamo una persona in un certo modo ed invece nella realtà non è proprio così. Questa obiettività è estremamente difficile da capire perché tutti noi abbiamo una percezione della realtà diversa l’uno dall’altro.

 

A me è capitato, quando ero giovane, di innamorarmi di persone sbagliate. Quando poi le perdevo me la prendevo con il Signore e gli dicevo “perché mi hai fatto questo?”. IN realtà spesso (come in molti casi ho poi constatato dal loro comportamento verso altri) ci sono state donne poco adatte a me che io mi impuntavo a vedere non come erano, ma come le desideravo; se fossero restate, probabilmente mi avrebbero spezzato il cuore molto di più.

 

Non è sempre che uno fa i progetti e poi se li rimangia, “tradendo” gli impegni. Può anche accadere che uno sia in buona fede quando promette, ma poi, cambi. Il punto è vedere perché uno cambi da solo senza l’altro. Una coppia che funziona bene (se si riuscisse a trovare) dovrebbe cambiare insieme, che poi è crescita di coppia, maturazione di coppia, amore maturo. Può capitare che uno cresca e l’altro rimanga ad uno stadio di innamoramento ovvero di immaturità; per cui dopo un po’ non ci si capisce più, pur stando insieme. Il lasciarsi in questo caso è  solo questione di tempo.

 

Ci sarebbe anche un’altra riflessione importante da fare, da un punto di vista spirituale: se io idealizzo una donna, il suo amore, ciò che essa rappresenta per me, significa che nella mia vita lei è tutto. Un TUTTO maiuscolo, troppo importante, così importante che io ne dipendo come si dipende dagli idoli (“idealizzare” deriva proprio da “idolo”). Un “amore” di questo genere, proprio per la sua eccessiva intensità, non è sano perché mi rende dipendente, non libero. La base dell’amore secondo me è la libertà, il rispetto. Rispettare l’altro significa nel caso più estremo anche accettare di non essere amati. L’idealizzare la persona amata ci rende dipendenti, deboli, e fragili perché senza di lei siamo finiti. Non può essere così la nostra vita.

 

Non è che tu devi odiare chi ti ha lasciato. Dentro di te puoi mantenere un buon ricordo. Ma stazionare sui sentimenti passati significa riviverli in continuazione. Questo è male perché li rivivi in un presente insistente, virtuale, con emozioni che ti sconvolgono come fossero veri. Un ricordo non è una fissazione. Negli abbandoni sentimentali tra due persone, come nel lutto, non si vuole abbandonare il ricordo bello della persona amata e si trattiene questo ricordo come fosse vivo, lottando con la realtà. Questo “non volerla lasciarla andare” genera in noi una falsa vita a cavallo tra la realtà e l’irrealtà. Non è bene per la nostra salute mentale; infatti dice: 1 Cor 6:12 "Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla"

 

Se uno dipendeva troppo dalla persona amata, se il suo pensiero era troppo presente allora non era amore maturo era più una passione d’amore. La passionalità investe con violenza i nostri sentimenti e le nostre emozioni e non ci lascia liberi. E’ più un possesso che un amore gradevole e rispettoso.

 

Ci sono delle frasi molto belle Nel Vecchio testamento (mi pare in Ezechiele 46) quando si parla di un luogo santissimo nel tempio, la cui porta deve restare chiusa perché attraverso di essa è passato il Signore e nessun altro deve passare. Ecco il concetto è semplice: nel nostro tempio interiore (cuore) bisogna lasciare un angolo riservato SOLO a Dio. Lì dentro nessun essere umano potrà entrare perché diverrà “luogo santo” come quello di Mosè quando incontrò il Signore. Uno può donare tutto di sé all’altro, ma una parte di noi non può essere condivisa perché è di Dio.

Questa parte intima e riservata sarà poi quella stessa che, in caso di delusioni dal mondo, ci sorreggerà e ci darà forza perché lì è Dio e Dio no cambia mai nel Suo amore. Non ci deluderà mai.

(CONTINUA)

 

 

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