MARITO AVARO-IDOLATRA: MOGLIE CREDENTE PUO’ SEPARARSI O DEVE SACRIFICARSI?

-Renzo Ronca - 19-7-10

 

 

 

 

 

 

 

 

DOMANDA: Mio marito è molto tirchio come una malattia, non gli mancherebbe nulla anzi possiede case e molto denaro però in casa ci manca tutto; io sono stata costretta a lavorare per avere un minimo di autonomia finanziaria perché controlla tutto lui e mi dà una paghetta settimanale insignificante che non basta per i figli che abbiamo. Colleziona e spende per cose senza senso che poi ne fa commercio (francobolli, monete, oggettini d’oro) ha diversi conti in banca, ma io come moglie mi chiedo se sia giusto questo matrimonio. Abbiamo chiesto ad un sacerdote della parrocchia e ha detto di restare insieme e di pregare, io come moglie devo capire e devo comunque rispettare il vincolo del matrimonio anche per via dei figli. Voi che ne pensate? Una moglie deve subire sempre? Io dopo anni di questa vita non ne sono più così sicura, ma non so che altro potrei fare se mi ribello lui diviene anche violento.

 

RISPOSTA: Parlavo con una fratello proprio ieri di questo: Il matrimonio tra due persone è un patto secondo il quale le due parti prendono un impegno; un impegno anche davanti a Dio se hanno una fede in comune. Quando una delle due parti rompe questo patto, la persona rimanente non è più obbligata a mantenere le regole iniziali.

Facciamo esempi concreti: se una moglie va con un altro uomo, il marito non è più tenuto a rispettarla ed ha tutto il diritto di dividersi (e viceversa ovviamente).

 

Nel tuo caso secondo quanto scritto sai di avere un marito idolatra:

 

Efesini 5:3 Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi; 4 né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento. 5 Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.

 

Sai anche, da quanto abbiamo letto, che questo peccato è in abominio davanti a Dio e che non salverà persone così, se non si convertono.

Dunque se tu non condividi la sua idolatria, una divisione c’è già nel modo di essere di pensare e di manifestare la fede.

 

Io forse come uomo ragiono in modo più schematico e semplicistico di una moglie con dei figli, però mi chiedo: a chi ti unisci tu restandogli accanto? Puoi unirti a chi offende Dio e restare pura ai Suoi occhi? Non lo so, magari la tua missione, come dice il prete è restare e pregare per la tua famiglia in attesa di una sua conversione, “proteggendo” i figli da questa malattia dell’avarizia del padre; però ho i miei dubbi. Secondo me invece il matrimonio di fede cristiana sussiste fino a che entrambi rispettano Dio e se stessi. Nel momento che uno offende Dio, l’altro non può e non deve andargli dietro o avallare il suo comportamento “mettendoci una pezza” come diciamo noi. C’è della responsabilità ad esporre il Signore (che vive in noi) al peccato (che vive nel cuore di un altro).

 

Se poi oltre alla idolatria per avarizia ci mettiamo anche il disinteresse per la famiglia e persino la violenza… beh, mi pare ci siano i motivi per una “sana” separazione. Immagino che ne abbiate parlato in casa, fallo ancora con tuo marito ed in maniera chiara; se lui CONSAPEVOLMENTE si comporta sempre in questo modo allora perché devi fare la vittima? Dove è scritto?  Il prete d’accordo... il prete in disaccordo… scusa con tutto il rispetto per il cattolicesimo, ma forse è il momento per te di ragionare con la tua testa, pregando si, ma non per vivere come una martire. Il Signore vuole “misericordia ma non sacrificio”: Osea 6:6 - Poiché io desidero bontà, non sacrifici, e la conoscenza di Dio più degli olocausti (anche Matt 9:13; 12:17)

 

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