CONSACRAZIONE E SOLITUDINE RR 4-8-20

Tratto dal ns Dossier in PDF  "CONSACRAZIONE E TRASFORMAZIONE - riflessioni"

 

 

 

L’anima nostra ha bisogno sempre più spesso della solitudine, intesa come distacco dal mondo e respiro profondo “nell’ossigeno” della pace, quella che solo il Signore sa dare. Sono pezzetti sublimi di paradiso.

Tuttavia se il Signore ci avesse voluto distaccare anche fisicamente dal mondo, non avrebbe detto: Non prego che tu li tolga dal mondo…” (Giov 17:15a) e probabilmente Pietro, Giacomo e Giovanni sarebbero ancora sul monte della trasfigurazione in una bella tenda a godere della presenza divina.

E’ logico che lo spirito nostro desideri solo l’unione con Dio essendone da Lui risucchiato, ma non siamo ancora stati rapiti in cielo e la responsabilità di essere Chiesa ci “costringe” a scendere spesso da quel monte. Se tutti infatti si isolassero fisicamente tagliando i ponti con tutto quello che c’è nel mondo, chi darebbe il sale, il sapore, il senso della vita in qs sistema do cose alla deriva? E’ proprio il nostro corpo che camminando per le vie del mondo trasporta dentro se stesso quel sapore, quell’intensità, quella grazia di cui è stato “irraggiato” quando era sul monte.

Tutti dobbiamo avere i nostri momenti di intimità col Signore nel silenzio, nella solitudine beata che ci permette il Suo ascolto gratificante… eppure dobbiamo anche portare per il mondo quella luce che illuminò il nostro buio.

La felicità della consacrazione non è un possesso personale, morirebbe subito, come un bel fiore staccato dalla pianta.

La consacrazione sta nell’unità con il Signore; e il Cristo ci invita anche a portare una croce.

L’obbedienza dunque fa parte della consacrazione.

Probabilmente è vero che c’è persino più felicità nel dare che nel ricevere (Atti 20:35b). Infatti se ci penso, anche in un meraviglioso eremo sulla montagna, senza problemi o preoccupazioni di alcun genere, come potrei essere pienamente felice sapendo che il fratello giù sotto la montagna sta male? La felicità di Dio si divide, si comunica, si trasmette. Non ci si impossessa della consacrazione. E’ un modo cristiano di essere dentro, fatto di paradiso che si intravede e allo stesso tempo di dolore per lo stato attuale dell’uomo ingannato dal male.

Però, per come il Signore ha programmato la ns vita terrena, esiste una giovinezza, una maturità ed una serena vecchiaia a cui è chiesto meno sforzo muscolare.

Noi, per fede già abitiamo sulla montagna e, all’invecchiare del nostro corpo, forse il Signore ci concederà di riposarci, anche fisicamente, sempre di più tra le Sue ali.

Lasciamo a Lui la gestione, il miscelare sapientemente il pane da spezzare con gli altri, assieme all’intimità dei nostri incontri spirituali nei silenzi, senza cui non potremmo più vivere.

Del resto penso che anche il Signore desideri noi, i nostri momenti privati, quando siamo soli con Lui, il ns amore, quello solo nostro, unico, che è diverso da qualsiasi altro. Egli è “geloso” di questo nostro amore personale.

 

Non so come avverrà, ma penso che questi momenti preziosi di santa solitudine aumenteranno, si moltiplicheranno, non ci mancheranno mai.

Le ns scelte nella vita che viviamo si appianeranno in un quotidiano sempre più alleggerito dalla santità di un forte amore, perché in fondo l’amore è anche una passione irresistibile.

 

E allora non mi importa più dove e come, ma in un modo o nell’altro sentirò sempre più il mio Dio in qs vita che, per me, è ormai solo un’attesa.

 

 

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