"E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Giov. 14:3)

 

 

LA "FAME DI DIO"

- (Risposta ad una domanda chiarificatrice in merito allo scritto "PERVERSIONE E NORMALITA’") di Renzo Ronca -(marzo 2008) - 24-12-20 -

 

“Caro Renzo, nel tuo scritto "normalità e perversione" mi ha colpito questo punto...La “fame di Dio” non è riconosciuta come tale... quella sana inquietudine interiore dell’anima che cerca il Creatore ...dove tante persone sole combattono  il vuoto del loro cuore.."   ho bisogno di capire di più  in questo punto ..”

Cara lettrice, in effetti questa serie di scritti che ho intenzione di pubblicare nel sito è piuttosto “densa” e va letta con molta calma; io forse do troppo per scontato argomenti già trattati, oppure sono troppo sintetico o troppo prolisso, ed è giusto che tu ed altri mi aiutiate indicandomi i punti da chiarire meglio. Cercherò di migliorare e spero che anche altri seguano il tuo esempio: scrivete, domandate e correggetemi pure.

 

LA “FAME DI DIO”

Parto da un presupposto; e cioè che in ogni uomo che nasce, sia già “depositato” un seme, sia “impressa una memoria inconscia”, ci sia un “imprinting” di Dio.

Questo, ripeto, in ogni essere umano che nasce.

Non importa che questa persona, crescendo, diventi credente o meno; questo seme, questo “imprinting” di Dio si farà comunque sentire in diversi modi.

Uno di questi si manifesta con un vago senso di inquietudine interiore, una specie di smaniosa ricerca più o meno consapevole e finalizzata. E’ una tensione simile a quello che ha perso qualcosa di molto prezioso e non ha pace finché non l’ha trovato[1]. Questo qualcosa di perso e ritrovato è la consapevolezza della propria identità di “figli di Dio”.

In pratica dico che la nostra anima è già “credente” senza che la nostra coscienza psicologica se ne renda conto.

Così la vita di ogni essere umano credo sia sempre attratta e desiderosa di Dio (o da ciò che attorno a noi vediamo come tale). Tutte le scelte, i gesti, i pensieri nostri sono dunque condizionati da questo punto essenziale.

Questa “fame di Dio” è un movimento interiore inizialmente nascosto, di cui l’uomo non si rende conto; non ne è consapevole. Solo dando spazio a questa particolare “espansione” dell’anima fino a portarla alla luce, arriverà davanti alla Verità; alla quale poi si potrà arrendere o meno, ritrovando se stesso.

Il problema odierno è che questa “fame di Dio” o “attrazione” o ”espansione”  viene soffocata e relegata  tra gli istinti primari, legati più alla carne che allo spirito (lo vedremo meglio più avanti); Oppure, peggio ancora, viene etichettata come una banale forma di depressione e “curata” con il reinserimento della persona nel mondo. Ora il reinserimento è giusto, ma deve avvenire dopo la consapevolezza di ciò che siamo (vedi il cammino di Mosè).

L’uomo in questo sistema di cose non viene certo incoraggiato a fare pause di riflessione. Ora senza queste pause, fortemente volute e vissute nei silenzi della natura o della propria privacy, sarà impossibile discernere e sanare questa sottile esigenza spirituale.

Parliamo allora di questi nostri tempi tecnologici e di come siamo travolti “anima e corpo”; ti accorgerai che il tempo della riflessione nessuno te lo dà (a meno che tu non te lo conquisti da sola e lo mantenga con una certa fatica). Vedrai facilmente che l’uomo è reso sempre più istintivo-bestiale; infatti non riconoscendo più il richiamo di Dio che sarà di lui?

 

IL NOSTRO SISTEMA DI VITA DIMINUISCE L’INTELLIGENZA

I tempi che viviamo adesso non favoriscono l’uso del pensiero, della riflessione; al contrario, spengono la capacità di riflessione riempiendoci di input emozionali sempre più forti e veloci.

Tenterò di spiegare meglio questo concetto perché è centrale ai fini del nostro discorso:

In questo nuovo millennio la società tecnologica non tiene in nessun conto la maturità degli individui, quanto invece la loro efficienza; che è premiata (o licenziata) in funzione del rendimento[2].

Ebbene ecco la conseguenza diretta di tutto questo: per “catturare” l’attenzione dei lettori occorrono immagini o effetti “forti”, immediati; slogan che “bucano” lo schermo, che penetrano la mente e lì rimangono operando il più possibile un’azione di condizionamento mentale simile al “lavaggio del cervello”.

Per operare bene, questi segnali non devono dare tempo all’uomo di porsi delle domande in merito alla veridicità dell’imput ricevuto, ma devono colpire ed attivare parti specifiche della nostra mente e dei nostri sensi ingannando la mente.

Faccio un esempio pratico:

Il sig. “X” vuole vedere il suo prodotto con l’uso di internet, per cui incarica il “sito Y” di preparare una campagna pubblicitaria apposita. Il proprietario del sito Y sa che la concorrenza è forte, però se vuole incassare il compenso deve produrre dei risultati, allora incarica una “equipe di esperti” pubblicitari. Questi esperti si studiano quanto è grande “la piazza” di internet in merito a quel prodotto[3], fanno ricerche sulle  condizioni sociali degli utenti interessati[4], quanto tempo si fermano su questa o quella notizia[5], ecc. poi elaborano un nuovo “lancio”, che. per “trapassare” la soglia dell’indifferenza deve saper colpire l’attenzione dell’utente in modo particolare. Quale è questa particolarità?  Per essere incisivi questi input abbiamo visto che non devono far riflettere molto chi li vede (soprattutto se vogliamo vendere un prodotto costoso o con dei difetti); allora per non far riflettere c’è bisogno di provocare una reazione istintiva, e non riflessiva[6]; Per favorire una reazione istintiva (ad esempio un clic del mouse in una frazione di secondo su una data parte dello schermo anziché in un’altra), devono “colpire” l’utente in punti precisi della sua mente; questi punti precisi, sicuri, sono l’attivazione degli istinti primari (ritroveremo in futuro questo argomento): vale a dire l’istinto di sopravvivenza, quello di riproduzione o sessuale, quello di sperimentazione o di ricerca.

La nostra equipe del “sito Y” è sapientemente composta da sociologi e psicologi, oltre che da webmaster, avvocati, attori, operatori ad alti livelli e ricercatori di effetti speciali; per cui sa perfettamente come stimolare queste parti negli utenti. Vengono infatti usati in maniera massiccia input emozionali fortissimi (immagini erotiche, foto con sangue, violenze ecc.) che ci prendono lo sguardo. Sono reazioni istintive ripeto; la cosa è studiata; non c’è molta difesa. Una volta che il nostro sguardo è attratto dalla scena emotivamente forte, si forma una pulsione dentro di noi, una tensione, che cerca uno scarico psico-fisiologico; ecco che allora, accanto alla scena proposta (in grande) si presentano (in piccolo) i termini di un’offerta, che sembrano dare (in grande) immagini di appagamento e felicità. Difficile resistere al secondo clic. E così via…. di emozione in emozione veniamo attratti nella bocca del leone.

Siccome tutti usano queste tecniche, man mano queste si uniformeranno, si assomiglieranno e non produrranno più l’effetto sorpresa che carpisce l’attenzione dell’ignaro spettatore. Pian piano dunque, per un normale “adattamento psicologico” dell’utente, ecco che la cosa che faceva scalpore una settimana fa, diviene oggi “normale”, quasi ripetitiva[7]. Sarà dunque necessario “colpire” con un messaggio nuovo, più “forte” del primo. Se la foto erotica non è più sufficiente si cerca una foto ancora più spinta, fino alla pornografia più o meno mascherata; e se non basta si arriva ai filmatini sempre più realistici.. lo stesso per la foto col sangue: per avere maggiore indice d’ascolto siamo arrivati persino alle esecuzioni  morte in diretta, nei telegiornali!

 La conseguenza di tutto questo non è solo il degrado della moralità, ma anche la diminuzione dell’intelligenza, perché l’uomo sarà sempre più sollecitato a gestire tecnicamente una molteplicità di dati, ma sempre meno capace di capirle. Ti faccio degli esempi: pensa ad un telegiornale….  per esempio ti dicono che la situazione economica dell’Italia si sta rafforzando, mentre ti  mostrano delle belle macchine luccicanti al motor show di Bologna… ebbene già fai fatica a seguire la voce dal video (a volte quello che dice l’una non è proprio quello che mostra l’altro); in più ecco che in basso cominciano a scorrere gli scritti di una serie di altre notizie allucinanti (Tizio ha squartato la moglie; terremoto in quella nazione; Sempronia ha ucciso i suoi figli; Quell’attrice ha perso il cagnolino…)… poi ecco la notizia successiva letta dalla giornalista, che con aria scocciata come se ti facesse un piacere, ti dice -la banca d’Italia sta passando un periodo di difficoltà e passiamo adesso al tempo sulle nostre regioni, come mai tanto freddo? Lo chiediamo al…”-

In questo bombardamento disordinato di emozioni che ci viene offerto, come fai a mettere in moto il cervello? Come puoi collegare le notizie contraddittorie (se la Banca d’Italia sta messa male, come fa l’Italia a progredire economicamente nel mondo?) come fai a riflettere sull’immagine e le parole del papa (sempre presente in TV!) se sotto stai leggendo di quello che ha “squartato” la moglie? (sempre più aggressiva e sgradevole la lingua dei giornalisti per il discorso che abbiamo fatto sopra).

Cara lettrice ho solo fatto un esempio banale sulla TV, ma su internet immagina tutto questo elevato all’ennesima potenza!

Le persone vengono sempre più appiattite e condizionate al “non uso” della loro intelligenza e della riflessione. Non sanno più fermarsi ma vengono travolte dai ritmi forsennati dei nostri sistemi che propagandiamo come “liberi” e “democratici”. IN realtà abbiamo perso l’interesse e la conoscenza di noi stessi: non sappiamo come “funzioniamo” sia dentro che fuori e non sappiamo riflettere su ciò di cui veramente abbiamo bisogno (sia dentro che fuori).

La “fame di Dio” esiste davvero ed ha un sapore delicato, ma l’ingannatore tenta di immettere sapori sempre più forti che fanno perdere l’uso fine del senso del gusto.

Occorre quindi un rieducazione al discernimento degli stimoli della fame. Per trovare “la perla di grande valore” bisogna prima di tutto cercarla, non ti pare?

Un saluto fraterno e spero di non averti aumentato la confusione.

(continua con "Nel virtuale qual è la realtà?")


 

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[1] Matteo 13:45-46 «Il regno dei cieli è anche simile a un mercante che va in cerca di belle perle; e, trovata una perla di gran valore, se n'è andato, ha venduto tutto quello che aveva, e l'ha comperata.

[2] Il rendimento sui “mass media” non è misurato sulla base della bontà, della maturità, della giustizia, della saggezza, del bene comune, ma è valutato freddamente sulla base del “consumismo”; vale a dire è più bravo quello che vende di più, quello che convince di più gi altri a far loro fare quello che viene loro detto di fare. Sulle radio, sui giornali sulle TV e soprattutto su internet si rivela “vincente” chi sa catturare l’attenzione  degli  altri e li sa “convincere” a comprare o scegliere una cosa anziché l’altra. Sono tecniche ad altissimo livello studiate a tavolino, usate dalle multinazionali per vedere, ma anche dai politici per raggiungere il potere. Non è un caso che il nostro maggiore partito politico sia guidato da una persona che è maestra nel mestiere della comunicazione.

[3] Chi sono i concorrenti? Loro slogan, richieste, contratti effettuati, quali metodi risultano più efficaci, ecc.

[4] Quanto ci posso guadagnare? quanto posso chiedere a questi frequentatori? Come sono le loro tasche?

[5] Queste statistiche sono molto facili da ottenere; vi sono organizzazioni (usate soprattutto dai politici per i loro sondaggi) in grado di dire esattamente se e quando una cosa avrà successo, dove, in che modo e per quanto tempo.

[6] Reazione istintiva è quando ad esempio uno minaccia un altro e l’altro si difende istintivamente  -istinto di sopravvivenza. Oppure quando una donna si fa provocante e l’uomo ne è attratto –istinto sessuale-  ecc.

[7] La capacità di adattamento dell’uomo in ogni situazione è meravigliosa perché gli ha permesso di conquistare la terra, ma se non è sorretta dall’analisi e dall’intelligenza rimane solo adattamento passivo a tutto, anche alle cose brutte. (ndr)