LA VIOLENZA NON E' AMORE  - Contro la violenza sulle donne -

Predicazione di domenica 1 dicembre 2019 di G. C. Resp. “Gruppo Donne Centocelle”

Presso la Chiesa Evangelica Battista Centocelle di Roma

 

PREMESSA                            

La Federazione Donne Evangeliche in Italia (FDEI) in questi giorni ha divulgato il “Diario di 16 giorni” per combattere la violenza contro le donne. All’interno di RIFORMA n.44 del 15 novembre 2019 si trova il fascicolo “Per non dimenticare la convenzione di Istanbul” su cui si possono trovare spunti di riflessione e studio biblico per ogni giorno dal 16 novembre al 10 dicembre.

La Convenzione di Istanbul, approvata dal Consiglio d’Europa nel 2011, è la prima convenzione internazionale sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. E’ stata ratificata dall’ Italia solo nel 2013.

 

 Lettura  Marco 5: 25 – 34

25 Una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, 26 e che molto aveva sofferto da molti medici e aveva speso tutto ciò che possedeva senza nessun giovamento, anzi era piuttosto peggiorata, 27 avendo udito parlare di Gesù, venne dietro tra la folla e gli toccò la veste, perché diceva: 28 «Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva». 29 In quell'istante la sua emorragia ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quella malattia. 30 Subito Gesù, conscio della potenza che era emanata da lui, voltatosi indietro verso quella folla, disse: «Chi mi ha toccato le vesti?» 31 I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi come la folla ti si stringe attorno e dici: "Chi mi ha toccato?"» 32 Ed egli guardava attorno per vedere colei che aveva fatto questo. 33 Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo quello che era avvenuto in lei, venne, gli si gettò ai piedi e gli disse tutta la verità. 34 Ma Gesù le disse: «Figliola, la tua fede ti ha salvata; va' in pace e sii guarita dal tuo male».

Spiegazione del testo: Una donna malata, di una malattia che la costringeva a

restare segregata, una malattia che la rendeva immediatamente esclusa da ogni adunanza pubblica perché “impura”, va in mezzo alla folla che segue Gesù perché vuole toccarlo.

Secondo il Levitico (15:19-30) le donne durante il flusso mestruale erano impure e rendevano impuro tutto ciò con cui venivano a contatto; lo stesso se l’emorragia si prolungava oltre il ciclo mestruale.

Pensate con quale paura, terrore di essere riconosciuta, di essere scoperta stava lì; avrebbe voluto nascondersi sicuramente ma era più forte il desiderio e il bisogno di arrivare a Gesù. Sa, crede, che soltanto toccandolo sarà salva.

Questo racconto compare anche in Luca 8:43-48 e in Matteo 9:20-22, ma qui l’evangelista Marco dà più spazio degli altri alla figura femminile, descrive meglio come la donna si sente, le sue emozioni, addirittura ci fa entrare nella sua mente riferendo quello che pensa “Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva”.

Riesce a toccare Gesù, istantaneamente viene guarita, lei lo sente. E’ riuscita ad ottenere un miracolo di nascosto e probabilmente avrebbe voluto restare nell’ombra ma Gesù se ne accorge: Gesù ha sentito un’energia uscire da lui e vuole sapere chi l’ha toccato, insiste per saperlo. Cerca tra la folla con lo sguardo proprio lei e la mette sotto il riflettore, le fa dire perché ha agito così. Che momento tremendo per lei! Ma Gesù in risposta la accoglie, la rassicura, la guarisce e la benedice. E’ la prima e l’unica volta che Gesù si rivolge a qualcuno chiamandolo “Figlia/o”.

Riflessioni

Non è stato facile trovare un passo nella BIBBIA che si potesse direttamente collegare al tema della violenza contro le donne perché nella Bibbia, come sapete, per tradizione e per Legge le donne, sebbene avessero pari diritti e doveri a livello spirituale, non avevano lo stesso ruolo riconosciuto agli uomini nella società. Dovevano ubbidire alla legge, potevano partecipare alle feste religiose, potevano fare gli stessi voti davanti a Dio e servirlo, ma non ci sono state donne che avessero avuto come incarico a lungo termine il ruolo di guide, capi o sacerdotesse.

Uguaglianza spirituale ma ruoli distinti all’interno di una cultura patriarcale e maschilista. Questa era la normalità del tempo.

·       Quindi perché ho scelto proprio questo passo?

Perché qui ho visto un incontro, una relazione speciale, due figure portatrici di due contenuti importanti che possiamo collegare al ns discorso contro la violenza sulla donna.

Inizio dalla donna, sebbene la più importante e potente figura sia la seconda.

·       Qui viene presentata una donna senza nome, sofferente, emarginata, impaurita, che si vergogna del proprio stato, ma una donna tanto coraggiosa.

Questo è il primo punto da tener presente: Enorme fede, enorme coraggio. Il coraggio di esporsi, di scoprirsi, per salvarsi. Qui cogliamo un sollecito.

La donna anche oggi è stretta dentro una cultura che ancora fa i conti con il patriarcato, e deve trovare il coraggio di farsi avanti, di reagire quando è vittima. Non è facile, assolutamente, ma accettare di restare nel silenzio, accettare di subire e sopportare la violenza maschile per esempio dentro la propria cosa, per paura delle reazioni, delle conseguenze, delle chiacchiere, del giudizio degli altri, non porta a risolvere il problema.

La violenza dentro le proprie mura domestiche è terribile, è la peggiore, perché avviene nel luogo in cui ci si dovrebbe sentire più protetti ed invece, quando accade, ancor più viene taciuta, nascosta.

·       La seconda figura è quella meravigliosa di Gesù che innalza questa donna emarginata e sofferente, a protagonista.

Gesù la libera dalla malattia e la libera anche da altro: dalla sua condizione di coercizione, di privazione della libertà, dalla vergogna, la guarisce da una ferita interna. Gesù le restituisce la dignità riconoscendole il diritto all’ascolto, all’attenzione, ma soprattutto alla salvezza.

Gesù qui è l’uomo, l’uomo che stravolge la legge, che si pone fuori dalle regole – come già altre volte ha fatto –  che contrasta il pregiudizio, la tradizione, in nome di qualcosa che sta al di sopra, in nome dell’amore di Dio Padre.

 

E questo è il secondo punto da tener ben presente:

per il Signore, il nostro Dio creatore, non esiste distinzione di genere, Egli ci ama superando ogni categoria e definizione, non fa gerarchie perché l’amore che lui ha per noi, non prevede persone di serie A e serie B. Questo è l’amore che Lui ci insegna. Questo è il nostro modello.

 

Non viene riportato da nessuna parte nei Vangeli che Gesù abbia detto direttamente qualcosa circa la questione femminile; viveva in un contesto storico in cui la donna era fortemente sottomessa all’uomo in una condizione di inferiorità ma non si è mai pronunciato sul tema della dignità della donna.

Gesù si limitava a comportarsi in modo da far capire (ricordiamo l’attenzione e l’ascolto che rivolgeva alle donne che incontrava). 

 

INTENZIONI/PROPOSITI:

 in che modo noi in quanto cristiani, siamo chiamati a stare davanti a questo grave problema della violenza sulle donne? Cosa possiamo fare?

1.     Noi sappiamo che una delle nostre missioni più importanti come cristiani,  è quella della difesa dei diritti fondamentali, sempre.

2.     E allora possiamo/dobbiamo educare i piccoli, i nostri figli, dobbiamo insegnare loro ed anche noi imparare ancora meglio, a combattere i modelli rigidi, che siano maschilisti o femministi, combattere i pregiudizi, educare al dialogo uomo-donna, e non rafforzare la cultura del silenzio e dell’indifferenza.

3.     Un’altra cosa che possiamo fare è essere di sostegno e solidali con chi è vittima di violenza, fisica o psicologica. Sapete come anche la violenza psicologica è grave, lascia gravi ferite profonde; è la violenza più invisibile, più facile da nascondere.

4.     Accogliere e curare le vittime. Chi subisce questa violenza si sente sola, ha paura, ha perso la fiducia negli altri, in sé stessa, nelle relazioni. Noi possiamo aiutare a far guarire queste ferite invisibili.

5.     E poi – per ultimo ma non meno importante -  possiamo PREGARE: pregare tutti perché si cresca nel rispetto reciproco, nel riconoscimento dell’uguale dignità di ogni essere umano.

 

In Galati 3:28 Paolo scrive:

Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.”

 

Preghiamo perché il Signore ci rafforzi in questa convinzione e che lo Spirito Santo ci sostenga in queste intenzioni.     Amen.

 

 

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