VINCERE LO SFACELO DI OGGI - SALMO 11 - di Renzo Ronca - 7-11-19

 

 

 

C’è uno struggimento continuo nell’anima di chi percepisce i messaggi di Dio e poi vede il mondo così com’è. Egli  vede l’ingiustizia degli empi ma anche lo sgretolamento delle chiese. Davanti a questo sfacelo si affaccia da una parte la tentazione dell’abbandono e dall’altra ritorna la fede in Dio al di là dell’apparenza.

 

Proviamo a leggere insieme il Salmo 11:

1 Io confido nel SIGNORE.

Voi, come potete dire all'anima mia:

«Fuggi al tuo monte come un uccello»?

2 Poiché, ecco, gli empi tendono l'arco,

aggiustano le loro frecce sulla corda

per tirarle nell'oscurità, contro i retti di cuore.

3 Quando le fondamenta sono rovinate,

che cosa può fare il giusto?

4 Il SIGNORE è nel suo tempio santo;

il SIGNORE ha il suo trono nei cieli;

i suoi occhi vedono,

le sue pupille scrutano i figli degli uomini.

5 Il SIGNORE scruta il giusto,

ma detesta l'empio e colui che ama la violenza.

6 Egli farà piovere sull'empio carboni accesi;

zolfo e vento infocato sarà il contenuto del loro calice.

7 Poiché il SIGNORE è giusto; egli ama la giustizia;

gli uomini retti contempleranno il suo volto

 

Nella nostra riflessione partiamo dal v.3: “Quando le fondamenta sono rovinate, che cosa può fare il giusto?” Immaginiamo la domanda come rivolta a noi stessi. Essa presenta una situazione molto grave: “ Poiché, ecco, gli empi tendono l'arco, aggiustano le loro frecce sulla corda per tirarle nell'oscurità, contro i retti di cuore.” 

Avendo detto “quando le fondamenta sono rovinate” comprendiamo che gli empi di cui si parla non sono solo i popoli stranieri “senza-Dio”, ma probabilmente sono indicativi di una situazione confusa disordinata e grave anche nel regno di Israele, dove i princìpi fondamentali che sorreggevano quel popolo sembrano crollare. Al popolo eletto Dio aveva affidato la Sua Legge, ma come poteva quello stesso popolo continuare ad esistere se le basi della Legge non venivano più rispettati?

 Una domanda che fa riflettere maggiormente perché è rappresentativa anche il nostro presente: Trasportiamo infatti, nei limiti del possibile, la stessa domanda nel nostro tempo, riferendoci a noi cristiani. Siamo stati innestati nel “popolo di Dio”, e dunque anche noi edifichiamo sulla stessa base giudaica (la Legge), con in più la ricchezza della grazia, che per fede ci ha salvato riempendoci il cuore senza merito. Ebbene osserviamo lo sfacelo del mondo e allo stesso tempo la disgregazione delle chiese attuali. Passi per lo sfacelo del mondo, sappiamo dove sta andando a finire. Ma lo sfacelo dei credenti, delle chiese sempre divise.. la solitudine che ne deriva può causare un dolore forte, uno struggimento amaro e devastante. Ed è qui che si insinua nei cuori più delicati e fragili una tentazione: “Fuggi al tuo monte…”  La situazione reale che si presenta è drammatica, senza via d’uscita, tutto sembra crollare; che puoi fare? Sembra che non ti resti altro che rifugiarti su un monte, isolandoti, ripiegandoti in te stesso, sconfitto e deluso.

 Il salmo presenta questo consiglio di abbandonare tutto e fuggire come con la voce di persone estranee, già abbattute, che consigliano al re Davide di lasciar perdere perché ormai sono rovinati persino i fondamenti della fede.

Noi però immaginiamo che questa voce esterna non provenga solo dall’esterno, ma sia una tentazione dentro di noi, come una parte della nostra persona, pratica, materiale, che valuta freddamente ciò che vede e ne è atterrita. Inutile combattere, seguendo una certa logica pessimista-realista, non resta che andarcene lasciar perdere tutto, scappare.

 Ma, tra le varie componenti che costituiscono la nostra persona, chi comanda nella nostra testa? Con quale risoluzione ci identifichiamo?  La concretezza dell’apparenza oppure la stabilità dei princìpi di fede, su cui malgrado tutto, abbiamo edificato il nostro essere fino a qui?

 Ecco che il re (ciò la parte di noi che comanda) respinge la tentazione, anche se si fonda su una osservazione pratica realistica, e dice a queste voci di abbandono: “Voi, come potete dire all'anima mia: «Fuggi al tuo monte come un uccello»?” aggiungendo una motivazione fondamentale: “Io confido nel SIGNORE.”  Non confido sulle mie forze; se io confido nel Signore come potete dirmi di fuggire?

 Una scelta forte, di coerenza, che non tiene conto di ciò che si presenta al momento (apparenza drammatica) davanti ai ns occhi umani, ma tiene conto di una realtà sperimentata dalle anime dei giusti: Dio vive, non è assente: “Il SIGNORE è nel suo tempio santo;” Egli c’è; ed anche se “il SIGNORE ha il suo trono nei cieli” Egli vede e partecipa e conduce attivamente i tempi e gli eventi che ha già preparato: “i suoi occhi vedono, le sue pupille scrutano i figli degli uomini. 5 Il SIGNORE scruta il giusto, ma detesta l'empio e colui che ama la violenza. 6 Egli farà piovere sull'empio carboni accesi; zolfo e vento infocato sarà il contenuto del loro calice. 7 Poiché il SIGNORE è giusto; egli ama la giustizia;”

Ecco allora che alla domanda centrale: “Quando le fondamenta sono rovinate, che cosa può fare il giusto?” il “giusto” (giustificato, approvato da Dio) non può fare altro che amare la giustizia di Dio, così come Dio stesso “ama la giustizia”. Non c’è dunque altra risposta che questa: “Io confido nel SIGNORE”.

E che significa confidare nel Signore?

Nel caso di Davide significava non fuggire, non abbattersi, combattere per la giustizia di Dio.

Nel caso nostro, che siamo cristiani, oltre a questo, significa anche testimoniare, evangelizzare, ricordare agli altri quello che il Signore ha ricordato a noi: “gli uomini retti contempleranno il suo volto”.  

E’ per questo futuro radioso, svelato nel N.T. da Cristo Gesù, che dobbiamo resistere. Egli tornerà a prendere il rimanente di quelli considerati “giusti”. Un futuro di bene accanto all’Eterno ci è stato preparato. Coraggio!

 

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