COMUNICAZIONE DIVINA  PARTE 14  silenzi di Dio paradossali sofferti e meravigliosi - Renzo Ronca 6-10-19

 

 

(segue)

Ma il Signore ci spiega sempre tutto quanto? Ci risponde sempre?

Non sempre. Almeno non come noi vorremmo. Alle volte sembra tacere ed  anche a lungo. Ed è in questi momenti che andiamo in crisi e la comunicazione si potrebbe perdere.

Parliamo allora di questi silenzi di Dio, di quei periodi dove sembra che il Signore stesso sia quello che interrompe la comunicazione che Lui stesso ha avviato. Su qs argomenti molto si è detto e moltissimo ci sarebbe ancora da dire. A volte sono silenzi che magari si possono spiegare con un minimo di riflessione, ma altre volte sono davvero misteriosi e ne conosceremo il pieno significato solo quando saremo anche noi spirituali. Facciamo qualche esempio:

 

LA BASE

IL Signore è stato il primo a “parlarci” ovvero ad iniziare una forma di comunicazione con noi dopo averci creato. Egli non ha mai smesso di sollecitarci, correggerci, incoraggiarci e rivelarci quello che per noi era bene sapere rapportato alla nostra età. Questo nostro corrispondere a Dio tramite il mantenimento di un rapporto-comunicazione è continuo, cresce sempre più fino a quando saremo messi in grado di ritornare nella Sua casa nell’eternità.  Le nostre domande allora sono spesso un effetto, una conseguenza della sua cura per noi. Il Signore le sospinge proprio per sviluppare in noi la sapienza, l’interesse, la conoscenza di Dio, di noi stessi e dell’universo che ci circonda. Da qs punto di vista sembrerebbe incoerente paradossale un Dio che poi, dopo tutta questa “fatica”, interrompe tutto e se ne sta per conto Suo. Ed in effetti non è su questa logica che ci possiamo avvicinare alla comprensione dei Suoi silenzi.

 

QUELLO CHE NON E’

 SENSO DI COLPA - Quando un bambino vede il padre oscurato in volto oppure che non gli risponde, si sente in colpa, pensa che sia colpa sua.

Il senso di colpa, se usato compreso bene e per un breve periodo, sarebbe uno stato d’animo utile perché permette un’analisi del proprio comportamento e la correzione di un eventuale errore commesso. Tuttavia se non è sorretto da un’adeguata stima di sé potrebbe degenerare facilmente in chiusura, introversione, malinconia, sfiducia, pessimismo ecc. e la conseguenza non sarebbe tanto un cambiamento in meglio, quanto una visione negativa della vita. E’ su questa distorsione che si basa l’inganno.

 Ora il Signore, che non manca di sapienza, anche se sbagliamo per prima cosa ci convince del Suo amore per noi, che rimane costante; e questo porta via lo strascico della colpa che ci potrebbe condurre ad una autoaccusa sempre maggiore. Per seconda cosa Egli trova la maniera di correggerci senza però far diminuire la speranza nel domani.

Allora quando sembra che non risponda alle nostre domande partiamo dall’idea che non è  diminuito il Suo amore di Padre. Non ci odia. E già questo è un passo avanti.

 Il senso di colpa, dal punto di vista cristiano, è quello di Giuda che si pentì di aver tradito Gesù, ma non credendo di fatto in Lui come Salvatore, non trovò consolazione ed autoaccusandosi senza misericordia arrivò al suicidio.[1]

 

SENSO DI COLPA NELLE CHIESE

Come certi genitori possono involontariamente far nascere nei figli un senso di colpa continuo, può accadere che anche nelle chiese certi pastori possano indurre nei credenti   una educazione dottrinale sbagliata. Molti pastori insistono molto sulla preghiera come mezzo per ottenere da Dio TUTTO QUELLO CHE VIENE CHIESTO. Si tratta di una interpretazione immatura di passi come questo “…qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov.16:23), che non vanno applicati alla lettera sempre e comunque, come fossero un’equazione matematica, ma vanno compresi in un certo contesto con molto “sale in zucca” cioè con molta saggezza e maturazione.

 Ora non approfondiremo l’interpretazione specifica di questa parte, ma teniamola presente come frequente errore involontario, che può causare gravi danni nel credente; ne accenno due:

Il primo è un devastante dolore perché ci si sente incapaci di avere più fede. Ci si dice “è colpa mia perché non so pregare come dovrei, per questo il Signore non mi ascolta”. Se fosse così sarebbe un Dio alquanto strano; immaginate un genitore che vedendo il figlio in grande difficoltà a rischio della vita, sta lì e aspetta che il figlio gli chieda aiuto con parole soppesate e con la sintassi corretta! Se il figlio sbaglia un verbo non gli risponde e lo lascia morire! Capite da soli che sarebbe un assurdo.

Il secondo danno che può causare questa errata convinzione (che ogni ns preghiera Dio la esaudirebbe a prescindere), è una cocente amara delusione quando la preghiera non sembra accolta, che può arrivare facilmente persino alla momentanea o duratura perdita della fede stessa. Si fa molto presto ad arrivare a conclusioni come questa: “Beh allora se Dio non esaudisce le preghiere, tutto quello che mi hanno insegnato sulla fede è falso, dunque Dio non esiste”. Inutile dire che non è così! Non c’è nulla, NULLA, che possa separarci dall’amore di Dio:

Rom 8:31 Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? 32 Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. 35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Com'è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». 37 Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. 38 Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, 39 né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”

QUESTO È UNO DEI FONDAMENTI DELLA NOSTRA FEDE ed è come una sorgente da cui derivano poi tutti gli altri insegnamenti evangelici.

I pastori che giustamente vogliono elevare la fede nella preghiera stiano dunque attenti affinché il loro zelo non sia eccessivo e non causino invece nei credenti illusioni e delusioni.

 

QUELLO CHE INVECE E’

Non dimentichiamoci mai che Dio conosce, ama, educa (vedi parte 6 “Dio educa”). Per cui nulla è lasciato al caso nella cura che Lui ha per noi. Quello che io penso dei “silenzi di Dio” è in questo ragionamento che cercherò di spiegare:

 L’uomo vive del cibo di Dio; sia questo cibo quello quotidiano concreto fisico che si mangia e si digerisce nel corpo, e sia quel cibo spirituale che viene dalla Parola del Signore; come è scritto: "L'uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio" (Matteo 4:4) ed anche:  “Gesù disse loro: «Io sono il pane della vita…” Giovanni 6:35, 41, 48,51)

 

MA SE FOSSE SEMPRE COSI’

La presenza regolare continua del Signore nei ns pensieri nel ns cuore ci permette di  superare ogni ostacolo rimanendo al sicuro sotto la sua mano protettiva. Però, se fosse sempre così, l’uomo resterebbe in una continua adolescenza, senza un minimo di autonomia. Se ci fosse sempre la piacevole presenza divina in un dialogo ininterrotto, l’uomo starebbe bene, ma rischierebbe a lungo andare di cadere nell’abitudine. La grazia di Dio sarebbe un fatto acquisito, quasi “normale”. Non cresceremmo molto sapendo che ad ogni piccolo problema potremmo subito correre dal papà, il quale ce lo risolverebbe subito.

E’ anche per questo che Dio, che ha a cuore non solo il nostro presente terreno ma anche e soprattutto il nostro futuro nell’eternità accanto a Lui, fa in modo di renderci più forti.

 L’apparente discontinuità della comunicazione divina che certe volte sembra non avvenire, ci “obbliga” a resistere a pensare a ricorrere alla fede.

 E’ un compito difficilissimo da parte dello Spirito Santo educare il giovane all’autonomia senza che questi si distacchi  dalle basi della fede. L’autonomia prematura fu la causa del primo peccato quando l’uomo pensò di fare da sé, e finì col perdere l’Eden. La mancanza di autonomia d’altra parte creerebbe un uomo troppo dipendente, non in grado di cavarsela in un mondo dove occorre anche un minimo di impegno personale. Solo lo Spirito di Dio che penetra nelle profondità dei cuore della mente delle ns cellule e dei ns pensieri può educarci in questa crescita.

 

SIAMO SEMPRE IMPREPARATI

Il “silenzio di Dio” esiste, e quando capita ci coglie sempre impreparati, non ne capiamo la logica. Potremmo però fare delle supposizioni:

 IL FRIGORIFERO

Pensate ad un frigorifero. A che serve il frigo? Serve a mantenere a lungo un cibo che non consumiamo subito; noi facciamo delle provviste e poi, giorno per giorno quando serve apriamo il frigo e prendiamo la dose del pasto giornaliero. Ecco in un certo senso il Signore ha elaborato per la Sua Parola una specie di frigo-memoria nella nostra anima, ovvero un luogo interiore, ermeticamente isolato, in cui mantenere gli insegnamenti.[2] Per i meriti di Cristo possiamo aprire quella porta ed attingere al ricordo della Sua parola quando serve.

Ecco allora che il silenzi di Dio ci permettono di imparare anche ad essere forti, a resistere, a supplire la mancanza di cibo immediato con il cibo conservato in frigo.

 In realtà, anche se non subito, possiamo scoprire che il cibo nella comunicazione viva continua immediata presente, non è poi meno “vivo” da quello che da soli andiamo ad “aprire” nel frigo-memoria. 

 Questo ricorrere alla memoria-frigo è un richiamare alla mente qualche insegnamento della Parola, utile per quel momento apparentemente desertico che stiamo passando.

 Ma cos’è tutto questo se non il continuo prendersi cura di noi da parte di Dio? Infatti cosa fa Dio-Spirito-Santo? Giov 14: “25 Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; 26 ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. 27 Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti. 28 Avete udito che vi ho detto: "Io me ne vado, e torno da voi… “

 

ALLORA COS’E’ IL SILENZIO DI DIO?

L’apparente assenza di Dio, il Suo silenzio, È SOLO UNA PERCEZIONE TERRENA DI UN PRESENTE IN MOVIMENTO CHE ANDREBBE COMPRESO CON ALTRI PARAMETRI. E’ reale per chi nel suo presenta cerca il Signore e non ne percepisce la risposta immediata, ma non esiste in un contesto più ampio quando, passato quel momento, abbraccia di nuovo la comunicazione-presenza divina in un modo nuovo, più ampio, più potente, più avvolgente ed elevato, come sotto la guida di Dio-Spirito-Santo.

Si muore in quell’assenza divina quando sembra che Dio non ci risponda, ma si rinasce subito dopo come una creatura spirituale: Giov 12:24 …. se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.

 L’esempio più eclatante di silenzio divino lo provò Gesù sulla croce. Matteo 27:46 “E, verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?», cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Anche se lì non si trattò solo di un silenzio ma anche di un abbandono vero e proprio che noi probabilmente e per nostra fortuna non proveremo mai perché il Cristo l’ha preso su di Sé,  ha un senso per noi solo se visto dopo la resurrezione, quando il Signore Gesù si presentò con il Suo corpo spirituale.[3]

 

COME LO SPARTITO MUSICALE

Il silenzio di Dio allora, anche se in certi momenti può darci smarrimento, non va compreso razionalmente con ragionamenti umani, ma va accolto in un concetto di comunicazione armonica più ampia. Se pensiamo ad esempio ad una meravigliosa sinfonia musicale ne siamo estasiati; ma se andiamo a vedere in piccolo i singoli passaggi, scopriamo che nello spartito musicale tra una nota e un’altra non c’è il suono, ma c’è il silenzio. Sono proprio quei silenzi che aumentano il valore, che non danno il vuoto come se presi da soli, ma esaltano la melodia nel suo insieme. Nessuno valuterebbe una sinfonia celestiale dai silenzi tra le note, ma dall’insieme completo che viene ascoltato.

Così è per la comunicazione divina: è un insieme perfetto dove esistono note sublimi e silenzi struggenti d’amore. Quando avremo la possibilità di ascoltarla tutta quanta nella sua completezza saremo rapiti dalla gloria di Dio.

 

Lode al Signore per le sue meraviglie.


 

 


[1]

Trattare il senso di colpa in generale non è facile e sarebbe bene, per chi presenta questa sofferenza in forma rilevante, avvalersi anche dell’aiuto di uno psicologo.

 

[2]

Dentro di noi il Signore edifica un tempio prezioso riservato in cui solo il Signore può manifestare la Sua gloria: Ezechiele 44:1 Mi condusse poi alla porta esterna del santuario dalla parte di oriente; essa era chiusa. 2 Mi disse: «Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi passerà, perché c'è passato il Signore, Dio d'Israele. Perciò resterà chiusa. 3 Ma il principe, il principe siederà in essa per cibarsi davanti al Signore; entrerà dal vestibolo della porta e di lì uscirà».

 

[3]

La meditazione su questo passo, in cui probabilmente Gesù fa riferimento ad un salmo di Davide (Salmi 22:1 Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito!) sarebbe immensa. Essa andrebbe sviluppata e troverebbe migliore comprensione non da sola, ma nell’insieme delle sette parole che Gesù pronunciò prima di morire; soprattutto nelle ultime due che rappresentano il completamento vittorioso della missione del Cristo.

1.«Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».. (Luca 23:34)

2.«Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».. (Luca 23:43)

3.«Donna, ecco tuo figlio!» …  «Ecco tua madre!» (Giovanni 19:26-27)

4.«Elì, Elì, lamà sabactàni?» cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Matteo 27:46; Marco 15:34)

5.«Ho sete» (Giovanni 19:28)

6.«È compiuto!».. (Giovanni 19:30)

7.«Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio».. (Luca 23:46)

 

 

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