IN QUESTE RIFLESSIONI SIAMO UN POCO CRESCIUTI  – ESEMPIO DA SVILUPPARE: PAROLA, VIOLENZA, TESTIMONIANZA - da "AVVICINIAMOCI AI COMANDAMENTI BIBLICI IN MODO RAGIONATO" parte 37 - di Renzo Ronca – 9-4-19

 

 

             Fin qui abbiamo ragionato sui dieci comandamenti biblici partendo volutamente da quelli dimenticati (quarto) e quelli cancellati (secondo) cercando di riportarli tutti e dieci alla forma più originale possibile. Per far questo ci siamo anche avvicinati in modo crescente agli studi esegetici della Scrittura biblica ebraica trovati in internet, acquistando così maggiore dimestichezza con una mentalità che non ci viene spontanea, ma che è fondamentale per poter iniziare a comprendere il pensiero che Dio ha trasmesso. Penso che grazie a Dio siamo anche un pochino cresciuti, facendo un passo avanti sul nostro modo di ragionare e riflettere.

             L’ordine del percorso che abbiamo scelto (quarto, secondo e primo, terzo, quinto, sesto, ecc), non sembri disordinato, è voluto: anche se non appare molto scorrevole come in una sequenza regolare (primo secondo terzo ecc.), credo possa facilitare alla fine una certa elasticità di contenuti assorbiti, da non considerare più “a blocchi”. Intendo dire che sarebbe bene per chi vuole continuare, poter attingere ai comandamenti non solo vedendoli in forma “geometrica”, cioè il contenuto del primo e stop; il contenuto del secondo e stop; e così via…,  bensì come dei contenuti plastici malleabili, utilizzabili all’occorrenza in molti contesti. Faccio di seguito un piccolo esempio dove con un titolo molto ampio: “Parola, Violenza, Testimonianza” cercando, per quanto possibile, di richiamare ed allacciare tra loro i contenuti trovati negli studi dei comandamenti.

             In una eventuale seconda fase si potranno poi aggiungere nostre riflessioni più attuali, che riguardano da vicino la nostra cultura e allacciarli a questo materiale che risulterà comunque un riferimento edificante.

             Lo sviluppo sarebbe infinito  ma penso sia opportuno per ora fermarci.  Se sono riuscito nel mio intento, questo fascicolo sui comandamenti biblici  sarà un semplice avvicinamento alla verità che sta dietro l’apparenza, come un avvio, lasciando poi pagine aperte a tutti per scrivere eventuali approfondimenti. Chiunque vorrà  scriverci sarà il benvenuto.  Un fraterno saluto.  (e-mail: mispic2@libero.it )

 

 

PAROLA, VIOLENZA, TESTIMONIANZA

 

«Quando nacque Caino sua madre Eva disse <<ho acquistato un uomo con Dio>> (Gn 4,1), quando nacque Abele non disse nulla. La nascita di Caino è descritta secondo il normale svolgimento di ogni gestazione cioè concepimento, gravidanza e parto. Invece Abele è soltanto il fratello del primogenito, non sembra avere un’esistenza propria. Eva spiega che il nome dato a Caino significa ‘ho acquistato’ dall’ebraico ‘caniti’da cui Caino, per Abele nulla. Non lo si sente neanche vivere nel racconto biblico. Prima ancora di Caino, forse, è la madre ad uccidere Abele facendone di lui un NULLA e di Caino un TUTTO, stabilendo così da subito una convivenza impossibile.

Nella lingua ebraica tutto ciò che ruota attorno alla parola Abele è legato al ‘nulla’. Abele, in ebraico Havèl, vuol dire ‘non, vapore, condensa’. Il testo continua raccontando che Abele divenne pastore mentre Caino agricoltore ed un giorno quest’ultimo portò in offerta a Dio alcuni doni della terra mentre Abele portò i primi nati delle sue greggi. Dio apprezzò l’offerta di Abele e non quella di Caino. <<Caino disse ad Abele, suo fratello “…”. Si trovavano nel campo. Caino si è levato verso Abele e l’ha ucciso>> questo fù il primo omicidio del mondo. Secondo il testo Caino disse ad Abele: ‘nulla’ cioè non gli rivolse parola oppure pronunciò il suo nome che vuol dire ‘nulla’, questa è l’origine e la sostanza del primo omicidio della storia del mondo: l’assenza della PAROLA, il NULLA in luogo del dialogo. L’incapacità di comunicare è l’origine della violenza[1]

 

«UN CASO DI FALSA TESTIMONIANZA - Così come l’assenza della PAROLA crea una violenza che uccide, come abbiamo visto nel sesto comandamento, l’abbondanza della PAROLA causa la medesima violenza. Basti pensare che perfino gli avversari di Gesù utilizzarono la falsa testimonianza contro di Lui ed ottennero una sentenza di condanna a morte. I vangeli raccontano che alcuni affermarono: “Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo Tempio fatto da mano d’uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d’uomo, oppure ancora: Posso distruggere il Tempio di Elohim e ricostruirlo in tre giorni” (Mc 14, 55-58 Mt 26,61). Questa falsa testimonianza, come quella che il serpente pronuncia di fronte a Eva per tentarla, ha un fondo di verità. Riprende infatti, falsificandolo, un episodio durante il quale Gesù aveva condannato violentemente le pratiche simoniache che si svolgevano quotidianamente nel Tempio. Offeso dal vedere il Santuario consacrato al Signore trasformato in “una spelonca di ladri”, ne cacciò tutti i mercanti e i cambiavalute che avrebbero dovuto esercitare il loro commercio in altri luoghi.

L’episodio del Vangelo mostra l’intento degli accusatori di Gesù di utilizzare la PAROLA per intervenire nella realtà del mondo. Con la loro falsa TESTIMONIANZA avrebbero voluto spezzare un legame con il futuro.

La PAROLA non è soltanto linguaggio. Come abbiamo già detto nel primo comandamento, la PAROLA, che l’uomo possiede, significa libertà di creare il mondo. Ma gli dà anche la capacità di distruggerlo. Non dobbiamo dimenticare che il mondo è stato creato dalla PAROLA. C’è forza di costruzione e di distruzione nella PAROLA. Il nono comandamento insiste sulla parola che fa soffrire, che produce una tale violenza sull’altro da renderlo incapace di un futuro.

TESTIMONANZA E LEGAME GENEALOGICO - Allorché non c’è la volontà di accompagnare il nostro prossimo nel suo futuro allora c’è falsa testimonianza. Con la menzogna si rende impossibile la costruzione di un futuro. La parola ebraica Kesher indica il tipo di legame genealogico, ma se ne invertiamo le lettere prende il significato di menzogna. La menzogna inverte il legame genealogico.

Il nono comandamento parla del collegamento con il futuro. Secondo l’ebraico la radice della parola TESTIMONE è la stessa della parola ETERNITA’Il TESTIMONE quindi non è legato ad una memoria del passato, ma piuttosto rappresenta un collegamento con il futuro. Colui che rende falsa testimonianza, cioè il falso TESTIMONE, spezza un collegamento con il futuro.

Nella Bibbia la prima testimonianza si ha in Genesi 31,45. Giacobbe si ricongiunge con il suocero e decidono di prendere delle pietre per elevare un piccolo monte che testimonierà la loro alleanza. Per la prima volta appare la parola testimonianza/ed . Il piccolo monte testimonia un futuro riconciliato. Al femminile la parola ed significa invece comunità cioè edà, e una comunità altro non è che un insieme di persone che aspirano a costruire insieme un futuro, senza questa volontà di avvenire non c’è comunità. La testimonianza di Giacobbe consisteva in pietre radunate.

Ogni volta che la parola pietra interviene entra in gioco il concetto di legame genealogico. “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, …” (Mt 16,18-19) sarebbe stato detto secoli dopo.

CONCLUDENDO - Potremmo quindi dire che Gesù dicendo: “..mi sarete TESTIMONI a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8) forse ci stia chiedendo non di essere una memoria del passato, ma piuttosto un collegamento con il futuro. Infatti, se è vero quanto abbiamo detto allora nel concetto di TESTIMONIANZA è racchiuso anche l’idea della costruzione di un futuro comune e di un legame genealogico.»[2]

 


 

[1]

Tratto da http://qarev.com/il-sesto-comandamento/  (le evidenziazioni sono nostre)

 

[2]

Tratto da:  http://qarev.com/il-nono-comandamento/  (le evidenziazioni sono nostre. Alla fine di ogni studio di questo link che abbiamo riportato compare sempre la scritta: fonti: “Le Dieci Parole – Marc-Alain Ouaknin”, Paoline 2001; “I dieci comandamenti. I doveri dell’uomo nelle tre religioni di Abramo – André Chouraqui”, Mondadori 2001; “E Disse – Erri De Luca“, Feltrinelli 2011)

 

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