LA GIUSTA PREOCCUPAZIONE - di Stefania - 21-3-18


 

 

Il Vangelo è un messaggio di pace e di amore, di perdono e di ritorno a casa.

Un messaggio che ha per destinatari delle creature ferite, il cui funzionamento è stato alterato dal peccato, dall'orgoglio del “faccio da solo”, del “non ho bisogno di Dio”, “non obbedisco”, “ voglio essere libero”.

A voler guardare il progetto originario, il modo in cui funzioniamo a livello biologico, psicologico, sociale, scorgiamo con meraviglia un disegno perfetto, un'armonia di meccanismi complicatissimi che darebbero vita ad una stupenda melodia, se tutto funzionasse come dovrebbe.

Ma per ogni singolo meccanismo, l'equilibrio è andato perduto, ogni piccolo ingranaggio può incepparsi, può mancare il segno (peccare) per eccesso, per difetto, per distorsione, mancato sviluppo, per contaminazione, ecc...

Un esempio.

La paura è una delle emozioni fondamentali dell'uomo. Essa lo avvisa dei pericoli connessi alla propria integrità fisica e psicologica, lo rende cauto, lo spinge a rispettare i confini, a proteggersi e proteggere l'altro, a prendersene cura. La paura è una cosa buona, è utilissima, se usata bene. Ma, come tutto ciò che ci riguarda, essa può essere alterata in molti modi.

Chi non vuole sentire la paura, non sopporta di stare nei problemi, può diventare egoista, seguire la filosofia del “va tutto bene se sto tranquillo”, non vedrà i rischi di un comportamento, non sarà un buon appoggio per chi ha bisogno, né per se stesso, potrà correre dei rischi inutili e fare del male per omissione senza rendersene conto.

Ci sono coloro che invece hanno così tanta paura da restare immobili nella vita, da temere così tanto l'ondata emotiva al punto da amplificarne i segnali corporei, e farebbero di tutto pur di calmarsi, davvero di tutto, purtroppo.

Ci sono coloro che ogni volta che si spaventano si arrabbiano, attaccano senza fare le dovute valutazioni.

Ci sono anche quelli che con la propria paura costringono gli altri a muoversi in un eterno slalom vòlto a evitare loro l'ansia.

C'è anche chi, all'opposto, ama la paura al punto da ricercare in sé e negli altri stimolazioni sempre più forti, sempre più morbose e perfino pericolose.

L'elenco potrebbe continuare.

Quando si perde il centro, si può andare alla deriva in molti modi e molte direzioni.

 

Come sarebbe funzionare secondo il progetto originario di Dio?

Nel Vangelo e in tutta la Bibbia, il tipo di paura auspicabile è innanzitutto il timore di Dio. Temere il Signore viene posto come condizione base per l'acquisizione della sapienza (Sl 111:10).

Chi ha riconosciuto Dio, come diretta e ovvia conseguenza, lo teme. Il timore è un livello basso di paura, che serve ad acuire i nostri sensi, ad indirizzarli verso la giusta direzione. Chi non teme Dio, si troverà un giorno a doverne avere terrore, un livello davvero alto di paura: terrore perché dovrà riconoscere chi è Dio in circostanze tremende, quando la morte incomberà o quando, disgraziatamente, lo si sarà respinto così tante volte che sarà troppo tardi per riconoscerlo.

Temi Dio per non doverne un giorno avere terrore. Temi Dio perché ti sta tracciando un sentiero che ti protegge e ti salva. Temi Dio perché gli è dovuta la giusta riverenza dalla sua creatura. Temi Dio come si teme un padre amato e giustamente autoritario.

 

Per tutto il resto, invece, la Bibbia ci dice “non temere” e ci invita a non farci soffocare dalle preoccupazioni (Lc 8:14) (Lc 12:22-31). Questo non significa che non dobbiamo darci pena per niente: se così fosse Gesù non si sarebbe preoccupato e occupato di noi al punto da morire crocifisso.

La preoccupazione giusta è quella che si tramuta appunto in “occupazione”, che diventa azione concreta. Faccio degli esempi: se sono preoccupata che mio figlio non socializzi abbastanza, invito degli amici a casa, lo porto al parco, lo iscrivo in palestra ecc...; se temo che mia madre si senta sola, le telefono più spesso e vado a trovarla di più; se ho paura di ammalarmi cerco di mangiare sano, curarmi quando serve, farmi i controlli necessari.

Amare il prossimo come se stessi sottintende questo darsi pena per il benessere dell'altro e per il proprio.

Questo è un primo livello. Ad un secondo e più alto livello di analisi, vediamo che Dio è disposto a caricarsi delle nostre preoccupazioni (Sl 55:22), ci dice di portargli in preghiera ogni nostra richiesta, insieme alle lodi ed al ringraziamento (Fil 4:6).

Quindi, il Signore ci dice di preoccuparci per le cose di cui possiamo anche occuparci - non avrebbe senso pregare Dio per il prossimo che si trova nel bisogno e non dargli un pezzo di pane - e di portare a Lui tutti quei problemi che sono fuori dalla nostra portata, di lasciarli lì ai suoi piedi, certi che qualunque sarà la sua risposta, sarà per il nostro massimo bene.

Pregare è la soluzione, è uno dei pilastri della fede, perché è come dire: “io riconosco che tu sei il Creatore e io la creatura, riconosco che non posso nulla senza di Te, riconosco che solo Tu puoi aiutarmi, solo Tu puoi salvarmi”.

 

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