E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori (Matt 6:12)

 -ISTRUZIONI DI GESU’ AI DISCEPOLI PER LA PREGHIERA - Riflessioni utili per lo studio sul "Padre Nostro" - Renzo Ronca - Parte 13 - agg 19-10-20

 

 

 

Risposta breve dalla nostra posta del 19-5-11:

DOMANDA: cosa significa la frase del Padre Nostro "rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori"?
RISPOSTA:

Osserviamo anche il Vangelo di Luca 11:4 «e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore;[…]».

1) “Rimettere” si può intendere “perdonare”;

2) “Debiti” è riferito principalmente  a “peccati”;

3)  “nostri” perché si tratta di peccati volontari, che dipendono da noi stessi.

 

La frase allora, in un linguaggio corrente, sarebbe la seguente: “perdonaci i nostri peccati/offese/mancanze verso di Te, come noi perdoniamo i peccati/offese/mancanze degli altri verso di noi

 Il soggetto della riflessione è Dio che perdona i nostri peccati. Da qui scaturisce in noi la possibilità di risiedere nella grazia e di manifestarla al prossimo.

L’uomo ha un debito verso Dio, che solo Dio può pagare; l’uomo non può perdonarsi da solo perché ogni trasgressione deve essere rimessa tramite un giudizio, un addossamento di una colpa, e quindi una manifestazione di condanna. L’uomo non potrebbe sollevarsi dalla sua colpa ("peccato originale") che gli ha portato la morte terrena. C’è voluto il Cristo che, tramite la croce, si è addossato della nostra colpa, facendoci ottenere il perdono dal Padre.  

 

La frase ci fa riflettere su questo dono immeritato in cui Dio ci ha tolto la condanna riversandola sul proprio Figlio.  IN CONSEGUENZA  A QUESTO PERDONO ottenuto senza merito alcuno, anche noi dobbiamo VOLER perdonare chi ci ha offeso, pure se non lo merita.  Noi abbiamo ottenuto il perdono da Dio e non ce lo meritavamo, perché allora non lo vogliamo concedere al prossimo?

Riporto qualche passaggio del commentario esegetico-pratico dei quattro Evangeli di R. G. Stewart riveduto da E. Bosio: «“come noi li rimettiamo ai nostri debitori”: non ci facciamo illusione sul senso di queste parole. Non il perdono che concediamo ad altri ci salva, bensì il sangue prezioso di Cristo: e noi non abbiamo in noi stessi alcuna virtù che possa cancellare il nostro debito verso Iddio. Ma chi serba rancore, o non è disposto a concedere il perdono ai suoi simili, prova in tal modo, che egli non ne ha veramente sentito il bisogno per se stesso, ed in tal caso, chiedendo perdono a Dio, lo schernisce. Nessun uomo che rifletta, s'immaginerà d'avere ottenuto perdono dal Signore, se, per abitudine e deliberatamente, egli lo ricusa al suo prossimo. Non possiamo dunque domandare con fede il perdono dei nostri peccati, e l'ammissione nel regno di Dio, se non siamo disposti a perdonare ai nostri simili le loro offese, e se non possiamo dichiarare davanti a Colui che investiga i cuori, che lo facciamo sinceramente.»

 

Il perdono è un atto più complesso di quanto sembri; è semplice ma anche “impossibile” per chi non ha una vera fede. Il cristiano deve allenarsi ogni giorno a perdonare pure se non vi riesce. Nei suoi fallimenti e nella sua durezza di cuore egli comprenderà sempre più di quanto abbia bisogno del perdono di Dio. Perdonando riceverà anche lui perdono e questa esperienza lo aprirà miracolosamente a perdonare. Le due azioni sono strettamente collegate; non a caso in Matteo 6, alla fine del “Padre nostro” Gesù dice: 14 Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

 

Credo sia opportuno aggiungere anche un'altra considerazione che considero importante: il perdono non significa " ti accolgo qualsiasi cosa tu abbia fatto, come sei, sei, amici come prima", il perdono presuppone un pentimento di chi ha peccato e un cambiamento del suo comportamento, infatti la ns frase dice "rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori" (1)Se ad es. uno vuol fare del male a me e alla mia famiglia consapevolmente, pur sapendo che pecca contro gli uomini e contro Dio, perdonarlo significherebbe lasciargli fare del male contro gli uomini e contro Dio.  Il perdono per inavvertenza invece è un'altra cosa: disse bene il Signore Gesù «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23:34).

 

 

APPROFONDIMENTI:

Riporto le traduzioni dello stesso versetto Matteo 6:12 nelle Bibbie più diffuse e in due radici ebraiche:

 Nuova Riveduta:

rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori;

Nuova Diodati:

E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori.

C.E.I.:

e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

Pater – testo ebraico (2)

E perdona a noi i nostri peccati come anche noi perdoniamo ai nostri offensori

Pater - testo aramaico (2)

E perdona (wa-sbuq)  a noi i debiti nostri come anche noi  perdoniamo ai debitori nostri

 

Notiamo subito che “rimettere un debito” è sinonimo di “perdonare i peccati”. La parola perdonare secondo me esprime meglio il giusto sentimento, perché “rimettere un debito” potrebbe assomigliare di più ad una cancellazione pratica, ad es. di una somma di denaro, ma non è detto che la cancellazione di tale debito sia sempre accompagnata dal perdono. Il perdono invece esprime meglio una completezza di pace verso il debitore e all’interno del nostro cuore. “Perdona i nostri peccati” allora mi sembra il modo migliore di esprimere questa parte della preghiera.

 

Una seconda particolarità che ci colpisce è il verbo al passato della NR: "come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori". Forse sono piccole cose ed io non sono certo uno studioso che consce le lingue originali, tuttavia da quel poco che ho letto, sembra più corretto il presente: "come noi li rimettiamo..."  " come anche noi perdoniamo.."

 

RIPORTO ORA UNO STUDIO da una pagina sul “Padre Nostro” della Ch. Crist. Evangelica di S.Lazzaro di Savena  Matt. 6: 9-13; Matt. 18:21-35; Luca 11:2-4 (http://www.chiesaevangelica.org/pages/studio6.php)

 

«RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI

Dopo il “pane” simbolo della vita materiale c’è il “perdono” simbolo della vita spirituale. Entrambi sono necessari per la nostra vita. Non possiamo vivere senza pane, non possiamo vivere senza relazioni armoniose e, a causa del peccato, nessuna vera relazione può sussistere senza perdono. Per questo noi credenti abbiamo difficoltà relazionali: siamo più preoccupati del pane che del perdono! Occorre notare che, mentre chiediamo a Dio di perdonare i torti da noi commessi (che sono sempre peccati contro Dio!) noi ci impegniamo a perdonare i torti subiti dagli altri.

1. debiti o Peccati? Si tratta di due sinonimi o si tratta piuttosto di due diversi concetti?

a. il peccato

Il peccato è una trasgressione nell’ambito di una struttura giuridica. Il riferimento è la norma, la legge. Sia quella umana che quella divina.

b. il debito

Il debito è una inadempienza nell’ambito di una struttura relazionale. Dove c’è un debito c’è una relazione non armoniosa, non paritetica, ma inquinata.

In questa preghiera “peccati/debiti” assumono significati complementari. Il peccato/debito rompe o rende difficoltosa una relazione sia sul piano giuridico, sia su quello relazionale, sia nei confronti di Dio, che del fratello.

Esaminiamo le nostre relazioni: c’è necessità di perdono?

2. come…. 

Gesù, ma anche il resto del NT, mette in relazione il nostro perdono con quello di Dio: Marco 11:25; Colos. 3:13; Efes. 4:32.  Occorre dunque capire quale relazione esiste fra il perdono che Dio concede a noi e quello che noi diamo al nostro prossimo.

Matteo evidenzia la reciprocità: il perdono al fratello è condizione per ricevere il perdono di Dio.

Luca evidenzia la conseguenza: il perdono di Dio è la base per poter perdonare al fratello.

In ogni caso il perdono di Dio e quello al fratello sono strettamente uniti.

 Perdonare l’altro non è solo un gesto d’amore è una necessità.

3. Il perdono di Dio

a. Il perdono di Dio non è causato dal nostro perdono

Il perdono dei peccati è di esclusiva pertinenza della sua grazia sovrana. Esso rientra nelle sue caratteristiche (Esodo 34:6-7). In nessun modo l’uomo può pagare o tentare di contrattare il perdono di Dio. Tra pentimento e perdono entra sempre in gioco la sovrana libertà di Dio. Dunque il perdono di Dio non è causato dal nostro perdono.

b. Il perdono di Dio è collegato dal nostro perdono

Dio sceglie di legare il suo perdono al nostro. Noi non possiamo avere l’ardire di chiedere a Dio di perdonarci se non c’è in noi la disposizione a perdonare i torti subiti. Dunque quando preghiamo noi ci impegniamo solennemente a perdonare il fratello e accettiamo la sfida di essere trattati da Dio allo stesso modo in cui noi trattiamo gli altri: ovvero ad essere perdonati nello stesso modo in cui noi perdoniamo agli altri e dunque di non essere perdonati se noi non siamo disposti a fare altrettanto. Significa pregare così:“Signore rifiutami il perdono che io ho rifiutato al mio prossimo”

4. perché devo perdonare?

a. perché Dio ama perdonare

Nel suo patto con l’uomo Dio ha manifestato questa sua caratteristica (Es.34:5-7). La preferenza di Dio va al perdono piuttosto che alla condanna (Lam 3:33). Dio non è vendicativo e vuole che il suo popolo assomigli a Lui. Egli vuole che portiamo le sue insegne. La sua ambizione è che noi siamo in questo mondo, “così come Egli è”.

b. perché Dio mi ha perdonato

Dio ricorda spesso al suo popolo che lo ha liberato dalla schiavitù di Egitto e gli ha donato Canaan affinché Israele non si inorgoglisca e non dimentichi la riconoscenza trattando gli altri (lo straniero) come Dio lo ha trattato “come Dio.. così anche voi”.

L’albero della riconoscenza produce sempre due frutti:

mi rimette nella pelle del debitore che bisogno di misericordia

mi toglie la toga del giudice impedendomi assumere il ruolo di offeso e dandomi la possibilità di rimettere il giudizio nelle mani di Dio.

c. perché Dio vuole continuare a perdonarmi

Non solo una volta al momento della mia conversione ma sempre in ogni momento. Per questo è necessario che anch’io abbia gli stessi sentimenti.

conclusioni

a. a livello individuale

Siamo certi di non essere “servi spietati”? Forse ci sono episodi, fatti, ferite, situazioni del passato e del presente in cui siamo rimasti “spietati creditori”. Ci sono odi, rancori, che Dio non può guarire perché noi non abbiamo deciso di perdonare perché il perdono è la base per la guarigione.

Siamo concretamente “determinati” a perdonare?

b. a livello comunitario

Una chiesa non può sussistere senza il perdono fraterno. Essa non è la passerella dei santi, ma la comunione dei peccatori che di fronte alla “cena del Signore” si mettono in ginocchio sotto la croce di Cristo per chiedere e per ricevere misericordia e perdono. E sotto quella croce io sono chiamato a perdonare il mio fratello che mi sta accanto. Il perdono biblico non nasce sul terreno dei sentimenti ma su quello della volontà di assomigliare al nostro Padre celeste. E’ dunque una scelta, una decisione che non si prende sul terreno emotivo ma sul cammino di identificazione con Cristo.»

 

 

 

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(1) Vedi anche: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati.” Atti 3:19; “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” 1 Giovanni 1:9

 

(2) Da “Le nostre radici ebraiche http://www.nostreradici.it/Pater-ebr-aram-grec-vulg.htm

 

 

 

 

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