"E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Giov. 14:3)

 

 

“SERVITE IL SIGNORE” - Rom 12:11c - (di Renzo Ronca) - RIFLESSIONI DETTAGLIATE SULLE ESORTAZIONI DELL’APOSTOLO PAOLO IN ROMANI 12:9-21 . N.10 - 21-2-15-

 

 

 

 

Ogni essere creato aspira a servire Dio.

 

Questa tendenza/aspirazione può essere consapevole o inconsapevole, volontaria o involontaria. Il cuore batte e viene definito un muscolo involontario, ma se potesse parlare direbbe che il suo desiderio è quello di svolgere al meglio le sue funzioni secondo il motivo per cui esiste, ovvero secondo il progetto divino della sua creazione.

Nell’anima nostra tutto è completo armonico e trova il suo giusto versamento solo quando è rivolto all’Eterno e ne segue le indicazioni.

 

La mente non sempre riesce a capire questo desiderio interiore, ci arriva molto tempo dopo, quando le sue difese si aprono un poco e permettono al seme di Dio di svilupparsi e crescere rivelando il Cristo. Quando la mente, la razionalità, può constatare che tutto quello che viene da Dio è “buono”, allora si apre fiduciosa, ed ecco che fede e ragione si uniscono e noi diventiamo “nuovi”.

 

Ma in pratica e in modo semplice come si fa a servire Dio?

 

Il fanciullo quando comincia ad esplorare il mondo desidera seguire il suo papà, lo segue, vorrebbe andare dove va lui e fare le cose che fa lui. Il papà è contento e glielo permetterà, ma gradatamente, in base alla sua età. Timide passeggiate all’inizio con piccole attività sotto la sua guida; poi modesti lavoretti man mano che acquista capacità e sicurezza. Poi aumenteranno anche le responsabilità: il triciclo, la bicicletta, stare attento al fratellino, il motorino, conoscere i segnali stradali, la macchina, riconoscere le strade migliori, saper portare gli altri…

E’ così anche con il nostro Padre celeste.

Appena siamo in grado di camminare vorremmo fare tutto: predicare, fare i miracoli sconfiggere il diavolo, conoscere gli angeli buoni, ecc., ma il Signore in modi meravigliosi ci fa crescere un giorno alla volta, incoraggiandoci e correggendoci.

 

Non si può dire dunque che servire Dio sia un’attività che scatta in un momento preciso con un compito preciso, tipo “da 18 anni sarò servitore, prima non è possibile”;  invece si tratta più di una disposizione, di un desiderio continuo dell’anima, un sentimento di imitazione del Cristo che rimane costante intenso come una spinta, come un pressing sulle nostre azioni, le quali indirizzate dallo Sp di D, divengono sempre più efficaci.

 

Si può servire Dio in molti modi, non sempre subito comprensibili.

Ci fu un momento per esempio in cui Gesù chiese ai suoi discepoli di fargli compagnia, di vegliare con Lui (1). Similmente possiamo a volte sentire in noi come un richiamo ad una preghiera intensa e sofferta; non è necessario che ne comprendiamo sempre quantità e motivazione o che ci sentiamo sempre svegli e disposti; il Signore potrebbe chiederci una vigilanza particolare, magari chiederci una preghiera sofferta, perché forse qualcun altro –a cui spiritualmente ci unisce-  non sarebbe in grado di farlo; non lo possiamo sapere, ma anche questa vicinanza al Signore o alla croce di certi momenti difficili da capire è un servire Dio.

Pure se la nostra immaginazione ci porterebbe a un servizio eclatante può capitare invece che il Signore ci chieda di percorrere strade modeste dove non c’è riconoscimento di nessuno, ma dove c’è invece una missione particolare da compiere. (2)

 

Servire Dio è allora prima di tutto un “restare a disposizione”, come il servo “inutile” che cerca di fare al meglio quanto gli viene chiesto: se fossimo un cuore batteremmo il giusto battito, né troppo veloce né troppo lento, per il bene di tutto il corpo.

 

Servire Dio è appunto anche la consapevolezza di agire in un “corpo” che è la Chiesa, come dice qualche versetto prima:

 

“Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, 5 così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro. 6 Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede; 7 se di ministero, attendiamo al ministero; se d'insegnamento, all'insegnare; 8 se di esortazione, all'esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia”. (Rom 12:4-8)

 

Si potrà chiedere: -Ma se le chiese sono tante e tra loro sempre in competizione (bell’esempio che diamo!!) come faccio ad essere coordinato nel servire Dio?-

La risposta è semplice: ricordiamoci sempre che noi non seguiamo mai le organizzazioni dell’uomo chiamate “chiese” o “denominazioni”, ma seguiamo prima di tutto Dio, Il Quale ha stabilito lo Spirito Santo come Guida e Capo dell’unica Chiesa del Signore. Questa, come abbiamo sempre detto non ha confini precisi sulla terra. Quindi il Coordinatore, quello che regola l’armonia delle nostre azioni rimane sempre lo Spirito Santo; se seguiamo Lui andiamo sempre bene. Le varie chiese/denominazioni, come abbiamo più volte detto, possono essere in linea con Dio ma possono anche non esserlo. Lo Spirito Santo –se rerstiamo umili- ci fornirà il discernimento necessario.

 

Si potrà ancora obiettare: -Ma come faccio ad essere sicuro che quella cosa che sento viene dallo Spirito di Dio e non per esempio dalla mia esaltazione?-

Non è dall’analisi teologo/filosofica che lo scopriremo; le cose che vengono dal Signore si realizzano sempre, producono buoni frutti sempre, sono in armonia con la Bibbia sempre, sono sempre perfette (nonostante noi non lo siamo).

Il Signore non ci darà mai né prove che non possiamo superare, né incarichi che non possiamo capire.

 

Inoltre nel servire Dio si attiva una coscienza particolare in grado di riconoscere ciò che è buono, proprio come dopo la creazione quando Dio, il sabato, si riposò. E’ questo senso di riposo interiore che ci permette di riconoscere senza ombra di dubbio le perfezioni di Dio.

 

Servire Dio è anche servire gli altri. Dubito molto che un’anima che ami davvero il Risorto non senta in se stessa una spinta insopprimibile a prendersi cura delle altre anime (3). Servire in questo amore fraterno  è come un legno secco che scopre vicino al camino di poter dare calore e vita a qualcuno lì vicino che sta morendo di freddo. Nell’offerta di noi stessi il nostro cuore arde, la vita nostra si trasforma salendo verso l’alto nella fiamma dello Spirito Santo. (4)

 

Noi infatti contemplando sempre più Cristo, gli rassomigliamo sempre più. (5)

 

Nel servire Dio possiamo esserGli talmente vicini da sentire una parte di ciò che Lui sente. Questo non perché siamo bravi ma perché il Signore stesso in questa attrazione a Sé si rivela sempre più e lo Sp Suo si unisce sempre più al nostro.

 

In questo ns sentire spirituale  non c’è più bisogno che Lui ci dica fai questo o fai quell’altro perché sorgerà spontaneo nel ns cuore il desiderio di farlo e le azioni verranno di conseguenza.

 

E’ per questo che dice: “Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio” (1Giovanni 3:9). Infatti un’anima nata da Dio che ricambia questo amore non può più peccare, non perché rispetta meglio un comandamento, ma perché sente in se stessa solo l’amore per il bene e gli è estraneo ogni collegamento col peccato.

 

Servire il Signore è dunque come il corpo che respira. Che forse il corpo dice: “adesso espiro, adesso inspiro”? Avviene normalmente perché è così che funziona la vita del corpo terreno. Nel nostro corpo spirituale c’è una funzione molto simile che va oltre il lato fisico e che inspira ed espira non solo l’aria, ma l’essenza stessa di Dio, la vita perfetta che da Dio si irraggia nel creato.

 

Come dicevamo all’inizio, ogni essere, ogni atomo sussiste nella ricerca della perfezione del suo funzionamento; e la perfezione di ogni funzionamento sta nel suo insieme, e l’insieme ha come inizio e come fine Dio stesso.

 

La differenza intesa come qualità tra un essere e l’altro sta nel grado di coscienza con cui manifesta questa sua funzione di esistere nella creazione. Potremmo dire: La qualità di un essere sta nella coscienza di sé in funzione della coscienza del creato, all’interno del riconoscimento dell’unico Dio.

 

Ecco allora ritorniamo al servizio come offerta di noi stessi (4). Ma per capirlo bene dovremmo riuscire a pensare ad un’offerta non pesante, non dolorosa, ma che sia di estrema soddisfazione e bellezza a Lui gradita. Come nell’altare dei profumi del tempio. E quale offerta migliore può esserci della nostra lode perenne a Dio?

 

Lodare Dio, ringraziarlo, amarlo, esprimere ogni istante parole di affetto, ammirazione, rispetto, desiderio, soddisfazione, gratitudine, ecc tutto questo è un versamento del cuore della mente dello spirito delle ossa delle cellule, è il nostro vivere per amare e servire Dio, che per primo è venuto in Cristo ad amarci e servire le nostre debolezze.

 

Servire Dio non può essere distaccato dall’amare Dio. Ed in questo scambio di affetti di inestimabile valore, come non si può amare il nostro prossimo ed il creato? Amare Dio è prendersi cura di tutto quello che Lui ama, a cominciare dalle persone che Lui a volte ci affida.

 

 

 

 

 

 NOTE

 

(1)Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me» (Matt 26:38)

 

(2) “Un angelo del Signore parlò a Filippo così: «Àlzati e va' verso mezzogiorno, sulla via che da Gerusalemme scende a Gaza. Essa è una strada deserta». 27 Egli si alzò e partì. Ed ecco un etiope, eunuco e ministro di Candace, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i tesori di lei, era venuto a Gerusalemme per adorare, 28 e ora stava tornandosene, seduto sul suo carro, leggendo il profeta Isaia. 29 Lo Spirito disse a Filippo: «Avvicìnati e raggiungi quel carro». 30 Filippo accorse, udì che quell'uomo leggeva il profeta Isaia, e gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?» 31 Quegli rispose: «E come potrei, se nessuno mi guida?» E invitò Filippo a salire e a sedersi accanto a lui”. (Atti 8:26-31)

 

(3) “Quand'ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di questi?» Egli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo, una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami?» Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pastura le mie pecore». 17 Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?» Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?» E gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore“ (Giov 21:15-17)

 

(4) “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale” (Rom 12:1)

 

(5)”E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito” (2 Cor 3:18)

 

 

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