QUANDO L’UOMO E’ TROPPO SICURO DI SE’ – IL RE UZZIA (2 Cronache 26) -

Orgoglio e superbia – ritrovare il timor di Dio – di Renzo Ronca – 6-1-15- (5-4-21)

 

 

 

2Cronache 26

3 Uzzia aveva sedici anni quando cominciò a regnare, e regnò cinquantadue anni a Gerusalemme.[…]  4 Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, […] e finché cercò il SIGNORE, Dio lo fece prosperare. […seguono molti fatti di prosperità conquiste benedizioni..]  16 Ma quando fu divenuto potente, il suo cuore, insuperbitosi, si pervertì, ed egli commise un'infedeltà contro il SIGNORE, il suo Dio, entrando nel tempio del SIGNORE per bruciare dell'incenso sull'altare dei profumi. 17 Ma il sacerdote Azaria entrò dopo di lui con ottanta sacerdoti del SIGNORE, uomini coraggiosi, 18 i quali si opposero al re Uzzia, e gli dissero: «Non spetta a te, Uzzia, di offrire incenso al SIGNORE, ma ai sacerdoti, figli d'Aaronne, che sono consacrati per offrire i profumi! Esci dal santuario, poiché tu hai commesso un'infedeltà! E questo non ti tornerà a gloria davanti a Dio, al SIGNORE». 19 Allora Uzzia, che teneva in mano un turibolo per offrire l'incenso, si adirò. E mentre si adirava contro i sacerdoti, la lebbra gli scoppiò sulla fronte, in presenza dei sacerdoti, nella casa del SIGNORE, presso l'altare dei profumi. 20 Il sommo sacerdote Azaria e tutti gli altri sacerdoti lo guardarono, ed ecco che aveva la lebbra sulla fronte; e lo fecero uscire in fretta, ed egli stesso si affrettò ad andarsene fuori, perché il SIGNORE lo aveva colpito. 21 Il re Uzzia fu lebbroso fino al giorno della sua morte […]

 

Quanti uomini prima di raggiungere il potere sono brave persone e poi dopo cambiano, si esaltano e perdono le misure della giustizia!

Il re Uzzia dopo tanta prosperità e grandezza cominciò a considerare se stesso più di quello che era;  arrivò perfino ad operare nel tempio di Dio al posto dei sacerdoti consacrati.

Avvicinarsi a Dio, al luogo Santo e magari al luogo Santissimo, come abbiamo visto nello studio sul santuario, è un cammino che Dio permette, ma in un determinato modo, attraverso l’osservanza di certe leggi, attraverso una gradualità. Questa successione di fasi di maturità di fede e di consacrazione non è solo una “carriera religiosa” ma è uno svolgimento progressivo di “decontaminazione” da ciò che è terreno a ciò che è “santo”, al fine di poter avvicinarsi a Dio –che è Santo- senza morire. Non è la volontà di un dio capriccioso, ma è veramente per salvaguardare la nostra vita che Egli ci fa avvicinare a Lui un poco alla volta. Se noi ci presentassimo a Dio, al Dio di Mosè, così come siamo, saremmo distrutti per la stessa “sostanza di purezza e potenza” di cui è “composto” Dio. La distruzione dipenderebbe dalle nostre “scorie terrene”; chiamatele come volte, dal nostro peccato, dalla nostra carnalità, ecc.  Resta il fatto che noi siamo un’anima fatta di spirito e di carne e in noi sono presenti delle estraneità che non hanno nulla a che vedere con l’essenza di Dio. Senza una dovuta “purificazione” interiore-esteriore o una preparazione-protezione da parte del Signore, queste parti estranee brucerebbero come neve al sole davanti all’Eterno, e noi bruceremmo con esse, essendo in fondo esse parte di noi finché non siamo consacrati. Quando Uzzia invece di pentirsi si adirò contro i sacerdoti, in lui ebbe il sopravvento questa parte estranea a Dio (la rabbia, la collera, la superbia) e per questo si affrettarono ad uscire perché questo effetto estraneo a Dio (il peccato) avrebbe potuto distruggerlo completamente, perché è impossibile l’esistenza del peccato davanti all’Eterno.

 

La riflessione su questo episodio è importante perché con l’abitudine noi tendiamo sempre ad abbassare Dio in una forma umana, amichevole, considerandoLo quasi un uomo come noi, o peggio come se noi arrivassimo ad essere come Lui.

Invece non deve mancare mai in noi il timor di Dio, un senso di timore reverenziale perché non siamo davanti ad un uomo, ma davanti a Dio!

Lui non ci allontana, anzi desidera essere con l'uomo, ci ha solo spiegato come fare per avvicinarci a Lui. Noi che non sappiamo niente di Lui, se Gli vogliamo credere, dobbiamo sempre ricordare al Sua potenza, la Sua gloria e i Suoi consigli per poterLo conoscere veramente. L'orgoglio, la presunzione, il confidare in se stessi non sono certo il modo che Lui gradisce, infatti dice "Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili" (1Pietro 5:5).

Persino il Sommo sacerdote (prefigurazione del Cristo), che una volta l’anno entrava nel Luogo santissimo (cioè alla presenza viva dell’Eterno), aveva timore di morire; era per questo che gli veniva legata una funicella ai piedi, perché nel caso fosse svenuto per l’emozione nel pronunciare il nome di Dio davanti alla Sua presenza, i sacerdoti fuori dal luogo santissimo avrebbero potuto tirarlo fuori senza entrare al Suo cospetto e rischiare a loro volta di morire. Ricordate Mosè: solo dopo 40 anni di deserto (simbolo di purificazione) fu chiamato davanti al Signore che gli fece togliere le scarpe essendo il luogo dove Lui è, un luogo consacrato.

 

E dunque anche noi scherziamo di meno davanti all’Eterno! Si dicono persino barzellette su di Lui, si disegna in internet come fosse un pupazzo, Dio ci perdoni! Tutto questo è un grave peccato, non vi partecipiamo! Incominciamo a rispettare il Suo nome e a ricordare la Sua potenza da subito, mente, in ginocchio Lo preghiamo per la nostra salvezza e quella dei nostri cari.

 

 

 

Correlazioni

DOSSIER PDF: IL PERCORSO DELL’UOMO NEL SANTUARIO DI MOSÈ COME IL CAMMINO DELLA NOSTRA VITA 

(link conpleto: https://www.ilritorno.it/es/eshtml/dossier/Santuario%20Mos%C3%A8.pdf )

 

 

 

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