Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

PREGHIERA: APPROFONDIMENTO (Livello 5 su 5)

[DAL LIBRO: “PREGHIERA SORGENTE DI PACE” DI JOAO MOHANA ED. QUERINIANA - L'imm. è presa da internet]

 

 

 

 

In questo buon libro, di cui vi proponiamo alcuni passi, la preghiera è intesa come “stato mistico in cui la coscienza rimane assorbita in Dio” (Carrel. E’ bello scoprire che quando preghiamo davvero Dio, non ci sono più differenze denominazionali. La scrittrice è una suora cattolica brasiliana, ma noterete che arriva, come tutti i mistici, subito al cuore, al centro del discorso che è il rapporto anima-Dio. Questo centro è quello di tutti i cristiani indistintamente.  La religiosa lo evidenzia e lo rafforza trovando anche il coraggio di una autocritica dottrinale. RR

 

Freud ha definito l'uomo un animale sublimato. Vietor Franki come un angelo prigioniero. Entrambe le definizioni hanno la loro parte di verità. Sono complementari. L'uomo comune è di fatto angelo e animale. Ogni uomo e ogni donna, ugualmente. Ognuno dei suoi atti denuncia questa struttura bipolare. Anche nella preghiera si rivelano quest'angelo e questo animale coesistenti. Per questo la preghiera richiede studio, attenzione. Se l'uomo fosse unicamente angelo, non sentirei il bisogno di scrivere questo capitolo. Ma non lo è. Dobbiamo allora parlare dei condizionamenti della preghiera: sono un imperativo della realtà animale dell'uomo. Solo ponendo condizioni all'animale, l'angelo può spiccare il suo volo. E quando uno è ben condizionato, l'altro prende quota. Ciò detto, vediamo alcuni condizionamenti che faranno della nostra preghiera una genuina avventura dello spirito umano nel suo incontro con lo Spirito divino.

 

DESIDERARE E VOLERE - Molti pensano che basti aver voglia di pregare perché ciò si realizzi. Niente affatto. La preghiera è un atteggiamento dello spirito. E lo spirito, anche privo di desideri, sa sempre volere. Volere è diverso dal desiderare. Desiderare è un dinamismo della sensibilità. Volere è un dinamismo della realtà angelica, della libera volontà dell'uomo. Ci sono di quelli che non pregano quando non ne hanno voglia. Ebbene: l'ora senza voglia deve essere l'ora della volontà. Voler pregare, oltre che aver voglia. Voler pregare, anche senza averne voglia. Questo il primo condizionamento, quello che lega il nostro intimo. Desiderare di pregare; qualunque persona ne è capace, anche il miscredente. In quel tramonto emozionante si fa sentire quell'aureo desiderio. Ma voler pregare, questo no. Arriva a voler pregare solo chi ha fede, chi crede in Dio, chi sa cosa può far esplodere la preghiera e Dio.

Il volere della fede non coincide poi sempre coi desiderio della carne, col desiderio fatto di stanchezza o di pigrizia! L'atto di volontà della fede proviene da quella certezza ispirataci da colui che ci ha ammonito sulla necessità di pregare per non cadere quando sopraggiunge la tentazione. Voler pregare consiste, dunque, nel pregare anche quando, senza averne voglia, ne abbiamo bisogno. E fede ed esperienza ci dicono che sempre ne abbiamo bisogno. Dobbiamo pertanto pregare sempre, come insegna s.Paolo, ne abbiamo voglia o meno. Per aver pregato solo quando l'hanno desiderato, molti cristiani non hanno più avuto la forza della preghiera quando più ne hanno avuto necessità. E si sono persi. Sarà necessario ancora dire che il primo condizionamento dell'orazione è la fede? Chi trascura di alimentare periodicamente la fede (lettura, riunioni, conversazione, ritiro, ecc.), presto o tardi andrà alla ricerca dell'angelo dentro di sé, senza trovarlo. […]

 

[LA PREGHIERA] SOSTENUTA DALL'AMORE, NON È PESANTE  [I cristiani che hanno acquistato con successo l’abitudine a pregare]  hanno scoperto che ogni mistica presuppone ascesi, autodisciplina, sforzo. Hanno accettato questo dato di fatto. Lo hanno accettato senza difficoltà perché sapevano che mistica significa amore, e chi non ha il coraggio di scomodarsi non si provi neppure ad amare. Chi non ha il coraggio di privarsi di un gelato nemmeno vorrà accorciare il passeggio che sta rubando il tempo dell'incontro fisso con Dio.

La grandezza dell'amore sta anche nei pregare quando non se ne ha voglia, dal momento che non si prega per affare, per interesse personale. Dio vede la nostra volontà, non tanto la nostra voglia. Il volere dipende da noi; non sempre il desiderare.

Quando insisto nel far vedere che la preghiera esige, a volte, sforzo, non intendo con questo insinuare che essa sia un peso. Come potrebbe essere pesante l'incontro con il Padre diletto? Quando la tonnellata di piombo è sostenuta dalle braccia dell'amore, sembra di piuma. […]

Pur non essendo un peso, «sarà molte volte necessario andare alla preghiera come alla croce», per servirci della sperimentata osservazione di René Voillaume. Ma anche in clima di Calvario sarà possibile la pace. E più della pace ancora, sarà realizzabile la liberazione, tale è il potere di redenzione delle preghiere crocifisso. Non sfuggire, dunque, dall'orazione scomoda. Penseremo che fosse sempre facile per Gesù starsene ritto in piedi, o seduto, o in ginocchio, al mattino presto? Sapendo che in quella stessa ora altri se la dormiivano beatamente? Ma egli andava alla preghiera come alla croce. E in essa incontrava il Padre. li Padre e la pace.

La preghiera è una nostra opzione per qualcosa di meglio. Non per qualcosa di più facile.  Per questo colui che è incapace di sforzo, l'indisciplinato, il fiacco non arrivano ad essere veri uomini di preghiera. Presi dentro un eccesso di cinema, di televisione, di sonno, di passatempo estraneo alla preghiera, finiscono per diventare incapaci di sforzo efficace.

Nessuno si immagini che Dio venga a modificare la natura o ad agire nel vuoto. Di tutte le forme di corresponsabilità con cui l'uomo costruisce se stesso, la preghiera è forse la più nobile. Non la più blanda, quindi, né la più appetitosa. Senza sforzo personale, si perdono molte favorevoli occasioni mistiche, perché non arriviamo ad offrire la piattaforma della natura per l'atterraggio della grazia di Dio. Quel grido schietto di André Gide non è solo suo. E’ di chiunque non sappia troncare con tutto quanto impedisce di pregare: «Disgraziato, tu che pretendi sposare dentro di te il cielo e l'inferno. Solo a Dio possiamo darci per intero».

 

STARE ATTENTI CON L'INCONSCIOOggi il Cristo direbbe «Vigilate sul vostro inconscio». Questo nostro inconscio rende astuta la nostra natura concreta. Non è soltanto l'uomo vecchio che vive in noi. In noi vive un vigliacco. Quello stesso che fa un gioco subdolo nella vita sociale, tenta a volte di realizzare la stessa prodezza nella vita mistica.

Lui, l'inconscio, trova sempre modo di confondere l'evidenza, di sviarci dalle necessità reali, di mascherare la verità. E’ dotato di tecniche formidabili per operare questo camuffamento. Utilizza parole difficili, crea sofisticazioni verbali, procura argomenti anestetizzanti. Tutto questo con lo scopo di non cedere nei propri capricci, di prendere pienamente in giro colui che ci conosce meglio di noi stessi.

Per distinguere la, volontà di Dio dalla  «volontà» dell'inconscio la strada più facile è verificare la motivazione della nostra richiesta. Cos'è che ci sta inducendo a chiedere? un reale motivo di amore, o un capriccio di egoismo mascherato? Verifichiamo la partecipazione dell'amore nella richiesta. Potrebbe essere un mero sentimento, svincolato dalla fede. Allora non sarà una voce d'amore che ricerca la voce dell'Amore divino. Per garantire la qualità del sentimento che ci porta a chiedere, possiamo metterlo a confronto dei comandamenti di Dio.

Anche se chi ama veramente è libero dagli spazi recintati della legge, non è però privo di un criterio di quotazione che è la Legge stessa.

Analizzare il sentimento che ci fa chiedere qualcosa alla luce dei comandamenti di Dio (vuoi i comandamenti dell'Antico Testamento o decalogo, vuoi i «comandamenti» del Nuovo Testamento, o discorso della montagna).

Dio non ci ha proposto questo ideale di vita, senza un obiettivo. Quando Egli «incentrò» tutta questa generosa visione antropologica in quello che egli chiamò il «nuovo comandamento», fu per aiutarci a scoprire nella pratica la sua volontà. Dio ci ha dato dei comandamenti che esprimono precisamente la volontà divina nelle diverse circostanze della vita. […]

Basta una riflessione reale e il risultato non tarderà a venire. Allora avremo smascherato l’inconscio. Potremo parlare con tranquillità, la nostra preghiera entrerà nel solco della volontà di Dio.

 

IL CONDIZIONAMENTO VERBALIZZATO - […] Evitate di essere come un disco. Moltiplicare le parole è lo stesso che prendere Dio per ignorante (Cfr. Mt. 6,7). […]

In una certa occasione ho visitato un catechismo parrocchiale  e ho chiesto ai bambini: «Chi di voi sa pregare?» Molti alzarono il braccio. «Che preghiere dite?» Incominciò quella gazzarra di frasi imparate a memoria: […] Essi continuavano ed io pensavo tra me e me: brutto inizio... brutto inizio... E’ stato questo il disastro della pedagogia cristiana della preghiera, specialmente di quella cattolica. Associare negli animi orazione e formula. Risultato: si recita la formula ma non avviene l'incontro. 0, per lo meno, non avviene come potrebbe avvenire. Non è superato il clima di freddezza, di routine, di meccanicità. […]

 

UN MISTICO TRAN-TRAN - Tutto nell'uomo può diventare routine. Le più alte attività possono scadere al rango di automatismi vuoti, possono ridursi ad atti puramente animali, a riflessi biologici spersonalizzati. La stessa preghiera può degenerare, prostituirsi al punto da non essere altro che un banale tran-tran. La routine mistica costituisce il problema di due classi di persone:

Primo. Di quelle che han sempre recitato preghiere. Di quelle che hanno la preghiera come impegno, missione, professione. Tali persone siamo noi, pretí e suore. La routine sembra costituire il problema di un 60% delle persone consacrate. Fino alla vecchiaia diventiamo, se non mi sbaglio, dei consacrati alla preghiera, dei recitatori ben poco oranti

L'altra classe di mistici abitudinari sembra essere formata da coloro che han detto preghiere fin da bambini e non han mai perso l'abitudine di dir preghiere. In entrambi i   gruppi si è installato questo tipo di riflesso condizionato. Ad    ore determinate, in giorni fissi, scatenano il processo... E il cagnolino addestrato giunge le mani... Ma il cuore... dove se ne va mai a finire questo cuore senza slancio, mio Dio? S'è abituato a recitare preghiere, così come s'è abituato a fare i propri bisogni. Non pensa molto a questo problema. La preghiera s'è trasformata in rituale meccanico, sprovvisto di anima. Una delle peggiori malattie che possano intaccare la vita di preghiera. La routine può essere considerata il morbo endemico della vita mistica. Non uccide -qualche rara volta, forse sì - ma neppure lascia fiorire, fruttificare. Verrebbe la voglia di sapere cos'è che l'uomo avvezzo a pregare ha fatto in tutto quel tempo, dal momento che nessuno scorge i risultati. La routine è terribile perché rende vana la preghiera prima, durante e dopo, instaurando un cronico immobilismo spirituale.

Ho osservato che esiste una terza causa che provoca la routine della preghiera. Quello che chiamerei il contagocce mistico. Quella preghiera a gocce, a sonetti, a frammenti, che non si decide a uscir fuori tutta insieme, che rimane dipendente da un rubinetto spirituale che apriamo di tanto in tanto per lasciar scorrere quei gesti, quelle parole... Anticamente il contagocce mistico era frequente nelle case di formazione religiosa, nei seminari, nei noviziati. Oggi è riscontrabile in certe persone dette «pie». Recitano preghiere ad ogni passo, durante la giornata, di ora in ora, al mattino, al pomeriggio, alla sera, prima di colazione, dopo colazione, prima di pranzo, dopo il pranzo, prima dei té, dopo il té, prima di cena, dopo la cena, prima; dopo...

Amici, conoscendo la teologia della preghiera e la psicologia dell'uomo che prega, ci accorgiamo come ciò sia antipedagogico. E’ praticamente impossibile alla natura umana della maggior parte delle persone concentrarsi ad ogni momento e mantenersi in comunicazione cosciente con l'Invisibile. Soprattutto quando tentiamo in pubblico tale comunicazione (per esempio, in giorni di ritiro spirituale), la maggior parte delle persone perde il più delle pretese occasioni.

Noi cattolici abbiamo commesso, anche troppo, questo errore nel corso della storia. Sia sacerdoti che laici, quasi tutti preghiamo male. Quasi tutti recitiamo preghiere. E, in gran parte, la colpa ricade sulla pratica della preghiera spicciola, che finisce coll'essere fiatus vocis, un semplice soffio di voce, una mera abitudine, una pura routine sprovvista di significato, noiosa, faticosa, nauseante, sterile. Va così spegnendosi tutto il nostro entusiasmo per la preghiera. La soluzione di questo problema è ben visibile. Farla finita col contagocce mistico per instaurare il regime di uno o due momenti forti di preghiera, al giorno. Una mezz'oretta, diciamo. 0 quindici minuti. Allora, sì, potremo immergerci con serietà, nelle profondità dei nostro essere per ritrovarvi Dio. Disporre ogni giorno di questo momento forte (o di due, a seconda delle possibilità), tempo giusto, previsto, intoccabile, in cui non siamo disponibili per nessun altro tranne che per colui che ci abiliterà alla disponibilità agli altri. Non prenderemo nessun impegno per quest'ora sacra (consacrata). Nessun impegno, nessun incarico, nessun altro programma. Nessun riposo, che non sia il riposo con Dio. Nessuna -visita, tranne la visita del Signore.”

 

Vorremmo sottolineare quanto appena esposto dalla mistica cattolica, su cui siamo perfettamente d’accordo: “immergerci con serietà nelle profondità del nostro essere per ritrovarvi Dio”, uno o due momenti forti al giorno in cui null’altro deve esserci. E’ uno spazio consacrato, offerto a Dio. Le offerte è importante che siano “senza difetto” come ampiamente spiegato nelle Scritture. Lo Spirito di Dio entra nel Suo tempio; dunque in questi momenti spegniamo radio Tv telefonini, dimentichiamo il mondo e lasciamoci avvolgere dall’amore di Dio solo. RR

 

 

 

 

Correlazioni:

MEDITAZIONE E PREGHIERA CRISTIANA - "Psicoflash" della psicologa  G. Ciampi

LA PREGHIERA - fonti: “L’uomo alla ricerca di Dio -Abraham Joshua Heschel” Qarev

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