Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

RASSEGNAZIONE E SPERANZA PER I CREDENTI CHE VIVONO SULLA TERRA LONTANO DALLA PATRIA CELESTE – Un parallelo con l’esilio babilonesedi Renzo Ronca – 10-11-14-h.16,30-(Livello 2 su 5)

 

 

 

 

La Bibbia nel parlare di un popolo, parla anche di tutti i popoli, se questi confluiscono nello stesso Dio.

I giudei furono esuli, stranieri e pellegrini sulla terra (1 Cron 29:15; Ebr 11:13; 1 Pt 2:11); ma anche tutti noi credenti siamo stranieri e pellegrini in transito sulla terra, lontani dalla nostra patria celeste (2 Cor 5:2).

 

La nostra vera “terra promessa” inizia dal rapimento dei credenti, quando andremo con Gesù nella casa del Padre, nella dimora che Lui ha preparato per noi (Giov 14:3); poi torneremo con Lui per il governo del millennio e alla fine dei tempi, quando Satana sarà distrutto per sempre, Dio stesso verrà ad abitare sulla terra, come un nuovo Eden.

 

Il problema attuale per noi è che dopo alcuni millenni non ce la facciamo più e ci abbandoniamo alla rassegnazione.

 

Il periodo storico che viviamo adesso in misura globale è simile per certi versi al periodo in cui i Giudei erano stati deportati dal re di Babilonia nei suoi territori, lontano dalla loro patria.

 

Il vedere che avevano perso tutto, portò ai Giudei intensa nostalgia, dolore, rassegnazione, disfattismo.

 

Passando nei paesi vicini al mio vedo sempre più cartelli di case in vendita. La gente impoverita dalle ingiustizie e senza futuro vende tutto, non crede più in niente.

Anche allora si vendevano le case, la svalutazione era a massimo. Il popolo di Dio si era arreso non aveva più alcuna prospettiva, pensava di essere abbandonato.

Ma Dio non si era dimenticato di loro e fa sentire la Sua voce tramite Geremia ed Ezechiele: una voce che andava contro l’apparenza, che parlava di vita in un ambiente di morte.

Geremia va controcorrente, fa un gesto contro la decadenza dell’inflazione che spingeva tutti a vendere: compra un campo e fa il contratto pubblicamente davanti al notaio. Il gesto del profeta, simbolico, parlava non di rassegnazione ma di speranza (Ger 32:15;43-44). Dio voleva combattere la rassegnazione con la speranza.

Ezechiele ebbe la visione delle ossa secche senza vita che invece si rianimarono tornando in vita (Ezech 37). Dio combatteva il senso di morte con la resurrezione.

 

Anche per noi oggi il diffuso senso di sfiducia ed abbandono, la malinconia, il disfattismo, la rassegnazione ad un destino “ineluttabile” vale lo stesso messaggio: Coraggio! Se siamo lontani da Dio, causa di tutti i nostri mali presenti, non lo saremo ancora per il futuro! Anzi il nostro futuro sarà pieno della Sua Vita che si riverserà nella nostra vita rianimata dalla speranza. Il Signore torna! Facciamo trovare con le lanterne della fede accese, non addormentati nella tristezza.

 

[Fonte: Qualche riferimento è tratto da "La speranza nella Bibbia" - http://www.finesettimana.org/pmwiki/?n=Db.Sintesi?num=5 ]

 

 

 

 

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