Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

PER SERVIRE DIO BASTANO LE BUONE INTENZIONI?

Partendo dal caso di Uzza -che morì per aver toccato l’arca- proviamo a riflettere su quello che potrebbe sembrare “severità” di Dio e quello che potrebbe essere invece superficialità da parte nostra nel servirLo.  - di Renzo Ronca - 23-8-14-h.13,30 -  (Livello 4 su 5)

 

 

 

 

2Samuele 6:1-11

1 Davide riunì di nuovo tutti gli uomini scelti d'Israele, in numero di trentamila. 2 Poi si alzò, e con tutto il popolo che era con lui partì da Baalè di Giuda per trasportare di là l'arca di Dio, sulla quale è invocato il Nome, il nome del SIGNORE degli eserciti, che siede sopra essa tra i cherubini. 3 Misero l'arca di Dio sopra un carro nuovo e la portarono via dalla casa di Abinadab, che era sul colle; Uzza e Aio, figli di Abinadab, conducevano il carro nuovo 4 con l'arca di Dio, e Aio precedeva l'arca. 5 Davide e tutta la casa d'Israele suonavano davanti al SIGNORE ogni sorta di strumenti di legno di cipresso, e cetre, saltèri, timpani, sistri e cembali. 6 Quando giunsero all'aia di Nacon, Uzza stese la mano verso l'arca di Dio per reggerla, perché i buoi la facevano inclinare. 7 L'ira del SIGNORE si accese contro Uzza; Dio lo colpì lì per la sua empietà ed egli morì in quel luogo vicino all'arca di Dio. 8 Davide si rattristò perché il SIGNORE aveva fatto una breccia nel popolo, colpendo Uzza; quel luogo è stato chiamato fino ad oggi Perez-Uzza. 9 Davide, in quel giorno, ebbe paura del SIGNORE, e disse: «Come potrebbe venire da me l'arca del SIGNORE?» 10 Davide non volle prendere l'arca del SIGNORE presso di sé nella città di Davide, ma la fece portare in casa di Obed-Edom a Gat. 11 L'arca del SIGNORE rimase tre mesi in casa di Obed-Edom a Gat, e il SIGNORE benedisse Obed-Edom e tutta la sua casa.

 

Come abbiamo visto in studi precedenti (1) l’arca era un mobile di legno chiuso da un coperchio, tutto rivestito d’oro, in cui erano contenute le tavole della legge, ovvero il patto di Dio con l’uomo (e conseguentemente dell’uomo con Dio; ricordiamoci sempre che il patto è tra due parti).

Sull’arca, collocata nel Luogo Santissimo  si manifestava la potente presenza di Dio.

L’Eterno aveva dato un modello preciso per la costruzione e l’uso dell’arca e di tutti gli arredi e del santuario mobile, che costituivano il cuore dell’accampamento degli israeliti quando questi si spostavano nel deserto verso la terra promessa.

 

In un primo momento Davide non tenne conto della modalità richiesta per il trasporto dell’arca e lo fece in un modo che a lui –secondo il suo buon senso- sembrò più opportuno:  la fece portare sopra un carro (1 Cron 13:7) con dei cantori davanti. In fondo già c’era stato un modo simile in precedenza, quando i Filistei la restituirono per timore trasportandola dal loro territorio (1 Samuele 6:7).

Nell’intenzione del re Davide e di tutto il popolo doveva essere un giorno di grande festa, purtroppo però il trasporto non fu eseguito come doveva essere eseguito. Uzza ad esempio che guidava il carro, vedendo che per il terreno sconnesso l’arca appoggiata si inclinava e rischiava di cadere, la sostenne con una mano; questo contatto gli procurò la morte.

Ci potrà sembrare eccessiva questa “punizione” di Uzza, ma per capire i significati in profondità occorre informarsi e riflettere:

 

“Uzza e Aio, figli di Abinadab, conducevano il carro nuovo con l'arca di Dio, e Aio precedeva l'arca” (2Samuele 6:3-4); Questi uomini da come si evince dalle Scritture, erano Leviti, cioè persone scelte da Dio proprio per curare le cose di Dio (non solo, ma  Abinadab era uno dei capi delle famiglia patriarcali dei Leviti -1 Cron 15:9-10- preposto proprio al trasporto dell’arca e data la sua posizione di responsabilità avrebbe dovuto conoscere le leggi che regolavano gli arredi del santuario e indicarle ai suoi figli). Questi ed altri leviti dunque, insieme ad altri sacerdoti consigliarono male Davide.

 

Quante volte chiediamo consigli a persone di chiesa che dovrebbero insegnare la Scrittura e il Vangelo e ci fidiamo senza controllare se quanto dicono è in linea con la Bibbia!

 

Lo stesso Davide comunque aveva le sue responsabilità, infatti come re di Israele era tenuto a copiare le leggi e ad impararle:

“E quando si insedierà sul suo trono reale, scriverà per suo uso, in un libro, una copia di questa legge secondo l'esemplare dei sacerdoti levitici.”  (Deuteronomio 17:18)

 

Il re Davide, i sacerdoti, i Leviti… Non stiamo parlando di persone comuni ma di uomini particolarmente importanti, scelti e preposti a ruoli significativi non solo per i Giudei ma anche per quelli venuti dopo, cioè per tutti noi.

Dio aveva affidato loro qualcosa di Sé, da tramandare da trasmettere.

Possiamo dire che aveva dato molto a quegli uomini scelti:

“…a chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà” (Luca 12:48)

 

 Certi uomini per il ruolo che rivestono, che lo vogliano o no, costituiscono per la gente come un riferimento.

 

«L’arca del patto era un importante arredo nel Tabernacolo, essa rappresentava la presenza di Dio e l’immensità della Sua grazia verso il popolo […] Davide desiderava trasportarla a Gerusalemme, ma per il suo trasporto, purtroppo, agì senza considerare il modo voluto da Dio. Questa scelta fu fatale. Davide nel trasportare l’arca, usando il metodo dei Filistei (1 Samuele 6:7) e non quello insegnato dalla Legge, creò i presupposti per un fallimento. I leviti non consigliarono correttamente Davide, lo stesso Uzza, il quale perse la sua vita, proveniva da una famiglia che aveva il compito di trasportare l’arca. Un momento di festa si trasformò in un’occasione di tristezza e grande timore. Questa esecuzione avviene dinnanzi a tutti perché nessuno dimentichi che il Dio d’Israele va cercato secondo le Sue regole. Non è mai una valida giustificazione fare una cosa solo perché altri l’hanno fatto. Non è sufficiente creare un’atmosfera festosa, la vera benedizione divina si realizza nell’ubbidienza.» (2)

 

«Anche se Uzza agì per buoni motivi e il suo desiderio era di fare qualcosa di buono (proteggere l'arca), lo fece in modo sbagliato. L'arca rappresentava la dimora di Dio in mezzo al popolo israelita, e in quanto un oggetto santo non poteva essere contaminato da oggetti impuri, senza i riti di purificazione dati da Dio a Mosè. Toccare l'arca era quindi disprezzare la santità di Dio, e quindi un atto empio che il Dio santo e perfetto non può sopportare. È anche una lezione per noi, che buone intenzioni non bastano se non ci avviciniamo a Dio nel modo che lui ha stabilito.» (3)

 

Un qualcosa di simile accadde quando alcuni uomini per curiosità guardarono dentro l’arca: Il SIGNORE colpì gli abitanti di Bet-Semes, perché avevano guardato dentro l'arca del SIGNORE; colpì settanta uomini fra i cinquantamila del popolo. Il popolo fece cordoglio, perché il SIGNORE l'aveva colpito con un grande flagello” (1Samuele 6:19)

 

«Per noi l'atto di guardare dentro una scatola può sembrare banale, non grave, ma solo se non consideriamo la perfetta santità e supremazia di Dio. L'arca del patto era un simbolo della presenza di Dio fra il suo popolo, e doveva essere trattata con il massimo onore e rispetto. Aprirla per vedere quello che era dentro era come trattarla come un oggetto di curiosità e qualcosa di interessante, non invece come il Signore Onnipotente di tutto l'universo. Così era l'atto più empio possibile, e meritava la punizione più severa che ci fosse. Dovrebbe farci riflettere su come noi consideriamo Dio e su come lo trattiamo nella nostra vita - e sul valore immenso del sacrificio di Gesù che è morto invece di noi per le nostre leggerezze simili.» (4)

 

Anche la “punizione” di Mosè (e di Aronne) di non poter entrare nella terra promessa per aver percosso la pietra nel deserto invece di averle “parlato” potrà sembrarci esagerata (Num. 20:7-13); tuttavia se consideriamo che la pietra raffigurava il Cristo possiamo capire meglio l’importanza del simbolo.

Lo stesso Mosè infatti non era uno qualunque, ma egli “parlava faccia a faccia con Dio” (5) ed era la figura che anticipava e simboleggiava Gesù Salvatore e Liberatore .

 

Il concetto di “santificazione” è collegato a quello di “sacrificio” (offerta sacra a Dio del nostro cuore purificato) e come lo studio del Santuario insegna (1),  senza questi passaggi non è possibile accedere a Dio, o per meglio dire non è possibile che Dio possa arrivare a noi.

Attenzione! Non è che Dio non possa avvicinarci perché è limitato, è esattamente il contrario: se noi, nella nostra impurità, ci avviciniamo a Dio così come siamo, è l’impurità stessa (cioè il peccato), che non potendo sussistere davanti alla potente purezza di Dio, verrebbe distrutta. E noi saremmo distrutti con l’impurità che ci rappresenta.

 

Quando Uzza toccò l’arca senza essersi purificato, essendo l’arca come “l’involucro” della presenza di Dio stesso, è come se Uzza, nel proprio peccato, avesse toccato Dio.

Allora non è che un dio cattivo decise di fargliela pagare per “lesa maestà”, ma è l’impurità di Uzza che “toccando Dio” fu la causa della sua morte; infatti davanti a Dio così potente e perfetto, come può “restare in vita” il peccato?  Nessuno può essere accolto da Dio senza pentimento e purificazione del cuore.

 

Tutte le raccomandazioni di Dio per noi, espresse in modo ancora rude nell’AT oppure in modo più amorevole nel NT, hanno sempre lo stesso significato: Dio ci chiama a ritornare a Lui nella Sua casa ed è disposto ad avvicinarsi a noi il più possibile, ma per fare questo, che è somma felicità e realizzazione di ogni nostra aspirazione, occorre che noi ci “decontaminiamo” da tutto ciò che è estraneo a Dio.

 

A maggior ragione, come abbiamo detto prima  sono tenuti a farlo quelli che Dio chiama in modo particolare a responsabilità particolari: “…a chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà” (Luca 12:48)

 

Dopo la morte di Uzza, Davide ebbe paura e fermò il trasporto dell’arca. Solo dopo tre mesi, con maggiore responsabilità ed osservanza alle indicazioni dell’Eterno, riprese il trasporto (2 Samuele 6:12-15; 1 Cronache 15..)

 

«Dopo tre mesi di tempo Davide decide nuovamente di trasportare l’arca di Dio ma questa volta secondo gli ordini divini dati a Mosé (1 Cronache 15:1-2; 11-15). Questo episodio sottolinea che anche le migliori intenzioni per servire il Signore non possono sostituire l’ubbidienza. Il verso 13 (“Quando quelli che portavano l'arca del SIGNORE ebbero fatto sei passi, egli immolò un bue e un vitello grasso”) ci offre una riflessione importante; oltre alla musica e al canto in questo “secondo trasporto” Davide introduce l’elemento dei sacrifici. Non c’è vera adorazione senza la figura della croce di Cristo, Dio accetta la nostra adorazione solo grazie al sangue di Gesù.» (2)

 

Rileggiamo adesso la Scrittura che riferisce del giusto modo di trasportare l’arca, cioè  “la presenza di Dio”: 1Cronache 15: 1-28

“1 Davide si costruì delle case nella città di Davide; preparò un luogo per l'arca di Dio e innalzò una tenda per essa. 2 Allora Davide disse: «Nessuno deve portare l'arca di Dio tranne i Leviti; perché il SIGNORE ha scelto loro per portare l'arca di Dio, e per essere suoi ministri per sempre». 3 E Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme per trasportare l'arca del SIGNORE al luogo che egli le aveva preparato. 4 Davide radunò pure i figli di Aaronne e i Leviti: 5 dei figli di Cheat, Uriel, il capo, e i suoi fratelli: centoventi; 6 dei figli di Merari, Asaia, il capo, e i suoi fratelli: duecentoventi; 7 dei figli di Ghersom, Ioel, il capo, e i suoi fratelli: centotrenta; 8 dei figli di Elisafan, Semaia, il capo, e i suoi fratelli: duecento; 9 dei figli di Ebron, Eliel, il capo, e i suoi fratelli: ottanta; 10 dei figli di Uzziel, Amminadab, il capo, e i suoi fratelli: centododici. 11 Poi Davide chiamò i sacerdoti Sadoc e Abiatar, e i Leviti Uriel, Asaia, Ioel, Semaia, Eliel e Amminadab, 12 e disse loro: «Voi siete i capi delle case patriarcali dei Leviti; santificatevi, voi e i vostri fratelli, affinché possiate trasportare l'arca del SIGNORE, del Dio d'Israele, nel luogo che io le ho preparato. 13 Siccome voi non c'eravate la prima volta, il SIGNORE, il nostro Dio, fece piombare un castigo fra noi, perché non lo cercammo secondo le regole stabilite». 14 I sacerdoti e i Leviti dunque si santificarono per trasportare l'arca del SIGNORE, del Dio d'Israele. 15 I figli dei Leviti portarono l'arca di Dio sulle loro spalle, per mezzo di stanghe, come Mosè aveva ordinato, secondo la parola del SIGNORE. 16 Davide ordinò ai capi dei Leviti che chiamassero i loro fratelli cantori a prestare servizio con i loro strumenti musicali, saltèri, cetre e cembali, da cui trarre suoni vigorosi, per cantare in segno di gioia. […] 25 Davide, gli anziani d'Israele e i capi di migliaia si misero in cammino per trasportare l'arca del patto del SIGNORE dalla casa di Obed-Edom, con gioia. 26 E poiché Dio prestò assistenza ai Leviti che portavano l'arca del patto del SIGNORE, fu offerto un sacrificio di sette tori e di sette montoni. 27 Davide indossava un mantello di lino fino, come anche tutti i Leviti che portavano l'arca, i cantori, e Chenania, che dirigeva la musica fra i cantori; e Davide aveva sul mantello un efod di lino. 28 Così tutto Israele portò l'arca del patto del SIGNORE con grida di gioia, a suon di corni, di trombe, di cembali, di saltèri e d'arpe.”

 

In conclusione vediamo di trarre da tutto questo una indicazione per noi adesso:

 

Ciascuno di noi credenti ha un ruolo davanti al Signore e cercare la “santificazione” compete a tutti; per di più tra noi vi sono anche dei responsabili di famiglie, di gruppi di fedeli, di comunità, di chiese… a cui è affidata una maggiore attenzione:

 

 Voi siete i capi delle case patriarcali dei Leviti; santificatevi, voi e i vostri fratelli, affinché possiate trasportare l'arca del SIGNORE, del Dio d'Israele, nel luogo che io le ho preparato. (v12)

 

“Santificarci” significa non fare le cose solo perché le fanno gli altri, non seguire la modalità conformista o tradizionale, ma lasciarci appartare nei pensieri e nei comportamenti dallo Spirito di Dio che ci guida e ci ricorda che l’Eterno è sempre lo stesso ieri ed oggi.

Se nell’arca per essere trasportata da uomini scelti c’erano delle stanghe d’oro che dovevano passare per degli anelli un motivo c’era, anzi più d’uno.

 

Dio in Cristo consegna se stesso nelle mani degli uomini e quelli purificati lo trasportano, come l’asinello su cui non era montato nessuno portò Gesù a Gerusalemme. Il Signore ci dice anche “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero» (Matteo 11:29)

 

Se Egli ci corregge e ci consiglia lo fa sempre per il nostro bene, affinché possiamo accoglierlo nel nostro cuore “santificato”, cioè pulito; cuore che diviene “tempio” di Dio stesso, proprio come lo era l’arca nell’AT.

Infatti come Davide trasportò l’arca, noi “trasportiamo” lo Spirito di Dio nel nostro cuore, e dobbiamo esserne consapevoli nei pensieri e nel comportamento.

 

 

 

 

 

NOTE

(1)Per chi desidera approfondire lo studio sul Santuario, può essere utile il ns dossier in PDF di 64 pag: IL PERCORSO DELL’UOMO NEL SANTUARIO DI MOSÈ COME IL CAMMINO DELLA NOSTRA VITA  (link completo: https://www.ilritorno.it/es/eshtml/dossier/Santuario%20Mos%C3%A8.pdf)

(2) Tratto da: www.tuttolevangelo.com/langolo_del_pastore/davide-ubbidire_al_signore.php

(3) Tratto da http://www.laparola.net/brani/brani.php?r=2Samuele%206:6-7

(4) Tratto da http://www.laparola.net/brani/brani.php?r=1Samuele%206:19-20

(5) “Non c'è mai più stato in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale il SIGNORE abbia trattato faccia a faccia” (Deuteronomio 34:10)

 

 

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