COSA POTREMMO FARE PER CORREGGERE GLI ERRORI?

 

-TRATTO DA "MOTIVI DEL FALLIMENTO DELLA MAGGIOR PARTE DEI MOVIMENTI CRISTIANI DI RISVEGLIO - NUOVI MOVIMENTI SENZA APPARTENENZA "  -  di Renzo Ronca – (21-3-14)- 1-1-21

 

 

 

(segue)

Facciamo l’esempio dei governi delle nazioni: non so se ci avete mai fatto caso, ma i motivi per cui una nazione si trova in crisi sono sempre noti a tutti, gente e governanti: debito pubblico, povertà, mancanza di lavoro, corruzione, ingiustizie, cattiva gestione dei soldi delle tasse, ecc. Non ci vogliono grandi esperti, questo lo sappiamo tutti. Siccome si va sempre peggio eleggiamo spesso dei governi nuovi. Questi che fanno? Quando prendono il potere ed i microfoni, dopo attente e costose analisi di esperti, ci dicono che i problemi del nostro paese sono: debito pubblico, povertà, mancanza di lavoro, corruzione, ingiustizie, cattiva gestione dei soldi delle tasse, ecc. Ma noi questo non lo sapevamo già? Chi governa non deve fare l’analisi di ciò che non va e non deve nemmeno dire “ci vorrebbe questo e ci vorrebbe quello” chi governa deve governare e risolvere. Se non sai risolvere che ci stai a fare al governo?  

 

Già, che ci sta a fare.. è una domanda che sembra retorica, invece ha la sua profondità. Chi arriva ad avere potere spesso non se ne va più perché il potere lo avvolge e lo possiede.

Il potere è come un droga che ti fa sentire come un dio sulla terra; ti fa sentire onorato amato rispettato temuto… E il popolo? Il popolo te lo scordi preso come sei da affari così “elevati ed importanti”. Sembra assurdo ma è così. Nel nostro paese non si riesce a far diminuire i benefici economici dei politici cento volte superiori a quelli della gente comune, e nemmeno le auto blu. Evidentemente ciò che spinge i politici non è il servire la popolazione ed il paese, ma l’ambizione personale.

 

Ora passiamo alle chiese.

Pensate che sia tanto diverso? I vertici delle chiese più grandi non stano più a contatto con le persone ma si occupano di interessi “elevati”. Molte chiese cristiane moderne predicano (a noi) che la “legge mosaica” è superata poi però sono le prime ad obbligare (per loro) la decima! Vi ricordo che la decima applicata da molti “movimenti di risveglio” non è poca cosa, ma è letteralmente la decima parte di tutto il tuo guadagno. Soldi che non sai mai come vengono usati; forse non per cose molto “elevate”.

 

Il parallelo chiese-politica può continuare con gli scontri tra partito e partito: tutti sono contro tutti. Alleanze impossibili. O per meglio dire, se li senti parlare sono tutti propensi “all’apertura e alla collaborazione” ma nella pratica poi l’eventuale collaborazione dipende solo da quanto quel partito ci guadagna o ci va a perdere.

 

Le chiese parlano di ecumenismo ma nessuna chiesa vuole perdere la propria identità.

La propria identità... pensate a questa parola, “identità”.  Dice il Signore: “se qualcuno mi vuole seguire rinneghi se stesso” (Matt 16:24). Ma noi manteniamo la nostra identità. Che direbbe un pastore ad un cristiano che non volesse abbandonare il proprio “io”? Se uno volesse seguire Gesù ma volesse allo stesso tempo mantenere il proprio egoismo non sarebbe rimproverato? Due sono le cose: o segui l’una o segui l’altra, non si possono seguire tutte e due (Matt 6:24). Le chiese che parlano di ecumenismo, spesso mantengono la loro identità e questa identità, troppe volte  è sinonimo di “egoismo”. In un matrimonio se marito e moglie non si sanno mettere in discussione, come potranno crescere e vivere bene insieme? Per mettersi in discussione uno deve saper rinunciare al proprio egoismo ai propri comodi, deve essere in grado di annullare la parola “io” e cominciare a ragionare con la parola “noi”. Le chiese che non vogliono perdere la loro identità hanno spesso una fede debole verso lo Spirito di Dio che le dovrebbe guidare; hanno spostato la fede dallo Spirito Santo alla fede in se stesse, alle proprie forze, al loro efficientismo organizzativo e dottrinale; spesso sono ipocrite, chiuse, settarie, egoiste, retrograde e legate a regole divenute come dogmi.

 

La prima cosa da fare per le chiese sarebbe dunque perdere la propria individualità, abbandonare il “denominazionalismo”, ovvero abbandonare le differenze date delle denominazioni. Di che abbiamo paura? Se siamo in linea con lo Spirito Santo non abbiamo nulla da perdere perché ci ritroveremo di più e meglio di prima; se abbiamo commesso qualche errore allora è un bene essere corretti, va sempre a nostro vantaggio.

Ci sono dei pastori illuminati che sentono questa spinta veramente rinnovatrice dello Spirito Santo e magari provano a collaborare con altre chiese cristiane… a volte fanno persino spazio sui pulpiti ad altri predicatori… però poi appena sorge una piccola, una piccolissima differenza con le loro tradizioni e dottrine, ecco che subito (per paura o forzati dalla gerarchia) si chiudono e fanno muro ad ogni innovazione; hanno paura di perdere la loro “identità”.

 

Conclusione: le chiese avrebbero una via d’uscita, che è quella di guardare meno a se stesse e di più al cristianesimo che ha un solo capo, cioè lo Spirito di Dio, ma non ci riescono fintanto che rimangono “chiesa di Tizio” contro “chiesa di Caio”. Dunque la correzione degli eventuali errori non può partire dalle chiese organizzate.

 

Allora come potremmo fare?

 

E’ molto semplice: c’è bisogno di una nuovo rinnovamento? Allora si faccia! Anche al di fuori delle chiese tradizionali!  Non importa da dove arrivano i cristiani, da quale denominazione, ma si formi una nuova coscienza di fede che abbia poche e semplici regole e si vada avanti tracciando una nuova strada.

Vedremo la volta prossima come questo nuovo risveglio nello Spirito Santo non solo sia possibile ma sia già sia in atto, senza troppo clamore, in migliaia di credenti.

(continua)

 

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